Uno studio Ocse rivela che quasi il 10% degli europei non ha amici intimi, con giovani, uomini e persone a basso reddito tra i più vulnerabili. La solitudine aumenta il rischio di malattie e pesa sui sistemi sanitari nazionali.
Solitudine in Europa: dati e realtà emergenti
Secondo il recente rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) intitolato Social Connections and Loneliness, circa l’8% degli europei intervistati in 22 Paesi dell’Unione Europea dichiara di non avere amici stretti. E solo il 3% non ha legami intimi con familiari. Il fenomeno interessa in modo particolare i giovani, gli uomini, i disoccupati e chi ha un reddito più basso, categorie che risultano più esposte al rischio di isolamento sociale.
L’indagine sottolinea come, dal 2006 al 2022, le interazioni quotidiane in presenza con amici e parenti siano diminuite sensibilmente, mentre sono aumentati i contatti a distanza, fenomeno accelerato dalla pandemia di Covid-19. Nel 2022, la quota di persone che si sono sentite sole “per la maggior parte o tutto il tempo” nelle ultime quattro settimane ha raggiunto il picco in Paesi come Francia (11%) e Lituania (9%).
La solitudine non è solo un sentimento individuale ma un fenomeno che ha ricadute più ampie. L’isolamento sociale è associato a circa 871mila decessi all’anno a livello globale e influisce negativamente su salute mentale, rendimento lavorativo e anche sulle scelte elettorali.
Chi sono i più colpiti dalla solitudine in Europa?
I dati Ocse evidenziano una vulnerabilità maggiore nei giovani, specie tra i maschi, e nelle persone con condizioni economiche svantaggiate. Disoccupazione e reddito basso raddoppiano le probabilità di sentirsi soli. L’analisi mette in luce un calo delle interazioni faccia a faccia, che rischia di compromettere lo sviluppo di competenze sociali fondamentali soprattutto nei più giovani.
Paesi come Grecia e Slovenia presentano livelli più elevati di contatti quotidiani con amici e familiari, mentre in Lituania si registra la percentuale più alta di persone che non hanno avuto alcun tipo di interazione, né in presenza né a distanza, con parenti o amici nelle vicinanze nell’arco di una settimana.
A livello nazionale, Ungheria e Belgio mostrano i dati peggiori rispettivamente per numero di persone senza amici intimi e senza familiari stretti. In risposta, diversi Stati europei hanno messo in campo strategie nazionali per affrontare il problema. Tra questi figurano Germania, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia e Spagna.
Le conseguenze della solitudine sulla salute e sui costi sanitari
La solitudine rappresenta anche un peso economico rilevante per i sistemi sanitari. Una ricerca condotta nel Regno Unito e pubblicata sulla rivista PLOS One ha stimato che le persone che si sentono spesso sole generano per il Servizio Sanitario Nazionale britannico spese mediche superiori fino a 1.024 euro l’anno rispetto ai coetanei meno isolati.
I ricercatori hanno raccolto dati da oltre 23mila britannici, incrociando la percezione di solitudine con le visite mediche e i costi associati. È emerso che la solitudine è collegata a una maggiore incidenza di problemi di salute mentale e fisica, con più frequenti ricorsi a medici di base e ospedali. Il 32% delle persone intervistate si sente sola “a volte”, mentre l’8% “spesso”. D’altra parte, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) definisce la solitudine una “grave minaccia per la salute globale”, stimando che circa il 16% della popolazione mondiale ne sia affetta. L’isolamento sociale si associa a un maggior rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, depressione e ansia.
L’impatto economico si manifesta maggiormente in giovani e anziani, categorie che sostengono costi sanitari significativamente più alti rispetto a chi non si sente solo. Per le persone di mezza età, invece, il divario si riduce, con spese più equilibrate.
Le iniziative europee per contrastare l’isolamento sociale
Di fronte all’emergenza sociale e sanitaria legata alla solitudine, l’Assemblea mondiale della sanità ha approvato, nel maggio 2025, una risoluzione che riconosce la connessione sociale come priorità per la salute pubblica globale. Anche la Commissione europea e la Commissione per la connessione sociale dell’Oms hanno inserito la lotta all’isolamento nelle agende politiche.
Diverse nazioni europee hanno implementato programmi specifici. La Finlandia, ad esempio, ha lanciato un Programma nazionale dedicato al lavoro e alle politiche giovanili, che include servizi di consulenza, attività artistiche e sportive per rafforzare i legami sociali e l’inserimento lavorativo. Altre iniziative mirano a limitare l’uso eccessivo dei dispositivi digitali per favorire l’interazione reale, soprattutto tra i giovani. Belgio, Francia, Finlandia, Grecia e Ungheria hanno adottato misure per vietare o limitare l’uso del cellulare nelle scuole, puntando a ristabilire relazioni interpersonali più solide.
Secondo l’Ocse, la riduzione degli incontri in presenza può compromettere lo sviluppo di competenze psicologiche cruciali, poiché le interazioni nel mondo reale richiedono abilità diverse rispetto a quelle online.
La solitudine rappresenta una sfida che non riguarda solo l’ambito personale, ma ha effetti profondi sulla salute pubblica e sull’economia dei Paesi. Le politiche adottate negli ultimi anni mostrano una crescente consapevolezza del problema, ma la strada per ridurre l’isolamento sociale e migliorare la qualità della vita resta complessa.
Ed è evidente come il rafforzamento dei legami sociali, specialmente per i più vulnerabili, sia un investimento necessario per il benessere collettivo.
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