In Svezia un esperimento di coabitazione intergenerazionale ripensa l’integrazione sociale
Nel cuore di Helsingborg, cittadina del sud della Svezia, c’è un condominio che sta riscrivendo le regole della coabitazione sociale. Si chiama SällBo, nome che nasce dall’unione di due parole svedesi: sällskap, che significa compagnia, e bo, casa. Non per nulla questo edificio ospita una comunità particolare, dove anziani a rischio isolamento e giovani migranti, arrivati da soli, condividono spazi e quotidianità. L’idea viene dalla necessità di gestire centinaia di minori stranieri non accompagnati. Molti di questi ragazzi già vivevano nell’edificio, ma la situazione era diventata insostenibile. Lasciati a se stessi, si annoiavano, fumavano facendo scattare gli allarmi antincendio anche nelle ore notturne. Gli altri abitanti del quartiere, prevalentemente anziani, lamentavano un crescente senso di insicurezza.
Quando la necessità diventa opportunità
Helsingborgshem, la società immobiliare finanziata dal consiglio comunale, aveva già in programma di restaurare l’edificio per farne una residenza pubblica per anziani. Ma poi ha scelto una strada diversa. Ha affidato a Dragana Curovic, una sua dipendente, il compito di trovare il modo di far convivere armoniosamente sia i giovani rifugiati – ormai maggiorenni e con permesso di soggiorno valido – sia gli anziani bisognosi di assistenza. È nato così un modello di convivenza intergenerazionale con una particolarità: perché il condominio non diventasse un ghetto serviva un terzo gruppo di persone che facesse da collante, sia tra gli ospiti stessi che tra questi e il resto della società svedese.
Coabitazione abitativa: tre generazioni sotto uno stesso tetto
Dei 51 appartamenti che compongono SällBo, 31 sono abitati da persone over 65. Altri 10 ospitano giovani stranieri, in maggioranza afghani. I restanti 10 sono assegnati a ragazzi ben integrati nella società locale, non necessariamente svedesi di nascita, ma con famiglie stabili, una solida rete di amicizie, un percorso scolastico regolare e una perfetta conoscenza della lingua e del sistema svedese. Ogni abitante è scelto per creare una comunità il più possibile eterogenea: personalità e interessi diversi. Ma anche differenti estrazioni economiche ed educative, vari orientamenti sessuali e sistemi di valori. L’obiettivo è rendere l’esperimento di integrazione il più completo possibile.
Affitto calmierato e spazi comuni
Tutti gli appartamenti sono molto simili tra loro: bilocali con soggiorno-cucina, camera, bagno e un terrazzo abbastanza ampio. Gli affitti variano tra i 425 e i 540 euro al mese, cifre ben al di sotto del mercato privato di Helsingborg. Elettricità, acqua, riscaldamento e uno spazio in cantina sono inclusi nel prezzo. Questa uniformità abitativa serve a mettere tutti sullo stesso piano, a evitare che nascano gerarchie basate sulla qualità dell’alloggio. Ma il vero segreto di SällBo sta nella cura degli spazi comuni. All’interno le pareti sono dipinte di giallo, un colore che è facilmente distinguibile per chi soffre di problemi di vista legati all’età. I mobili e le decorazioni non sono stati comprati, ma portati dai residenti stessi e messi a disposizione di tutti. Su ogni piano si trova una grande cucina comune e una stanza degli hobby. Una di queste si è trasformata in uno studio artistico con cavalletti e pennelli, dove un’ex insegnante d’arte tiene corsi di pittura per i giovani. Su un terrazzo comune cresce un piccolo orto.
Quando le solitudini si incontrano e si trasformano
In un giorno qualunque infrasettimanale, passeggiando negli spazi comuni di SällBo, si possono vedere ragazzi che lavorano al computer, anziani impegnati in esercizi di ginnastica, signore che collaborano al completamento di puzzle giganteschi. La convivenza intergenerazionale funziona perché mette in comunicazione bisogni complementari. Sono necessità che si incastrano perfettamente, se accompagnate nel modo giusto. Gli anziani possono spiegare la storia locale, i valori, il contesto socioeconomico in cui i ragazzi si sono ritrovati da un giorno all’altro. I giovani ricambiano con le loro competenze digitali e la capacità di orientarsi nel mare delle informazioni quotidiane, distinguendo ciò che è vero da ciò che è falso.
Un modello di coabitazione intergenerazionale diffuso
SällBo rappresenta un esperimento unico, ma negli ultimi anni progetti con finalità simili stanno nascendo in diverse parti del mondo. A Deventer, nei Paesi Bassi, esiste una casa di cura che offre alloggio gratuito a sei studenti universitari in cambio di almeno trenta ore al mese trascorse insieme agli altri residenti anziani. In Oregon sono state create comunità che uniscono famiglie affidatarie di bambini orfani e appartamenti per anziani, con l’obiettivo di creare reti di cura reciproca e ridurre l’isolamento sociale. Anche San Marino ha approvato la legge sulla coabitazione intergenerazionale, che mette in connessione giovani e anziani per affrontare insieme l’emergenza abitativa e la solitudine. Canoni calmierati al 50% del mercato e un nuovo modello di solidarietà tra generazioni. Diverse cittadine svedesi stanno cercando di replicare, in parte o integralmente, l’esperimento di Helsingborg. Altre sono ancora in fase di progettazione. L’interesse crescente dimostra che la convivenza intergenerazionale risponde a un bisogno reale e diffuso nelle società contemporanee, dove solitudine e isolamento colpiscono sempre più persone, giovani e anziane.
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