Uno studio della Banca d’Italia evidenzia come i settori tecnologici e professionali stiano guidando la crescita occupazionale italiana, ma l’industria tradizionale e il turismo faticano a tenere il passo. Le aziende innovative premiano i dipendenti, ma per oltre metà delle imprese i salari reali rimangono fermi.
La spinta dei servizi ICT sull’occupazione italiana
L’occupazione italiana sta vivendo una trasformazione profonda, trainata principalmente dai servizi tecnologici e dalle competenze digitali.
Secondo una ricerca condotta da Emanuele Ciani, Salvatore Lattanzio, Graziella Mendicino ed Eliana Viviano della Banca d’Italia, tra il 2019 e il 2024 l’occupazione nel nostro paese è cresciuta del 4,8%, allineandosi alla media europea del 4,9%. Tuttavia, questa crescita non è stata uniforme tra i diversi settori economici.
Il comparto dell’informazione e comunicazione ha registrato un incremento del 9,3% nell’ultimo quinquennio, anche se rappresenta ancora solo il 2,6% dell’occupazione totale italiana. Parallelamente, le attività professionali, scientifiche e tecniche, che coinvolgono il 7% della forza lavoro nazionale, hanno segnato una crescita del 12,4%. A fine 2024, il settore ICT contava 132.400 imprese attive, in aumento del 2,1% rispetto al 2023, e impiegava 631.500 addetti, con un incremento del 3,4% su base annua. Insieme, questi due settori hanno contribuito per un quarto alla crescita occupazionale complessiva degli ultimi cinque anni, con le aziende produttrici di software e servizi informatici che da sole hanno rappresentato il 45% del saldo positivo nei comparti tecnologici.
Aumenta la richiesta dei specialisti ICT
La domanda di figure professionali specializzate in ambito tecnologico ha subito un’accelerazione notevole. Tra il 2019 e il 2023, il numero di specialisti ICT è cresciuto di oltre 150mila unità, registrando un aumento del 22% che ha contribuito per circa un terzo all’espansione complessiva dell’occupazione. Un dato particolarmente interessante riguarda la diffusione trasversale di queste competenze: nel periodo 2020-2023, circa il 44% delle nuove posizioni per specialisti ICT è stato creato in settori diversi dalle tradizionali attività di informazione e comunicazione.
Anche i professionisti delle attività ingegneristiche, scientifiche, legali e dell’amministrazione aziendale hanno registrato una crescita significativa, con 80mila nuove unità tra il 2019 e il 2023, contribuendo per un sesto all’aumento totale dell’occupazione.
Un fenomeno che riflette una trasformazione del mercato del lavoro italiano verso competenze sempre più specializzate e tecnicamente avanzate.
I settori tradizionali restano indietro nella corsa all’innovazione
Mentre i servizi tecnologici corrono, l’industria in senso stretto mostra una crescita più contenuta, pari al 2,3% nel quinquennio, contribuendo solo per circa un decimo all’espansione occupazionale complessiva. I servizi tradizionali del commercio, alloggio e ristorazione hanno fornito un apporto modesto di 0,5 punti percentuali, nonostante rappresentino il 21% degli occupati totali. Il settore turistico ha faticato particolarmente, superando i livelli occupazionali del 2019 soltanto nel 2023, mentre il commercio ci è riuscito nel 2024.
La quota di lavoro dipendente sul totale dell’occupazione è salita di 1,6 punti percentuali tra la fine del 2019 e il quarto trimestre del 2024, raggiungendo il 77,1%. In tutto ciò, l’Italia mantiene il primato europeo per l’incidenza di lavoratori autonomi nell’area euro. Un fattore determinante nella crescita occupazionale è stato l’aumento dell’occupazione nelle fasce di età più anziane, conseguenza delle riforme pensionistiche che hanno spostato in avanti l’età per l’uscita dal mercato del lavoro.
Il divario tra gli stipendi
L’analisi della Banca d’Italia rivela una realtà a doppia velocità anche sul fronte retributivo. Per oltre la metà delle imprese italiane, i guadagni retributivi reali negli ultimi due decenni sono stati nulli o addirittura negativi, anche a causa della recente fase inflazionistica. Al contrario, le aziende del quartile superiore con le politiche retributive più elevate hanno ulteriormente migliorato le condizioni economiche dei propri dipendenti.
I servizi tecnologici e professionali hanno registrato dinamiche retributive nettamente superiori rispetto ai servizi tradizionali e all’industria. Gli andamenti salariali sono stati particolarmente contenuti nell’industria manifatturiera e decisamente negativi nel commercio, nell’alloggio e nella ristorazione. Un elemento interessante emerso dallo studio riguarda le aziende che utilizzano l’intelligenza artificiale: queste offrono in media condizioni salariali migliori e assumono relativamente più addetti, dimostrando come prevalga la complementarietà tra tecnologia e occupazioni a contenuto cognitivo piuttosto che la sostituzione.
Carenza di competenze specializzate
La rapida crescita dell’occupazione, combinata con la riduzione della popolazione in età lavorativa (circa 700mila individui in meno tra il 2019 e il 2024), ha determinato un significativo aumento delle tensioni nel mercato del lavoro. Il grado di tensione, misurato dal rapporto tra posti vacanti nelle imprese e disoccupati totali, è cresciuto marcatamente nell’ultimo quinquennio. Di conseguenza, è molto aumentata la quota di aziende, soprattutto nei servizi, che identifica nella scarsità di forza lavoro un limite concreto all’espansione dell’attività economica.
Nei servizi tecnologici le difficoltà di reperimento sono state particolarmente acute. La crescita di questo comparto potrebbe risentire della scarsa disponibilità di specialisti ICT, soprattutto tra i laureati, rispetto ad altri paesi europei come la Germania. Al forte sviluppo della domanda di professioni ICT corrisponde infatti un flusso limitato di laureati in discipline affini. Tuttavia, secondo gli autori del rapporto, queste difficoltà potrebbero essere attenuate dal consolidamento del lavoro da remoto, la cui diffusione è più elevata tra i professionisti ICT, permettendo alle imprese di attingere a un mercato del lavoro più ampio di quello strettamente locale.
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