Una ricerca condotta da Libreriamo su 1600 cittadini fotografa il rapporto problematico con la lingua italiana: da “qual’è” con l’apostrofo alle declinazioni sbagliate dei verbi, fino all’abuso di neologismi e abbreviazioni da chat.
Problemi e rimedi di una lacuna linguistica
La grammatica italiana resta un terreno scivoloso per la maggior parte dei nostri connazionali. Secondo una ricerca condotta dal portale Libreriamo su un campione di circa 1600 persone tra i 18 e i 65 anni, ben il 68% degli italiani commette regolarmente errori nella scrittura e nel parlato. Un dato che fotografa una difficoltà diffusa, trasversale alle generazioni e ai livelli di istruzione.
L’indagine è stata realizzata attraverso la metodologia Swoa (Web Opinion Analysis). E’ stato condotto un monitoraggio di blog, forum e social network, che ha coinvolto anche un panel di 20 esperti, tra sociologi e linguisti, per individuare le cause del fenomeno e tracciare possibili rimedi.
Gli strafalcioni “campioni d’Italia”
In cima alla classifica degli errori più ricorrenti si colloca l’apostrofo, con il 62% di sbavature. Il caso più emblematico resta quello di “qual è”, scritto erroneamente con l’apostrofo dal 71% degli intervistati. La regola è chiara: si tratta di un troncamento e non di un’elisione, quindi l’apostrofo non va mai inserito. Ma l’apostrofo crea problemi anche con gli articoli indeterminativi: “un’amico” al posto di “un amico” è uno degli orrori che si incontrano più spesso, anche se la regola vorrebbe l’apostrofo soltanto davanti ai sostantivi femminili.
Subito dopo troviamo il congiuntivo, autentico tallone d’Achille per il 56% degli italiani. Frasi come “l’importante è che hai superato l’esame” circolano liberamente nei discorsi quotidiani, mentre la forma corretta imporrebbe “l’importante è che tu abbia superato l’esame”.
Poi ci sono i pronomi, fonte di confusione per il 52% del campione: dire “gli ho detto che era bella” riferendosi a una donna è scorretto, perché in questo caso serve il pronome “le”. La declinazione dei verbi mette in crisi il 50% degli intervistati, soprattutto quando si deve scegliere l’ausiliare o coniugare correttamente i tempi verbali. Infine, la punteggiatura fa vittime nel 39% dei casi: virgole, punti e virgola, due punti vengono spesso utilizzati senza criterio, ignorando le regole che ne disciplinano l’uso.
Dalla Q alla K, quando l’ortografia diventa un rebus
L’alternanza tra C e Q genera imbarazzo nel 48% degli italiani. Termini come “evaquare” o “profiquo” appaiono con una certa frequenza al posto delle grafie corrette “evacuare” e “proficuo”. Anche la distinzione tra “ne” e “né” crea grattacapi al 44% del campione: l’accento va messo solo quando la particella ha valore di negazione. Un altro dubbio ricorrente riguarda la forma “un po'”, che il 37% delle persone scrive erroneamente come “un pò” con l’accento, dimenticando che si tratta di un troncamento di “poco” e richiede quindi l’apostrofo.
Ma gli strafalcioni più curiosi emergono dalle abbreviazioni tipiche della comunicazione digitale e da alcune storpiature davvero originali. L’uso della lettera K al posto di C o CH esaspera il 38% degli esperti consultati: espressioni come “ke fai?” sono ormai un classico delle chat. Accanto a queste, proliferano abbreviazioni del tipo “nn” per “non” (34%) o “tt” per “tutto” (35%). Tra gli errori più bizzarri spicca il celebre “ceretta al linguine” al posto di “inguine”, confusione che affligge il 13% degli intervistati e fa disperare le estetiste.
Non mancano poi “pultroppo” invece di “purtroppo” (22%), “propio” al posto di “proprio” (19%), “avvolte” per “a volte” (25%), o persino “daccordo” scritto tutto attaccato anziché “d’accordo” (31%).
Le cause di un italiano sempre più fragile
Secondo gli specialisti interpellati nell’indagine, il deterioramento della padronanza linguistica ha radici precise. L’abuso di internet e dei social media ha modificato le abitudini comunicative, favorendo messaggi brevi, sintetici e spesso approssimativi. L’invasione di neologismi e anglicismi ha eroso lo spazio della lingua italiana, rendendo sempre più difficile costruire ragionamenti articolati e coerenti.
Come sottolinea Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo, l’italiano rappresenta un luogo simbolico capace di accogliere le differenze geografiche, sociali e generazionali, un valore identitario da salvaguardare e valorizzare. Per farlo, però, occorre prima di tutto conoscerlo.
Gli errori grammaticali non sono semplici sviste occasionali, ma spesso riflettono un allontanamento più profondo dalla padronanza della lingua. L’influenza di dialetti e gerghi locali, la superficialità del parlato quotidiano e la scarsa cura nei contesti formali contribuiscono a consolidare abitudini scorrette. Quello che può essere tollerato in un messaggio informale diventa un indicatore di sciatteria quando compare in testi ufficiali o professionali.
Strategie per riconquistare la lingua
Come invertire la tendenza? Gli esperti indicano alcune strade concrete. La lettura regolare è considerata il primo antidoto all’ignoranza grammaticale dal 66% degli intervistati: un’abitudine che genitori e insegnanti dovrebbero trasmettere fin dall’adolescenza. Segue al 43% il consiglio di riprendere a scrivere a mano, pratica ormai desueta ma fondamentale per acquisire dimestichezza con le regole ortografiche e sintattiche.
Sorprendentemente, il 55% degli esperti raccomanda di limitare l’uso dei chatbot di intelligenza artificiale, che non sono esenti da errori e possono consolidare forme scorrette. Anche ridurre l’abuso di parole straniere e neologismi può aiutare, secondo il 51% del campione.
Un approccio innovativo arriva dal 47% degli specialisti, che suggerisce di allenare la mente attraverso il gioco.
Studi scientifici dimostrano che il cervello funziona come un muscolo e ha bisogno di essere esercitato. La pratica del recupero attivo delle informazioni, nota come retrieval practice, rafforza la memoria e consolida l’apprendimento. Da questa intuizione nasce il progetto del book-game “501 quiz sulla lingua italiana”, pensato per ripassare regole e curiosità linguistiche in modo ludico e coinvolgente.
La questione, dunque, non riguarda soltanto la correttezza formale. Padroneggiare la propria lingua significa saper argomentare con chiarezza, esprimere pensieri complessi e costruire relazioni comunicative efficaci. Per questo la ricerca di Libreriamo non si limita a registrare gli errori, ma propone strumenti concreti per riappropriarsi di un patrimonio che appartiene a tutti.
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