Stabili i consumi, ma il generico ancora non decolla, oltre 10 farmaci per un anziano su tre. In aumento gli psicofarmaci in età pediatrica
Gli italiani non rinunciano ai medicinali Anzi, nel 2024 ogni cittadino ne ha assunto in media quasi due dosi al giorno. A crescere, però, è stata la spesa: oltre 37 miliardi di euro complessivi, con un incremento significativo della componente pubblica, spinta dall’arrivo sul mercato di terapie innovative sempre più costose. È questa la fotografia che emerge dal Rapporto OsMed pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, sull’uso dei medicinali nel Paese. Da un lato l’accesso a trattamenti all’avanguardia garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale, dall’altro profonde differenze regionali. Differenze che si riflettono inevitabilmente sulla salute dei cittadini e sui costi che le famiglie devono sostenere.
Quanto spendiamo per curarci
La spesa farmaceutica nazionale ha raggiunto nel 2024 i 37,2 miliardi di euro (+l 2,8% rispetto all’anno precedente). Di questa cifra, circa tre quarti sono stati coperti dal sistema pubblico, che ha registrato un balzo del 7,7%, arrivando a 26,8 miliardi. Un incremento determinato principalmente dall’introduzione di farmaci innovativi e ad alto costo, soprattutto nel campo oncologico e delle malattie rare. La parte a carico dei cittadini ammonta invece a 10,2 miliardi di euro, tra ticket, acquisti privati di medicinali che potrebbero essere mutuabili e farmaci da banco. Una somma che pesa in maniera diversa sui bilanci familiari a seconda dell’area geografica. Le regioni meridionali, infatti, registrano una spesa privata superiore, spesso legata alla preferenza per il farmaco “di marca” anche quando esistono alternative equivalenti meno costose.
Il confronto con l’Europa
Il confronto con altri Paesi europei sulla spesa farmaceutica colloca l’Italia in una posizione intermedia: con 672 euro pro capite ci situiamo sotto Germania, Austria e Belgio, ma sopra Portogallo, Svezia e Gran Bretagna. Tuttavia, considerando i meccanismi di rimborso previsti nel nostro sistema sanitario, il dato scende a 627 euro, avvicinandosi alla media europea. Quanto ai prezzi, i farmaci italiani risultano generalmente più economici rispetto alla maggior parte dei Paesi europei, anche se talvolta questo si accompagna a una minore disponibilità di alcuni prodotti.
Le categorie terapeutiche più utilizzate
I farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano i più prescritti, con oltre 500 dosi giornaliere ogni mille abitanti. Un dato che riflette l’invecchiamento della popolazione e la diffusione di patologie croniche come ipertensione e colesterolo alto. Seguono i medicinali per l’apparato gastrointestinale e metabolico, mentre al primo posto per spesa troviamo gli antitumorali e gli immunomodulatori, che da soli assorbono oltre 8 miliardi di euro del budget pubblico. La spesa degli antidiabetici è aumentata del 13,2% nell’ultimo anno. La crescita è legata allo spostamento delle prescrizioni verso molecole di nuova generazione, come gli analoghi del GLP-1, tra cui la semaglutide.
Troppi psicofarmaci nell’infanzia
Circa la metà dei bambini e adolescenti italiani ha ricevuto almeno una prescrizione nel corso dell’anno. Gli antibiotici rimangono i farmaci più utilizzati in età pediatrica, seguiti dai medicinali per le vie respiratorie. Un dato che desta preoccupazione riguarda invece l’aumento degli psicofarmaci: dal 2016 a oggi il loro utilizzo è più che raddoppiato, raggiungendo nel 2024 una prevalenza dello 0,57% nella popolazione sotto i 18 anni. Si tratta principalmente di farmaci per il deficit di attenzione, antidepressivi e antipsicotici, con un picco nella fascia tra i 12 e i 17 anni. Gli esperti collegano questo incremento alle conseguenze della pandemia sulla salute mentale dei più giovani, anche se l’Italia mantiene tassi di prescrizione significativamente inferiori rispetto ad altri Paesi, dove si arriva fino al 24% negli Stati Uniti.
Gli anziani e la sfida della politerapia
Quasi tutti gli over 65 ricevono almeno una prescrizione farmacologica nell’arco dell’anno, con una media di oltre tre dosi al giorno. Il 68% assume almeno cinque principi attivi differenti, mentre uno su tre arriva a prendere dieci o più medicinali. Una situazione definita “politerapia” che aumenta il rischio di interazioni tra farmaci, effetti collaterali e, soprattutto, difficoltà nel seguire correttamente le cure prescritte. L’aderenza alla terapia rappresenta infatti uno dei problemi più rilevanti nell’assistenza agli anziani. Quando le cure sono complesse e prolungate, molti pazienti faticano a rispettare le prescrizioni mediche: dimentichi, confusione, effetti indesiderati o semplicemente la stanchezza di dover assumere molte pillole ogni giorno portano a interrompere o modificare autonomamente i trattamenti. Le conseguenze si traducono in un peggioramento delle condizioni di salute, maggiori ricoveri e, in definitiva, un aggravio della spesa farmaceutica.
Farmaci equivalenti: un risparmio mancato
Sebbene in lieve crescita, l’utilizzo dei farmaci equivalenti in Italia rimane molto limitato rispetto ad altri Paesi europei, collocandoci al terzultimo posto con una quota del 56% sui consumi territoriali. Eppure il risparmio potenziale è enorme: secondo le stime dell’AIFA, l’uso dei generici ha permesso di risparmiare oltre 5 miliardi di euro tra il 2017 e il 2024.
Il fenomeno presenta marcate differenze geografiche: al Nord gli equivalenti rappresentano il 45% delle prescrizioni, mentre al Sud si scende al 25%. Campania, Calabria e Sicilia mostrano i tassi di utilizzo più bassi, con i cittadini che preferiscono pagare di tasca propria la differenza pur di avere il farmaco “originale”. Un comportamento che costa alle famiglie meridionali circa un miliardo di euro all’anno in compartecipazione, con una spesa pro capite che arriva a 22 euro contro i 14 del Nord. Paradossalmente, l’Italia eccelle invece nell’uso dei farmaci biosimilari, dove si colloca al primo posto in Europa sia per spesa che per consumi. Un dato che dimostra come, quando esiste un’adeguata informazione e fiducia nel sistema, i cittadini siano disposti ad accettare alternative terapeutiche più economiche.
Le nuove frontiere della medicina
Il 2024 ha visto un’accelerazione nell’accesso alle terapie avanzate, con dodici trattamenti innovativi rimborsati dal sistema pubblico. Si tratta di terapie geniche e cellulari, come le CAR-T per i tumori del sangue, che hanno portato la spesa per questo segmento a quasi 200 milioni di euro, più del doppio rispetto all’anno precedente. Un investimento importante che garantisce ai pazienti italiani l’accesso a cure un tempo impensabili, ma che pone sfide crescenti alla sostenibilità della spesa farmaceutica. Anche i farmaci per le malattie rare vedono un costante ampliamento del numero di trattamenti disponibili, confermando l’impegno del Paese nel garantire l’accesso universale alle cure, indipendentemente dalla rarità della patologia.
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