Il recente taglio delle accise ha ridotto il prezzo della benzina, rendendo il rifornimento più economico rispetto alla ricarica di un’auto elettrica. Questo cambiamento riapre il dibattito sulla convenienza della mobilità elettrica.
Taglio accise, un pieno di benzina costa meno di una ricarica elettrica
Con l’ultimo taglio delle accise deciso dal governo, il prezzo della benzina in Italia è sceso sensibilmente, tornando su livelli che non si registravano da mesi. Secondo i dati aggiornati all’11 maggio 2025, il costo medio della benzina in modalità self-service si attesta a 1,694 euro al litro, mentre il diesel è sceso a 1,584 euro al litro. Una riduzione che incide in modo concreto sul portafoglio degli automobilisti, soprattutto in un periodo in cui l’inflazione continua a pesare sui consumi.
Il calo dei prezzi ha portato a un risultato sorprendente: oggi, fare un pieno di benzina può risultare meno costoso rispetto alla ricarica di un’auto elettrica presso le colonnine pubbliche. In media, infatti, il costo di una ricarica pubblica oscilla tra 0,69 e 0,89 euro per kWh, con differenze legate al tipo di infrastruttura (lenta, rapida o ultra-rapida) e al gestore del servizio.
Il cambiamento riaccende il confronto sulla reale convenienza economica della mobilità elettrica, finora considerata più vantaggiosa in termini di costi di utilizzo quotidiano.
Il peso delle accise e degli oneri fiscali
Tradizionalmente, uno dei principali vantaggi delle auto elettriche risiedeva nell’assenza di accise sul costo dell’energia utilizzata per la ricarica. Questa assenza di tassazione diretta è sempre stata vista come un incentivo alla diffusione della mobilità elettrica, considerata più sostenibile dal punto di vista ambientale. Tuttavia, in Italia la situazione si è complicata: le ricariche elettriche sono infatti soggette a una serie di oneri fiscali e parafiscali, che in alcuni casi risultano addirittura superiori a quelli applicati ai carburanti fossili.
Per fare un esempio concreto, le ricariche effettuate in ambito domestico possono includere oneri aggiuntivi che superano del 5% il costo applicato alla benzina e addirittura del 30% quello del diesel. Questo carico fiscale, spesso poco conosciuto dal grande pubblico, pesa quindi sul costo finale dell’energia elettrica destinata ai veicoli, rendendo meno evidente il vantaggio economico rispetto ai carburanti tradizionali.
Il risultato è un paradosso significativo: nonostante l’energia elettrica sia considerata una fonte più pulita e sostenibile, la tassazione vigente ne riduce la convenienza economica. In pratica, il peso degli oneri fiscali e parafiscali sulle ricariche elettriche rischia di scoraggiare molti potenziali utenti, alimentando il dibattito sulla reale efficacia degli incentivi per la mobilità green in Italia.
L’efficienza energetica delle auto elettriche
Le auto elettriche vantano un’efficienza energetica superiore rispetto ai veicoli a combustione interna. Secondo Enel X Way, un’auto elettrica consuma circa 0,18 kWh per chilometro, il che si traduce in un costo di circa 5,6 euro per 100 km, contro gli 11,7 euro di un’auto a benzina con un’efficienza di 6,9 km/litro.
Tuttavia, questi vantaggi possono essere annullati dai costi elevati delle ricariche pubbliche e dagli oneri fiscali associati.
Le prospettive future della mobilità elettrica
La crescente diffusione delle auto elettriche comporta una diminuzione del gettito derivante dalle accise sui carburanti. Per compensare questa perdita, il governo italiano sta valutando l’introduzione di nuove forme di tassazione sulla mobilità elettrica. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato: “Dobbiamo pensare a come traslare quelle preziose risorse dalla mobilità endotermica a quella a batterie”.
Questa prospettiva potrebbe influenzare ulteriormente la convenienza economica dell’adozione di veicoli elettrici.
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