I dati dell’indagine L’abitare, la casa, il co-housing, l’opinione degli italiani 55+, condotta da Format Research per 50&Più
Negli ultimi anni, il tema dell’abitare collaborativo è entrato anche nel dibattito italiano, spinto dai profondi cambiamenti demografici e sociali che stanno ridisegnando i bisogni abitativi della popolazione. Sempre più persone over 55 si trovano a riflettere su come vivere la propria autonomia senza rinunciare al senso di comunità. È in questo scenario che il cohousing – abitare insieme mantenendo spazi privati ma condividendo aree e servizi comuni – comincia a farsi strada come possibile risposta. Una recente indagine condotta da Format Research in collaborazione con 50&Più su un campione statisticamente rappresentativo di 1.000 cittadini italiani over 55, (400 su base nazionale e 600 distribuiti tra Milano, Trento, Bologna, Roma, Napoli e Bari), ha esplorato il livello di conoscenza, le percezioni e le propensioni degli over 55 verso il cohousing.
Conoscenza e curiosità
Il primo dato che emerge è che il cohousing è ancora poco conosciuto: solo uno su quattro sa di cosa si tratta, e in modo spesso superficiale. Le principali fonti di informazione sono i media tradizionali (41,3%), i social network (25,4%) e i siti internet (25%), mentre associazioni e reti territoriali – che altrove hanno avuto un ruolo importante nella diffusione del cohousing – risultano ancora marginali. Sommando però chi lo conosce e chi, dopo una breve spiegazione (la cosiddetta “conoscenza sollecitata”), ricorda di averne sentito parlare, si arriva a oltre un terzo degli intervistati (36,6%). L’interesse potenziale è elevato: quasi la metà degli intervistati (46%), pur non avendo familiarità con il tema, vorrebbe saperne di più.
Vivere insieme, ma non troppo
Quasi quattro persone su dieci (39,7%) mostrano apertura verso forme abitative condivise come il cohousing, dichiarando di essere propense a partecipare all’eventuale sviluppo di progetti di cohousing. Si tratta di una percentuale significativa, che indica una curiosità crescente per modelli di vita più collaborativi e sostenibili. In cima ai benefici dell’abitare in una comunità condivisa troviamo il desiderio di vivere in un contesto economicamente solidale (57,4%), la possibilità di socializzare (45,4%) e di ridurre l’isolamento (42,6%). Nel complesso, il messaggio che arriva è positivo: il cohousing non è più percepito come un’idea di nicchia, ma come una possibile risposta concreta ai bisogni di socialità, autonomia e sostenibilità.
Quando si chiede se sceglierebbe di vivere in cohousing, una persona su due risponde positivamente, ma solo l’8% lo farebbe senza condizioni. La maggioranza, infatti, accetterebbe “a certe condizioni”: la privacy e l’autonomia sono al primo posto (67,7%), seguite dal costo accessibile e da spazi comuni ben progettati. Questi dati raccontano una tensione tipicamente italiana tra desiderio di socialità e bisogno di indipendenza: il cohousing attrae, ma deve rassicurare sul fatto che “vivere insieme” non significa rinunciare alla propria libertà.
Dove e con chi
La piccola città è il contesto preferito (54,8%), seguita da zone rurali e periferie. Ci sono però differenze territoriali significative: a Roma si preferirebbe la piccola città (56,3%), a Napoli prevale il fascino della grande città (53,1%), mentre a Trento spicca l’interesse per i contesti rurali (36,4%). Se l’età dei potenziali conviventi sembra non essere un elemento discriminante – il 42,7% afferma di non avere nessuna preferenza -, la dimensione relazionale appare, invece, cruciale: due terzi preferirebbero condividere la propria esperienza con persone già conosciute, a conferma del bisogno di fiducia e familiarità nelle scelte abitative. Molti apprezzerebbero la possibilità di sperimentare forme di cohousing temporaneo (54,8%), per “provare” prima di scegliere: un approccio pragmatico e prudente che segnala apertura, ma anche cautela.
Spazi, servizi e qualità della vita
Gli intervistati immaginano il cohousing come un luogo accogliente e funzionale. Gli spazi verdi e di uso comune sono al centro del desiderio collettivo: il parco o giardino comune (38,7%) è l’elemento più apprezzato, seguito dal locale lavanderia/stireria (33,7%) e dalle strutture sportive (24,1%). Anche l’orto condiviso e il parcheggio comune raccolgono oltre un quinto delle preferenze. In generale, quindi, si immagina un cohousing fatto di spazi funzionali ma anche conviviali, capaci di facilitare la vita quotidiana e la socialità. Tra i servizi più richiesti, spiccano la pulizia degli spazi comuni (45,7%), la connessione Internet condivisa (31,7%) e gli impianti per energie rinnovabili (29,6%): tre elementi che raccontano una visione pragmatica e sostenibile del vivere insieme. Meno diffusi, ma comunque significativi, sono l’interesse per la raccolta differenziata centralizzata e per forme di mutuo aiuto come la “banca del tempo” (19,1%). Nel complesso, le preferenze degli intervistati delineano un profilo del cohousing come ambiente collaborativo, efficiente e orientato alla qualità della vita: non solo un modo diverso di abitare, ma un progetto che unisce sostenibilità, condivisione e benessere quotidiano.
Un potenziale ancora da coltivare
L’indagine mostra come gli over 55 siano pronti a lasciarsi incuriosire, ma non ancora pronti a compiere il passo. Il cohousing è percepito come una possibilità concreta, a patto che sia flessibile, sostenibile e rispettoso delle individualità. Perché questo interesse si trasformi in esperienze reali servono informazione, esempi positivi e politiche locali che accompagnino i cittadini nella scoperta di nuovi modi di abitare. Il cohousing, in fondo, non è solo una formula abitativa: è una proposta di vita più solidale, capace di coniugare indipendenza e comunità. Una sfida culturale che parla molto del nostro presente e, forse, ancora di più del nostro futuro.
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