Il russamento è un disturbo sottovalutato che può provocare apnee notturne, sonnolenza diurna e aumentare il rischio cardiovascolare
Russare può sembrare un disturbo innocuo, magari motivo di ironia tra partner o familiari. Eppure, in Italia riguarda il 54% della popolazione tra i 15 e i 74 anni – oltre 24 milioni di persone – e può nascondere problemi di salute seri. Si parla in questi casi di roncopatia, un termine tecnico per indicare il russamento patologico, che di frequente può sfociare nella sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS). Un disturbo che, se non riconosciuto e trattato, ha implicazioni gravi, coinvolgendo cuore, cervello, metabolismo e sicurezza quotidiana.
Roncopatia: i tre volti del disturbo
La roncopatia però non è tutta uguale. Gli specialisti distinguono, infatti, tre forme principali:
1. Roncopatia semplice: russamento continuo, non associato a problemi respiratori. Non compromette la salute ma disturba spesso chi dorme accanto.
2. Roncopatia patologica: compromette la qualità del sonno del paziente, pur in assenza di apnee evidenti. Chi ne soffre si sveglia spesso stanco.
3. Roncopatia apneica: è la forma più pericolosa, con interruzioni del respiro e conseguenze sistemiche.
Over 50: i più colpiti dal disturbo del russamento
Tra i 50 e i 69 anni, la prevalenza della roncopatia apneica è particolarmente elevata: lo studio pubblicato su Lancet Respiratory Medicine nel 2019 stima che, a livello mondiale, questa fascia d’età costituisca la maggioranza dei 936 milioni di individui affetti, con 456 milioni di casi gravi. Nella popolazione italiana, invece, i dati rivelano che il 54% degli adulti tra i 15 e i 74 anni soffre di roncopatia, ma è proprio tra gli over 50 che si osserva un aumento dell’incidenza. Complice l’invecchiamento dei tessuti e la maggiore frequenza di patologie croniche.
Roncopatia, colpisce un uomo su quattro e peggiora con l’età
Gli uomini over 50 risultano essere i più esposti: la prevalenza tra i maschi raggiunge il 24%, contro il 9% nelle donne, un divario che si accentua con l’avanzare dell’età, soprattutto dopo la menopausa, quando la protezione ormonale femminile si riduce. A partire dai 60 anni, il rischio aumenta ulteriormente, anche per la presenza di fattori aggravanti come l’ipertensione, le aritmie cardiache e la perdita di tono muscolare delle vie aeree superiori. La roncopatia in queste fasce di età non solo compromette la qualità del sonno, ma è spesso associata a una maggiore probabilità di incidenti stradali e a un declino cognitivo progressivo, con effetti significativi sulla salute e sulla sicurezza quotidiana.
Apnee notturne: le conseguenze sulla salute
Russare non significa sempre essere malati, ma la roncopatia apneica – il tipo più grave – è una patologia cronica a tutti gli effetti. Si manifesta con pause respiratorie durante il sonno, sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione e disturbi della memoria. Nei casi peggiori, è correlata a ipertensione, aritmie cardiache, diabete e aumento del rischio di ictus. Un dato preoccupante: il 22% degli incidenti stradali è attribuibile alla sonnolenza causata da apnee notturne non trattate. Un segnale di quanto questo disturbo possa avere effetti anche sulla sicurezza pubblica.
Diagnosi e nuove frontiere della terapia
Negli ultimi anni, la diagnosi della roncopatia ha fatto passi avanti significativi. Una delle tecniche più efficaci è la Sleep Endoscopy, un esame endoscopico eseguito durante un sonno farmacologicamente indotto che consente di osservare in tempo reale i punti critici dell’ostruzione. Anche le terapie sono in evoluzione. Accanto alle tecniche chirurgiche sempre più mininvasive, si diffondono soluzioni odontoiatriche come i dispositivi orali di avanzamento mandibolare, che migliorano la pervietà delle vie aeree. Sono inoltre in sperimentazione trattamenti farmacologici capaci di tonificare la muscolatura e migliorare la qualità del sonno.
Nasce l’Accademia Italiana di Roncologia
Il russamento patologico non incide solo sulla salute individuale. Secondo un’indagine del Cergas SDA Bocconi, la roncopatia costa all’Italia circa 31 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, solo una minima parte dei pazienti riceve una diagnosi corretta e tempestiva. Meno del 3% delle persone affette da roncopatia apneica si rivolge al medico, e solo la metà di queste trova uno specialista in grado di identificarla. A studiare il fenomeno è oggi una disciplina medica a sé stante: la roncologia. Per promuoverne lo sviluppo e la diffusione, è nata l’Accademia Italiana di Roncologia (AIR). L’obiettivo dell’AIR è duplice: sensibilizzare il pubblico e i professionisti e favorire l’aggiornamento e la collaborazione scientifica. Come sottolinea Fabrizio Salamanca, presidente di AIR, “la nostra Accademia nasce per offrire un punto di riferimento scientifico, promuovere la formazione continua e stimolare i giovani medici ad approfondire un tema ancora troppo sottovalutato”.
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