Un’intesa bilaterale permetterà alla Svezia di affittare 400 celle nel carcere di Tartu, in Estonia, fino a 600 detenuti. La mossa risponde a un’emergenza di sovraffollamento e punta a generare risparmi significativi rispetto ai costi in patria. Il contratto sarà operativo dal luglio 2026.
Alleggerire le carceri svedesi
La Svezia ha siglato un accordo con l’Estonia per trasferire fino a 600 detenuti nel carcere di Tartu, situato nel sud-est del paese baltico. La decisione risponde a un’emergenza di sovraffollamento nelle strutture penitenziarie svedesi, aggravata dal preoccupante aumento della criminalità organizzata e della violenza armata.
Il ministro della Giustizia svedese, Gunnar Strömmer, ha dichiarato che gestire parte della popolazione detenuta all’estero consentirà di alleggerire la pressione sul sistema carcerario nazionale.
Perché la Svezia ha scelto Tartu
“Tartu Prison” ha una capienza di 998 posti, ma attualmente è occupata solo per circa il 30 %, con meno di 1 000 detenuti. Lo Stato estone ha quindi proposto di affittare spazi liberi a paesi con problemi di capienza, tra cui Svezia, Regno Unito e Paesi Bassi.
L’operazione non solo evita la chiusura o la demolizione della struttura, ma permette all’Estonia di ricavare circa 30 milioni di euro all’anno, affittando tra 250 e 600 celle, a una media di 3 500 € al mese per detenuto.
Risparmi economici significativi
Affittare una cella a Tartu costerebbe circa 8 500 € al mese, contro gli 11 500 € mensili stimati in Svezia, permettendo a Stoccolma di risparmiare circa 3 000 € per detenuto ogni mese, pur includendo i costi di trasporto e gestione. Questo calcolo riflette benefici economici concreti: considerando 400 detenuti, il risparmio annuale netto può avvicinarsi a 14,4 milioni di euro.
Il costo medio in Estonia per detenuto si attesta sui 3. 500 € al mese, pari a circa 42. 000 € all’anno, una cifra sensibilmente inferiore rispetto ai circa 9. 900 € mensili (327 € al giorno, ovvero 118 500 € all’anno) in Svezia .
Per dare un contesto più ampio, in Europa i costi medi di detenzione variano notevolmente: in Italia si spendono circa 137–154 € al giorno (4. 100–4 .700 € al mese), mentre in paesi come Norvegia e UK i costi mensili per detenuto possono superare rispettivamente 12. 000 € e 4. 600 €.
Quindi, trasferire parte della popolazione carceraria svedese a Tartu non solo taglia di oltre il 25% il costo per singolo detenuto, ma produce un modello economico più sostenibile rispetto agli oneri nazionali e a quelli di altri paesi UE.
Dettagli operativi e selezione dei detenuti
L’accordo prevede l’utilizzo esclusivo dei 400 posti detentivi di Tartu da parte delle autorità svedesi, che invieranno personale per addestrare le guardie estoni.
Saranno trasferiti solo detenuti uomini, maggiorenni, condannati per reati gravi (come omicidio e abusi sessuali), ma considerati a rischio equilibrato. Saranno esclusi i detenuti bisognosi di assistenza sanitaria intensiva, condannati per terrorismo, reati contro la sicurezza nazionale o con forti legami con la criminalità organizzata
Il regime di detenzione sarà conforme a quello legale estone, mantenendo però condizioni equivalenti a quelle svedesi. Entrambi i paesi si impegnano a rispettare gli obblighi internazionali sui diritti umani.
Questioni legali e tempistiche
Già l’Accordo Tidö del 2022, firmato dalla coalizione tra Moderati, Democratici di Svezia, Liberali e Cristiano Democratici, includeva la possibilità di affittare posti carcerari all’estero . E una commissione parlamentare svedese ha stabilito che non esistono impedimenti costituzionali a questa esternalizzazione penitenziaria.
Il testo sarà firmato ufficialmente entro metà giugno, mentre la legge per rendere operativi i trasferimenti entrerà in vigore il 1° luglio 2026. Ma per l’approvazione è necessaria una maggioranza qualificata nel parlamento (Riksdag).
Le reazioni in Europa
Negli ultimi anni, la Svezia ha segnato un incremento record di violenza armata pro capite, inaspettato per un paese tradizionalmente sicuro. Le carceri sono ormai sature di detenute, e le alternative tradizionali (come l’elettronica vigilanza o navi-prigione) non bastano più. In Europa, altri paesi come il Regno Unito hanno già mostrato interesse o firmato accordi simili. Ad esempio, il Belgio già affitta spazi carcerari nei Paesi Bassi e la Danimarca ha stipulato un contratto con il Kosovo.
Una questione di bilancio
L’operazione si tradurrà per l’Estonia in un introito stimato di circa 30 milioni di euro all’anno grazie all’affitto del carcere di Tartu fino a 600 posti. Questo incremento di ricavi verrà bilanciato dall’ampliamento dei costi operativi. Lo Stato baltico assumerà fra 200 e 300 nuovi addetti per garantire la gestione dell’istituto e manterrà le condizioni di detenzione adeguate, conformi ai trattati internazionali.
Per la Svezia, il trasferimento comporta un risparmio medio di 3 000 € al mese per detenuto, senza la necessità di investimenti pubblici per nuove carceri o l’affidamento a soluzioni infrastrutturali interne costose. Considerando un contingente di 400 trasferimenti, il risparmio lordo annuale può superare i 14 milioni di euro, con evidenti benefici anche dal punto di vista della sostenibilità fiscale e della gestione del sistema penitenziario.
Infine, il modello serve da potenziale pilota per un approccio europeo innovativo alla gestione delle carceri. Un sistema collaborativo tra Stati, in grado di ottimizzare le risorse, mantenere alti livelli di sicurezza e condividere standard operativi. Il successo a Tartu potrebbe segnare un precedente replicabile in altre realtà, sia per contenere i costi che per alleggerire in modo efficace le strutture nazionali.
Nuovi modelli di gestione carceraria
L’accordo tra Svezia ed Estonia rappresenta un salto verso politiche penitenziarie transnazionali, che potrebbero ridefinire i modelli tradizionali di detenzione carceraria. Si tratta di una nuova frontiera, che coniuga esigenze di sicurezza, sostenibilità finanziaria e cooperazione internazionale.
Resta da verificare come verranno gestiti i trasporti, le garanzie per la tutela dei diritti dei detenuti e soprattutto il giudizio dell’opinione pubblica. Ma il progetto appare già una svolta straordinaria per la gestione “intelligente” del carcere. Un esempio potenzialmente replicabile in altri contesti europei, qualora la sperimentazione a Tartu confermasse i vantaggi auspicati.
Foto in apertura: il carcere di Tartu in Estonia
© Riproduzione riservata