L’analisi mondiale sui fondi destinati alla lotta contro i tumori rivela forti squilibri geografici
Un’indagine pubblicata su The Lancet Oncology svela la geografia mondiale dei finanziamenti destinati alla ricerca oncologica, rivelando forti disparità tra continenti e strategie di investimento profondamente diverse. I numeri, di fatto, mostrano una storia di squilibri che, per gli esperti, potrebbero influenzare il futuro della medicina oncologica mondiale. Lo studio ha analizzato quasi 108mila borse di studio assegnate tra il 2016 e il 2023, mappando un tesoro da 51,4 miliardi di dollari destinato alla ricerca sul cancro. Un’analisi che include fondi governativi e filantropici, escludendo però gli investimenti privati delle aziende farmaceutiche. E che disegna una mappa mondiale delle priorità nella lotta contro una delle principali cause di morte al mondo.
Il predominio americano nei finanziamenti globali
Gli Stati Uniti si confermano la superpotenza indiscussa nel finanziamento della ricerca oncologica mondiale. Con 25,2 miliardi di euro investiti in otto anni l’America copre il 57% di tutti i fondi destinati alla ricerca sul cancro nel mondo. Questa leadership si traduce in una concentrazione di risorse che ha implicazioni profonde per l’intero panorama scientifico mondiale. I centri di ricerca statunitensi attraggono i migliori talenti internazionali, mentre le scoperte e le innovazioni tendono a nascere prevalentemente in territorio americano. Creando un circolo virtuoso di eccellenza che però rischia di lasciare indietro altre aree del mondo. Il finanziamento americano proviene da una combinazione di fondi federali, principalmente attraverso i National Institutes of Health, e da importanti fondazioni filantropiche private che hanno fatto della lotta al cancro una priorità assoluta. Questo modello misto pubblico-privato rappresenta un esempio unico al mondo per dimensioni e coordinamento strategico.
L’Europa nella corsa alla ricerca oncologica
Con 7,4 miliardi di euro, l’Europa copre il 16,8% del totale mondiale. La Germania emerge come il locomotore europeo della ricerca sul cancro, con 610 milioni di euro investiti negli otto anni analizzati. Particolarmente interessante è il trend europeo. Mentre a livello globale gli investimenti nella ricerca oncologica hanno mostrato una diminuzione anno dopo anno, l’Unione Europea ha mantenuto una crescita costante. Il dato suggerisce che la ricerca sul cancro viene considerata un investimento prioritario, indipendentemente dalle fluttuazioni economiche globali. Il Regno Unito, pur non facendo più parte dell’Unione Europea, mantiene una posizione di rilievo con l’11,1% dei finanziamenti mondiali, pari a 4,9 miliardi di euro. Questo dato conferma la tradizione britannica di eccellenza nella ricerca biomedica e l’importanza strategica attribuita alla lotta contro i tumori.
I protagonisti asiatici e il ruolo emergente della Cina
Il Giappone si conferma una potenza scientifica consolidata, con il 3,6% degli investimenti globali pari a 1,6 miliardi di euro, combinando tradizione tecnologica e innovazione medica. La Cina rappresenta invece una delle sorprese più significative dell’analisi. Con il 2,6% dei finanziamenti mondiali, equivalenti a 1,3 miliardi di euro, il gigante asiatico dimostra una crescita impressionante negli investimenti in ricerca biomedica, parte di una strategia più ampia di leadership tecnologica globale. Questi dati assumono particolare rilevanza considerando la dimensione demografica cinese e l’incidenza crescente dei tumori nella popolazione. La Cina sta rapidamente costruendo un’infrastruttura di ricerca moderna che potrebbe trasformare il panorama mondiale della ricerca oncologica nei prossimi decenni. L’Australia, con il 2,9% dei finanziamenti globali, dimostra come anche paesi di dimensioni demografiche limitate possano giocare un ruolo significativo nella ricerca internazionale, grazie a investimenti mirati e strutture di eccellenza scientifica.
Le aree di ricerca privilegiate e quelle trascurate
L’analisi rivela non solo dove vengono allocati i fondi geograficamente, ma anche come vengono distribuiti tra le diverse tipologie di ricerca. Il 76% dei finanziamenti mondiali è destinato alla ricerca di laboratorio, in particolare per gli studi sul cancro al seno, i tumori del sangue e le sperimentazioni cliniche. Il cancro al seno, in particolare, beneficia di una sensibilizzazione pubblica eccezionale e di campagne di raccolta fondi particolarmente efficaci. Tuttavia, emergono anche gravi squilibri nella destinazione delle risorse. La ricerca sulla chirurgia oncologica e la radioterapia risultano, ad esempio, gravemente sottofinanziati. Questo squilibrio ha implicazioni pratiche enormi: mentre si sviluppano terapie innovative e costose, spesso accessibili solo nei paesi ricchi, rimangono indietro tecniche terapeutiche che potrebbero beneficiare un numero molto maggiore di pazienti, specialmente nei paesi in via di sviluppo.
Il divario tra paesi ricchi e poveri
Forse il dato che più colpisce riguarda la distribuzione geografica degli investimenti. I paesi a basso reddito hanno ricevuto appena 48,4 milioni di euro negli otto anni di studio, una cifra praticamente trascurabile rispetto ai miliardi investiti dalle nazioni sviluppate. Questa disparità crea un circolo vizioso. I paesi poveri, dove l’incidenza del cancro cresce più rapidamente per l’invecchiamento demografico e i cambiamenti negli stili di vita, sono esclusi sia dalla ricerca che dallo sviluppo di soluzioni terapeutiche adeguate. “Le disuguaglianze negli investimenti tra nazioni possono portare a uno squilibrio nei tumori che possiamo affrontare e nelle aree del mondo”, avverte Michael Head, autore principale dello studio. Il problema si aggrava considerando che molte forme tumorali prevalenti nei paesi poveri, come alcuni tumori legati a infezioni virali o batteriche, ricevono finanziamenti limitati proprio perché non rappresentano priorità per i paesi ricchi che dominano il panorama della ricerca.
Le minacce future ai finanziamenti globali
L’analisi mette in guardia anche sui rischi futuri per il finanziamento della ricerca oncologica mondiale. I ricercatori esprimono particolare preoccupazione per i possibili tagli ai fondi americani destinati alla cooperazione internazionale, che potrebbero aggravare ulteriormente le disparità già esistenti. Questa prospettiva assume rilevanza particolare considerando che gli Stati Uniti non solo dominano i finanziamenti complessivi, ma rappresentano anche una fonte importante di sostegno per la ricerca nei paesi in via di sviluppo attraverso programmi di cooperazione internazionale e partnership scientifiche. La volatilità politica nei finanziamenti alla ricerca rappresenta una minaccia costante per la continuità degli studi oncologici. I tempi della ricerca scientifica, che richiedono investimenti sostenuti per anni o decenni, mal si conciliano con i cicli politici brevi e le priorità mutevoli dei governi.
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