Una ricerca ventennale rivela come la mancanza di relazioni aumenti il rischio di decesso per patologie oncologiche
Solitudine e cancro sono legati da un filo molto più stretto di quanto la scienza avesse finora ipotizzato. L’affermazione nasce dai risultati di una ricerca, condotta da un team di ricercatori canadesi su un campione di oltre 1,6 milioni di persone over 50 in sette Paesi. I risultati hanno rivelato come l’isolamento sociale e il sentirsi soli non siano solo un problema di benessere emotivo, ma un vero pericolo per la sopravvivenza. Emerge, infatti, che la condizione di solitudine o isolamento è associata a un rischio di morte per qualsiasi causa superiore del 34%. Ma il dato più allarmante riguarda il cancro: i pazienti isolati hanno una probabilità maggiore dell’11% di morire a causa della malattia.
Vent’anni di osservazione
Lo studio, condotto su un campione di oltre novemila persone con età superiore ai cinquant’anni, ha monitorato i partecipanti dal 2002 al 2022 nell’ambito dello Health and Retirement Study, un’indagine rappresentativa della popolazione statunitense. I ricercatori hanno utilizzato la UCLA Loneliness Scale, uno strumento di misurazione che valuta su undici punti il livello di isolamento percepito dalle persone. I risultati emersi dall’analisi dei dati hanno sorpreso gli stessi autori dello studio. Anche dopo aver considerato una serie di variabili – dall’età al sesso, dalla ricchezza al livello di istruzione, passando per abitudini come il fumo, il consumo di alcol e l’attività fisica – è emerso un dato incontestabile. Chi registrava punteggi più alti sulla scala della solitudine mostrava un rischio significativamente maggiore di morire a causa di patologie oncologiche.
Quando la solitudine diventa una malattia
Comunemente sentirsi soli, soprattutto dopo 50 anni, è semplicemente un’emozione spiacevole. Ma dal punto di vista biologico, la questione assume contorni ben diversi. Non si tratta della semplice mancanza di compagnia, ma di un’angoscia soggettiva e profonda legata alla qualità dei legami interpersonali. Gli studiosi ipotizzano che questa sensazione possa scatenare una risposta infiammatoria e attivare lo stress, elementi che notoriamente possono compromettere il sistema immunitario e peggiorare il quadro clinico oncologico. Inoltre, la malattia neoplastica impone un pesante fardello sulla salute psichica dei pazienti. Specialmente se avvertono l’incomprensione dei familiari o soffrono di spossatezza per i trattamenti. Nonostante l’analisi presenti alcuni limiti (ad esempio, metodologie e misurazioni degli esiti non uniformi), i risultati rafforzano la crescente letteratura che collega la povertà di relazioni a un deterioramento della salute generale. Già altre ricerche avevano indicato che l’isolamento aumenta il rischio di patologie cardiache, ictus, diabete di tipo 2, demenza e disturbi dell’umore.
I meccanismi biologici dell’isolamento
Lo studio propone delle risposte sul perché la solitudine dovrebbe influenzare lo sviluppo o la progressione di una malattia apparentemente così distante dalla sfera emotiva. La prima riguarda l’infiammazione cronica: l’isolamento sociale prolungato attiverebbe nell’organismo una risposta infiammatoria costante, creando un ambiente favorevole alla crescita delle cellule tumorali. È come se il corpo, privato delle sue naturali difese emotive e sociali, abbassasse anche le guardie biologiche. C’è poi un aspetto più pratico ma non meno importante. Chi vive in condizione di solitudine tende a trascurare la prevenzione: saltare gli screening oncologici, rimandare visite mediche, ignorare sintomi che richiederebbero attenzione immediata. Il risultato sono diagnosi tardive, quando la malattia si trova già in stadi avanzati e le possibilità di intervento efficace si riducono drasticamente. Infine, non va sottovalutato il fattore comportamentale. Le persone sole hanno maggiori probabilità di sviluppare abitudini dannose per la salute: fumare di più, abusare di alcol, mangiare in modo sregolato, abbandonare l’attività fisica.
Verso nuove strategie di prevenzione
Peraltro la scienza aveva già gettato luce sulla connessione tra solitudine indesiderata e insorgenza dei tumori. Con questa ulteriore evidenza si spera di contribuire maggiormente ad un cambio di paradigma nelle politiche sanitarie. La mancanza di relazioni non dovrebbe più essere considerata un semplice disagio emotivo, ma come un vero e proprio fattore di rischio sulla cui base costruire strategie preventive mirate. L’integrazione dei dati provenienti dallo studio è disponibile nel dettaglio nella pubblicazione su BMJ Oncology, che offre ulteriori approfondimenti sui meccanismi alla base di questa correlazione e sulle possibili implicazioni per la pratica clinica. In un mondo che corre veloce, dove i contatti digitali hanno sostituito in buona parte gli incontri reali, questa ricerca ricorda quanto sia – letteralmente – vitale coltivare relazioni autentiche e significative.
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