Secondo l’ultimo rapporto Istat, la Liguria si conferma la regione più longeva d’Italia, con un’età media quasi pari a 50 anni e una concentrazione di centenari tra le più alte del Paese.
Una popolazione sempre più longeva
L’Italia resta tra i Paesi più anziani al mondo e l’ultimo rapporto diffuso dall’Istat sui centenari al 1° gennaio 2025 conferma una tendenza ormai consolidata. Aumentano le persone che superano la soglia dei 100 anni e si allarga il fronte degli ultracentenari. Nel complesso, il dato nazionale si conferma elevato, con differenze territoriali significative e regioni che si distinguono per una particolare propensione alla longevità.
All’interno di questo quadro, la Liguria rafforza la sua posizione storica, con un’età media della popolazione che sfiora i 50 anni e una quota pari a 59,4 centenari ogni 100mila residenti. Si tratta di un dato che colloca la regione ai vertici nazionali e che rappresenta la fotografia di un territorio da tempo caratterizzato da un progressivo invecchiamento della struttura demografica. Il fenomeno riguarda soprattutto le aree costiere e urbane, dove la popolazione anziana incide in modo più marcato sul totale dei residenti.
I numeri del fenomeno: regioni e province
Secondo il rapporto, in termini relativi è il Molise a presentare la più alta concentrazione, con circa 61 centenari ogni 100mila abitanti. Tuttavia, la piccola dimensione demografica della regione influisce sul valore statistico, mentre la Liguria emerge con un volume molto più consistente. Al terzo posto si collocano Friuli-Venezia Giulia (55,4 centenari ogni 100mila abitanti) e Toscana (49,1), confermando un trend che coinvolge aree dove servizi, qualità dell’ambiente e stili di vita svolgono un ruolo determinante.
Anche a livello provinciale i dati rivelano particolarità degne di nota. Isernia risulta la provincia con la maggior concentrazione di centenari, pari a 78,7 ogni 100mila residenti, seguita da Nuoro (65,5) e da Siena e Gorizia, entrambe con 63,5. Subito dietro emergono province liguri come Imperia (61,2), Genova (61,1) e La Spezia (61,0), a conferma di un radicamento territoriale profondo del fenomeno.
Per quanto riguarda i semi-supercentenari, ovvero le persone tra i 105 e i 110 anni, la Valle d’Aosta presenta il valore più alto, con 2,4 ogni 100mila abitanti. La Liguria segue con 2,3, davanti a Marche (2,0) e Basilicata (1,9). Nella regione, al 1° gennaio 2025 si contano 35 residenti oltre i 105 anni: 20 a Genova, 8 a Imperia, 5 a La Spezia e 2 a Savona. Un dato che testimonia come la longevità continui a interessare in modo trasversale le diverse aree del territorio.
Fattori culturali e sociali dell’invecchiamento attivo
Oltre alle variabili demografiche, l’Istat evidenzia un elemento che incide in modo significativo sulla qualità della vita degli anziani: oltre l’89% dei centenari in Italia vive in famiglia. Questo fattore, in un contesto di riduzione progressiva dell’assistenza pubblica, assume un valore importante e segnala la centralità del supporto domestico.
La presenza di reti familiari solide contribuisce alla gestione quotidiana delle fragilità, riduce il rischio di isolamento e favorisce la continuità delle abitudini personali.
Molti dei territori più longevi sono legati a contesti rurali, piccoli centri e comunità coese. L’esempio più noto è quello delle cosiddette “Blue Zone”, aree del mondo caratterizzate da un’elevata concentrazione di ultracentenari, tra cui spicca la Sardegna. Nelle province interne dell’isola permangono condizioni ambientali che incoraggiano una dieta mediterranea più autentica, maggiore socialità e attività fisica moderata ma costante. Elementi che, nel lungo periodo, incidono sulla durata e sulla qualità della vita.
I record italiani
La tradizione della longevità ligure trova riscontro anche nella storia recente. La regione compare infatti nelle classifiche nazionali dei supercentenari più longevi di sempre. Tra le figure più note spicca la genovese Virginia Dighero, scomparsa nel 2005 all’età di 114 anni e 4 giorni, per anni considerata una delle donne più anziane al mondo. Per quanto riguarda gli uomini, l’imperiese Giovanni Ligato raggiunse i 111 anni e 13 giorni nel 2012, contribuendo a consolidare ulteriormente la reputazione locale.
Questi casi individuali, pur non determinando i trend generali, restituiscono l’immagine di un patrimonio culturale che valorizza abitudini e stili di vita improntati alla moderazione. Nei territori dove l’aspettativa di vita aumenta, si registrano spesso indicatori positivi relativi alla partecipazione sociale, al mantenimento di attività quotidiane e al coinvolgimento all’interno delle comunità locali.
Le implicazioni per il Paese
Un’Italia sempre più longeva pone nuovi limiti e nuove opportunità. La crescita dei centenari e dei semi-supercentenari incide sulla pianificazione dei servizi sanitari, sulla tenuta del sistema previdenziale e sulla disponibilità di reti assistenziali adeguate. La fotografia scattata dall’Istat conferma quindi un’evoluzione complessa; ma non priva di elementi positivi.
La longevità crescente rappresenta il risultato di miglioramenti sanitari, abitudini consolidate e, in molti territori, coesione sociale. Allo stesso tempo, richiede risposte strutturate per garantire che gli anni in più siano anche anni di buona salute. La Liguria, con la sua storia e i suoi numeri, resta un laboratorio naturale da osservare con attenzione. Mentre il resto del Paese continua a misurarsi con le trasformazioni demografiche che ne ridisegnano, costantemente, il profilo.
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