Un incremento di consegne agli uffici della Difesa americana preannuncerebbe crisi internazionali: vediamo perché
L’ultima volta sembra si sia verificato in concomitanza con l’escalation militare tra Israele e l’Iran di giugno scorso. Nelle 24-36 ore che hanno preceduto gli attacchi della “Guerra dei 12 giorni” sarebbero stati registrati improvvisi picchi di ordini di pizza presso l’area del Pentagono. Segno che qualcosa ‘bolliva in pentola’ e che tutto il personale della macchina di difesa americana era in attività e non poteva allontanarsi. O almeno così la pensano i sostenitori del cosiddetto “Pizza Index”, un indicatore non convenzionale che – rilevando e analizzando un inusuale incremento di ordini di pizza a domicilio (ma anche di altri cibi) – predirebbe importanti eventi geopolitici.
Ma c’è effettivamente un collegamento tra le due cose, cioè tra un aumento anomale di ordini di cibo a domicilio presso il Pentagono e il successivo sviluppo di operazioni militari ad alto impatto internazionale? Impossibile dare una risposta che chiuda con certezza la questione Pizza Index. Ovvero se sia o meno affidabile. Ci sono invece suggestive e documentate sovrapposizioni che gli conferiscono il beneficio del dubbio. A cominciare da quello che notò, la notte del 17 gennaio 1991, Frank Meeks. All’epoca l’uomo era proprietario della pizzeria Domino’s situata al 3535 di South Ball Street ad Arlington, Virginia, e distante solo pochi minuti di macchina dalla sede del dipartimento della Difesa. Da poco era scaduto l’ultimatum che l’allora presidente degli Stati Uniti, George H.W. Bush, aveva intimato a Saddam Hussein: il ritiro incondizionato delle truppe irachene dal Kuwait. Il dittatore aveva ignorato la scadenza e Bush Senior era passato dall’opzione diplomatica all’avvio dell’operazione “Desert Storm”.
Ma torniamo per un momento a Frank Meeks. Poche ore prima dell’annuncio del Presidente degli Stati Uniti, il proprietario della pizzeria Domino’s notò un dettaglio tutt’altro che trascurabile: quella notte dagli uffici del Pentagono arrivarono oltre cento ordini di pizza, rispetto ai pochi usuali. Era segno – per Meeks – che una consistente parte dello staff della Difesa stava lavorando senza sosta a qualcosa di molto importante. In effetti, la città di Baghdad proprio in quelle ore stava subendo i primi bombardamenti aerei.
Questa coincidenza diede un qualche fondamento in più al Pizza Index e alla sua capacità di prevedere quando gli Stati Uniti avrebbero lanciato un attacco. E solo monitorando il numero di consegne notturne di pizza negli uffici del Pentagono o della Casa Bianca. In un’epoca pre-internet “saper leggere” questi segnali sembrava essere un’abilità cruciale per anticipare eventi significativi e prendere decisioni informate. C’è persino chi farebbe risalire la nascita di questa teoria all’Operazione “Urgent Fury” sull’isola caraibica di Grenada, nel 1983, per fermare le attività del partito marxista-leninista New Jewel Movement (NJM), e all’invasione di Panama, nel 1989, per deporre il generale Manuel Noriega. Anche in questi due casi sembra si sia verificata un’impennata negli ordini di pizza a domicilio presso gli uffici della Difesa.
La medesima situazione sembra essersi verificata nel 2011 con l’Operazione Geronimo ordinata da Obama – che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden – e con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. Anche in questi due casi l’idea del Pizza Index è stata rievocata, con monitoraggi che avrebbero rilevato picchi nelle consegne.
Sia ben chiaro: il Pizza Index non è una metodologia scientificamente provata o ufficialmente riconosciuta per la previsione di eventi. Una serie di ‘coincidenze’ gli ha permesso di guadagnare popolarità, ma non ci sono prove concrete e sistematiche che un aumento delle ordinazioni di pizza predica in modo affidabile un’azione militare. Potrebbero esserci invece molte altre ragioni per un aumento delle consegne. Come semplici turni di lavoro intensivi o eventi interni non correlati a operazioni militari. E allora perché tanto clamore per quello che si potrebbe definire in assoluto uno degli strumenti d’indagine più bizzarri sugli avvenimenti geopolitici? Una spiegazione potrebbe essere ricercata ancora una volta nella ‘viralità’ del web, capace di rilanciare qualsiasi leggenda metropolitana. Ma anche nella diffusione sempre più massiccia del concetto di OsInt, ovvero di “Open Source Intelligence”.
Quando si parla di dati, OsInt s’intende l’insieme di informazioni, notizie, immagini, video e qualsiasi altro tipo di dato proveniente da fonti disponibili a livello pubblico. La raccolta e l’analisi di queste informazioni, facilmente accessibili attraverso la rete, consente di ricavare dati strategici. In genere, chi ne fa uso incrocia tutte le fonti a disposizione per capire cosa sta succedendo. E nel caso del Pizza Index le fonti sono tante e facili da leggere. Google Maps, ad esempio, segnala i picchi di attività dei locali commerciali. Anche l’allungamento dei tempi di consegna in una determinata zona può essere rilevato tramite le app con cui si ordina a domicilio. I social, poi, con i vari gruppi sono un ulteriore fonte. Fermo restando, però, che se la prossima volta riscontrate un insolito ritardo da parte del fattorino della pizza, potrebbe trattarsi solo dell’effetto week-end. Non della prossima operazione militare degli Stati Uniti.
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