Dal 2026 i londinesi potranno prenotare un taxi a guida autonoma. Una svolta tecnologica che promette sicurezza e nuove sfide, non senza qualche perplessità
A partire dalla primavera del 2026, Londra farà da apripista in Europa a una delle innovazioni più discusse e attese del trasporto pubblico: i taxi a guida autonoma. Uber, in collaborazione con la tech company britannica Wayve, sperimenterà veicoli in grado di circolare senza alcun conducente a bordo. Un cambiamento che non riguarda solo la tecnologia, ma anche il futuro del lavoro, della sicurezza stradale e del modo di concepire il trasporto quotidiano. L’annuncio arriva dopo che il governo britannico ha deciso di anticipare l’introduzione dei test pubblici, originariamente previsti per la fine del 2026, già alla primavera dello stesso anno. La sperimentazione si inserisce nel quadro dell’Automated Vehicles Act, che entrerà in piena operatività nel 2027, e che regolerà il funzionamento dei veicoli autonomi secondo standard di sicurezza paragonabili – se non superiori – a quelli dei guidatori umani.
Uber e Wayve: un’alleanza strategica per il futuro
La partnership tra Uber e Wayve rappresenta un passo cruciale per l’introduzione dei taxi autonomi su larga scala. La piattaforma di ride hailing più diffusa al mondo metterà a disposizione la propria app, mentre la tecnologia alla base della guida autonoma sarà fornita dalla startup britannica. “Questi progetti pilota ci permetteranno di costruire fiducia nel pubblico e di aprire nuove opportunità economiche”, ha dichiarato al Guardian Alex Kendall, CEO di Wayve. Ad oggi, test di taxi senza conducente sono già stati effettuati nel Regno Unito, ma sempre con un operatore umano pronto a intervenire in caso di emergenza. La novità della sperimentazione prevista a Londra è che i veicoli saranno completamente autonomi, segnando una prima assoluta in Europa.
Un mercato in espansione tra promesse e interrogativi
Secondo il Dipartimento dei Trasporti britannico, lo sviluppo dei veicoli autonomi potrebbe creare 38.000 nuovi posti di lavoro e generare un impatto economico di circa 42 miliardi di sterline entro il 2035. Oltre ai benefici economici, la tecnologia potrebbe offrire nuove soluzioni di mobilità in aree rurali o difficilmente servite dai mezzi pubblici, migliorando l’accessibilità per persone con difficoltà motorie o impossibilitate a guidare. Tuttavia, le reazioni non sono tutte positive. Se da un lato le autorità britanniche sottolineano il potenziale di sicurezza e inclusività, dall’altro emergono anche preoccupazioni legate alla sostituzione dei conducenti tradizionali. Elly Baker, portavoce dei trasporti del Partito Laburista nell’assemblea di Londra, ha detto: “Non possiamo permettere che i lavoratori attuali del settore taxi e noleggio con conducente vengano abbandonati in nome dell’innovazione”.
Un confronto globale: dagli USA alla Cina
La sperimentazione londinese si inserisce in un contesto globale in rapida evoluzione. Negli Stati Uniti, Uber ha già avviato una collaborazione con Waymo, la divisione di auto autonome di Google, per offrire servizi di taxi senza conducente ad Austin, in Texas. In Cina, a Wuhan, una flotta di oltre 500 taxi autonomi è operativa in alcune zone della città e può essere prenotata via app. Sebbene il successo sia stato parziale, l’espansione della tecnologia è evidente. Non mancano però i problemi. General Motors ha recentemente accantonato i propri piani di taxi autonomi dopo una serie di incidenti, uno dei quali ha coinvolto un pedone trascinato da un veicolo. Questi episodi mettono in discussione la piena affidabilità della guida autonoma, anche se i dati iniziali sembrano suggerire una maggiore sicurezza rispetto ai veicoli con conducente.
La reazione dei tassisti: tra scetticismo e ironia
Prevedibile la reazione dei conducenti dei tradizionali black cab londinesi. Steve McNamara, segretario generale della Licensed Taxi Drivers’ Association, ha liquidato l’iniziativa con ironia: “Vivono in un mondo di fantasia. È più probabile che vedremo taxi volanti prima di quelli autonomi a Londra”. Il suo scetticismo si basa anche su considerazioni pratiche: “La maggior parte delle persone non si fida nemmeno di un robot per tagliare il prato o passare l’aspirapolvere. Pensate davvero che si affideranno a uno per portare i figli a scuola o accompagnare la nonna dal medico?”.
I precedenti nel resto del mondo
Nonostante le perplessità, l’introduzione dei taxi a guida autonoma a Londra rappresenta un passo importante verso un nuovo modello di mobilità urbana. La tecnologia, se ben regolamentata e accettata socialmente, potrebbe davvero rivoluzionare il settore dei trasporti, rendendolo più efficiente, inclusivo e sicuro. Nel Regno Unito, la sperimentazione di veicoli autonomi è iniziata nel 2015, coinvolgendo realtà tecnologiche britanniche come Wayve e Oxa. Intanto, servizi di taxi a guida autonoma, seppur con funzionalità ancora parziali, sono già attivi in alcune zone degli Stati Uniti e della Cina. Nella città cinese di Wuhan, ad esempio, una flotta di oltre 500 veicoli senza conducente è operativa e prenotabile tramite app in aree specifiche.
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