In Italia tre over 65 su dieci sono fragili o disabili e l’assistenza poggia quasi interamente sulle famiglie. Nella Giornata Internazionale della Sordocecità, la Lega del Filo d’Oro accende i riflettori su una disabilità complessa che attende pieno riconoscimento e tutele concrete.
La Giornata Internazionale dedicata alla Sordocecità
C’è un’Italia che invecchia, spesso in silenzio, e un esercito di famiglie che, senza clamore, se ne fa carico. E poi c’è una fetta di popolazione che rischia di rimanere nell’ombra: sono le oltre 360mila persone sordocieche.
Proprio oggi, 27 giugno, in occasione della Giornata Internazionale dedicata alla Sordocecità, la Fondazione Lega del Filo d’Oro torna a chiedere attenzione e risposte per chi non vede e non sente, uomini e donne troppo spesso “invisibili” agli occhi delle istituzioni e della società. Un appello forte e deciso che si intreccia con i dati, impressionanti, sulla crescente fragilità degli anziani nel nostro paese, diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità.
Fotografia di un’Italia fragile che si affida alle famiglie
A scattare la fotografia di un’Italia sempre più anziana e vulnerabile è la sorveglianza Passi d’Argento dell’ISS.
I dati, relativi al biennio 2023-2024, sono piuttosto eloquenti: tre persone con più di 65 anni su dieci vivono una condizione di fragilità o di vera e propria disabilità. Quest’ultima, che si manifesta con la perdita di autonomia anche in una sola delle attività essenziali del quotidiano, come mangiare o vestirsi, riguarda il 14% degli anziani. È una percentuale che esplode dopo gli 85 anni, coinvolgendo ben quattro persone su dieci, e che si accanisce di più sulle donne e su chi combatte con difficoltà economiche o ha un basso livello di istruzione.
Accanto a loro, un altro 16% di anziani è definito “fragile”, in bilico su un filo sottile che può spezzarsi e trasformarsi in disabilità.
L’assistenza? Un affare di famiglia, con lo stato sullo sfondo
Ma chi si occupa di questa enorme fascia di popolazione? La risposta è quasi sempre una sola, la famiglia. È un dato che fa riflettere: il 95% delle persone con disabilità riceve un aiuto concreto dai propri familiari. Si parla di milioni di caregiver che reggono sulle proprie spalle il peso di un sistema di welfare che arranca. Il supporto pubblico, infatti, in questo contesto resta marginale. Appena il 12% degli anziani non autosufficienti riceve assistenza a domicilio da operatori qualificati, e solo il 2% ha accesso a un centro diurno.
Sono numeri che raccontano di un sistema che si regge su un pilastro, quello familiare, tanto fondamentale quanto sottoposto a una pressione insostenibile, sia economica che emotiva.
Una battaglia per la dignità
È in questo contesto che la condizione di chi è sordocieco assume contorni ancora più problematici. Vivere senza la vista e l’udito vuol dire scontrarsi ogni giorno con un muro di barriere che negano l’accesso a ciò che per altri è scontato: la scuola, il lavoro, la salute, una vita sociale. Una recente indagine di AstraRicerche per la Lega del Filo d’Oro, mostra luci e ombre: cresce la sensibilità degli italiani, con il sostegno agli enti di settore passato dal 9,4% del 2016 al 16,4% di oggi.
Eppure, la conoscenza del fenomeno resta superficiale, tanto che un italiano su cinque crede ancora, erroneamente, che sia una malattia rara. Per questo, la Fondazione ha lanciato un Manifesto in dieci punti. Come ha spiegato in una nota il presidente Rossano Bartoli, bisogna andare oltre la sensibilità e agire, riconoscendo la sordocecità per quello che è: una disabilità specifica e unica.
A dare corpo a questa battaglia sono le voci dei diretti interessati; come Francesco Mercurio, alla guida del Comitato delle persone sordocieche. Con l’unica, semplice, richiesta di avere il minimo supporto per una vita dignitosa. Vogliono poter comunicare, informarsi, muoversi.
Storie come quella del 14enne Agostino, seguito dalla Lega del Filo d’Oro fin da piccolissimo, sono la prova vivente che un futuro diverso è possibile. Il suo inserimento felice a scuola dimostra che fornire il giusto supporto, dagli interpreti alle tecnologie, non è solo un dovere morale, ma un investimento che cambia la vita delle persone e arricchisce l’intera comunità.
Un orizzonte di diritti
Fortunatamente, qualcosa si sta muovendo anche a livello legislativo. In Parlamento è in discussione una modifica alla legge 107 del 2010 per estendere il riconoscimento della sordocecità a tutti, senza più limiti legati all’età in cui compare la disabilità.
Significherebbe un passo avanti storico per colmare un vuoto normativo che per anni ha negato diritti fondamentali. Questa novità si inserisce nel cantiere più vasto della Legge Delega sulla Disabilità. La rotta, dunque, sembra tracciata. Il passaggio successivo sarà trasformare – concretizzare – le buone intenzioni e le norme scritte sulla carta in diritti reali, tangibili, per tutti. Per una società che non veda nella disabilità un limite, ma che sappia riconoscere in ogni individuo un potenziale unico, una risorsa preziosa per il futuro di tutti.
Credito foto in apertura: instagram.com/legadelfilodoro/
© Riproduzione riservata