I dati dell’Osservatorio Asaps-Sapidata per i primi sei mesi del 2025, fotografano una situazione critica per la sicurezza dei ciclisti, con un forte aumento delle vittime rispetto all’anno precedente. Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto le regioni più colpite.
Incidenti in bici: i numeri del 2025 e le zone più a rischio
Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Ciclisti Asaps-Sapidata, i ciclisti deceduti in Italia nei primi 6 mesi dell’anno sono già 103. Rispetto allo stesso periodo del 2024, quando i morti furono 68, si registra un aumento del 25%. È una crescita che non può passare inosservata, soprattutto perché riguarda una forma di mobilità spesso considerata virtuosa, sostenibile e salutare.
Maggio è stato finora il mese più critico con 25 vittime, seguito da aprile con 19 e da giugno con 18 (dato parziale). A livello territoriale, il triste primato spetta alla Lombardia con 25 decessi, seguita da Emilia-Romagna (21) e Veneto (11). In queste regioni, fortemente urbanizzate e con una lunga tradizione ciclistica, la convivenza tra bici e auto continua a essere complessa.
Nonostante l’alto numero di ciclisti, le infrastrutture dedicate restano spesso insufficienti, contribuendo a rendere più insidioso l’utilizzo della bicicletta, specie nei tratti ad alto traffico.
Perché è importante parlarne
L’identikit delle vittime racconta una realtà ben precisa. Tra i 103 ciclisti deceduti, 96 sono uomini e solo 7 donne. Quasi la metà — ben 49 — aveva più di 65 anni. Parliamo di una fascia di popolazione che utilizza la bici per mantenersi attiva, per brevi tragitti quotidiani o per semplice piacere.
Una categoria fragile, che meriterebbe tutele maggiori. In almeno 10 casi, poi, gli incidenti sono stati provocati da automobilisti che si sono allontanati senza prestare soccorso, lasciando le vittime a terra.
Questo dato, in particolare, fa emergere la necessità di un cambiamento più ampio nel modo in cui si vive e si condivide la strada, a partire dal rispetto e dall’assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Strade trafficate e poche protezioni
Ci sono strade in Italia che, storicamente, risultano più pericolose per i ciclisti. Secondo precedenti rapporti dell’ACI basati su dati Istat, la Via Aurelia nel tratto ligure, la Statale 16 Adriatica e la Via Emilia — soprattutto nella zona tra Bologna e Forlì-Cesena — sono tra le più critiche.
Anche la Padana Superiore figura tra le arterie ad alto rischio. Sono tracciati dove il traffico è intenso, spesso misto tra veicoli leggeri e pesanti, e dove le condizioni di sicurezza per chi va in bici non sono sempre garantite. Il pericolo cresce nei weekend e tra le 10 e le 12 del mattino, in particolare tra maggio e ottobre, quando si intensifica la presenza di ciclisti amatoriali.
Ma anche le grandi città non sono esenti: strade come Corso Vittorio Emanuele II a Torino o via Indipendenza a Bologna presentano punti critici dovuti alla complessità degli incroci e alla convivenza con altri utenti della strada.
Senza piste ciclabili ben progettate e continue, il rischio resta elevato.
Consigli pratici per pedalare in sicurezza
Con la stagione estiva, è probabile che molte più persone decidano di salire in sella, per viaggiare, fare sport o semplicemente muoversi in modo più sostenibile. Ecco perché è importante ricordare alcune regole basilari per ridurre i rischi.
Prima di partire, è fondamentale verificare che la bicicletta sia in perfette condizioni: controllare freni, pressione delle gomme, cambio e catena può fare la differenza, soprattutto in situazioni di emergenza.
La visibilità è un altro aspetto cruciale. Indossare abiti chiari o con elementi riflettenti, montare luci anteriori bianche e posteriori rosse (obbligatorie anche di giorno in certe condizioni), non è solo una questione di legalità, ma di buon senso.Una volta su strada, i ciclisti devono rispettare il Codice: tenere la destra, usare le piste ciclabili dove presenti, segnalare le svolte con chiarezza e mantenere una distanza di almeno un metro dal bordo della carreggiata, per evitare improvvisi ostacoli o manovre azzardate dei veicoli in sorpasso. Attenzione anche alle auto parcheggiate: una portiera aperta senza preavviso può causare gravi conseguenze.
Una cura particolare va data anche a binari, tombini, ghiaia e fogliame bagnato, soprattutto nei mesi più piovosi. Infine, per chi si avvicina per la prima volta al cicloturismo, è meglio scegliere percorsi poco trafficati, con segnaletica chiara e tappe adeguate alla propria preparazione. La prudenza, in questo caso, rende il viaggio più piacevole e sicuro.
Sicurezza in strada, prima di tutto
Il tema della sicurezza in bici, però, non può essere affrontato solo con statistiche o interventi normativi. In questo caso, serve una “trasformazione culturale”. L’utente su due ruote va riconosciuto come parte legittima del traffico, con diritti e spazi da tutelare.
La recente introduzione dell’obbligo di mantenere almeno 1,5 metri di distanza laterale durante il sorpasso dei ciclisti è sicuramente un passo avanti, ma da sola non basta. Serve maggiore consapevolezza da parte di tutti gli utenti della strada, più controlli da parte delle autorità e soprattutto una pianificazione urbana che metta al centro la mobilità dolce.
Le piste ciclabili sicure e protette non devono essere un’eccezione, ma la regola.
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