Il rapporto “Lancet Countdown” mostra come dal 2012 al 2021 i decessi legati alle ondate di calore siano più che duplicati rispetto agli anni Novanta. Crescono inquinamento atmosferico, siccità e perdite economiche. L’immobilismo nell’abbandono dei combustibili fossili si traduce in migliaia di vittime ogni anno.
Un bilancio sanitario che allerta
Il cambiamento climatico sta avendo un impatto sempre più marcato sulla salute degli italiani. A confermarlo è il nono rapporto del Lancet Countdown on Health and Climate Change, uno degli studi più autorevoli sul legame tra clima e salute, realizzato da 128 ricercatori dell’University College di Londra in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I dati relativi all’Italia mostrano una situazione in peggioramento su diversi fronti. Dalle temperature estreme all’inquinamento, passando per la siccità e le conseguenze sulla produttività economica. Tra il 2012 e il 2021, si sono registrati circa 7.400 decessi all’anno correlati al caldo eccessivo, una cifra che rappresenta più del doppio rispetto alla media rilevata nel periodo 1990-1999.
Nel 2024 gli abitanti del nostro Paese sono stati esposti in media a 46 giorni di ondate di calore. Di questi, 33 giorni (pari al 72% del totale) non si sarebbero verificati senza il riscaldamento globale. Rispetto agli anni Novanta, nel 2024 si sono registrate in media 434 ore in più di temperature troppo elevate per svolgere attività fisiche all’aperto senza rischi per la salute.
Inquinamento atmosferico: il primato negativo europeo
L’Italia detiene il primato europeo per mortalità da inquinamento atmosferico legato ai combustibili fossili liquidi e gassosi. Nel 2022 si sono registrati 41 decessi ogni 100mila abitanti, per un totale di 63.700 morti attribuibili alle polveri sottili PM2.5 di origine antropica. Di questi, 27.800 decessi sono stati associati alla combustione di combustibili fossili, con la benzina utilizzata nei trasporti su strada che ha contribuito a 19.900 vittime. Anche l’uso di biomassa solida nel settore domestico ha pesato in modo significativo, causando 19.900 decessi per esposizione all’inquinamento esterno.
Tra il 2019 e il 2023, quasi il 99% della popolazione italiana è stata esposta a livelli giornalieri di PM10 superiori ai limiti massimi raccomandati dall’OMS.
Gli incendi boschivi rappresentano un’altra fonte crescente di inquinamento: tra il 2020 e il 2024, il fumo degli incendi ha causato una media stimata di 1.100 morti all’anno. I giorni ad alto rischio di incendi sono saliti a 9,9 nel 2024, contro gli 8,8 del decennio 2003-2012. Nel 2022, le emissioni di CO₂ derivanti dalla combustione di combustibili fossili hanno raggiunto 310.289 chilotonnellate. Nonostante alcuni segnali positivi – i decessi per PM2.5 sono diminuiti del 27% rispetto al 2010 – il quadro generale rimane allarmante e indica come l’abbandono delle fonti fossili sia una leva fondamentale per ridurre l’impatto sanitario.
Economia sotto stress e territorio in sofferenza
Le conseguenze del cambiamento climatico non riguardano solo la salute umana, ma anche la produttività e l’economia. Nel 2024, l’esposizione al calore ha comportato una perdita di 364 milioni di ore di lavoro potenziali, equivalenti a un record di 15 ore a persona e a un aumento del 181% rispetto al periodo 1990-1999.
Il settore edile ha rappresentato il 40% di queste perdite. Sul fronte della siccità, il 60,9% del territorio italiano ha subito almeno un mese di siccità estrema all’anno nel quinquennio 2020-2024, rispetto al 13,1% del periodo 1951-1960. Le temperature medie della superficie del mare nelle acque costiere italiane risultano superiori di 1,42 gradi centigradi rispetto alla media del periodo 1981-2010, un fattore che mette a rischio la sicurezza alimentare e idrica.
Sul piano alimentare, nel 2022 carne rossa e latticini rappresentavano ancora il 55% di tutte le emissioni associate al consumo di prodotti agricoli nel nostro Paese. Tuttavia, le emissioni legate a questo fattore sono diminuite del 40% dal 2000. Il rapporto evidenzia come una dieta squilibrata abbia conseguenze dirette sulla mortalità: nel 2022 si sono verificati 71.173 decessi associati a un consumo insufficiente di alimenti nutrienti di origine vegetale, mentre 42.438 morti sarebbero attribuibili a un consumo eccessivo di latticini, carne rossa e carni lavorate. Il passaggio a diete più equilibrate e a sistemi agricoli sostenibili potrebbe ridurre in modo significativo inquinamento, gas serra e deforestazione, con benefici potenziali stimati in oltre dieci milioni di vite salvate all’anno a livello globale.
Verde urbano carente
Anche lo sviluppo del verde nelle città rappresenta un problema strutturale. Cinque città italiane su sei con più di 500mila abitanti sono classificate con un livello di verde urbano molto basso. Milano rientra in questa categoria. Il livello medio di verde urbano in Italia è rimasto praticamente invariato dal 2015, un dato che contrasta con la necessità di aumentare le aree verdi per mitigare gli effetti delle ondate di calore e migliorare la qualità dell’aria. Sul fronte economico, l’Italia continua a sovvenzionare i combustibili fossili per un valore di 30,2 miliardi di dollari, pari al 15,5% della spesa sanitaria nazionale. Il rapporto evidenzia come questo tipo di politiche sia in contraddizione con gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di tutela della salute pubblica.
Gli autori del report sottolineano che le soluzioni per evitare una catastrofe climatica sono già disponibili. Dalla crescita dell’energia pulita all’adattamento delle città, l’azione è in corso e produce benefici reali per la salute. Tuttavia, è necessario mantenere lo slancio e accelerare la transizione. La rapida eliminazione dei combustibili fossili rimane la leva più potente per rallentare il cambiamento climatico e proteggere le vite umane.
I progressi fino a oggi raggiunti rischiano di essere vanificati dall’aumento della produzione di combustibili fossili. Le cento maggiori compagnie energetiche mondiali hanno incrementato la produzione prevista. E con i numeri attuali le loro emissioni di gas serra porterebbero a superare di quasi tre volte i livelli compatibili con un aumento della temperatura non superiore a 1,5 gradi centigradi entro il 2040.
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