Sessant’anni fa su una scrivania di New York nasce il futuro dell’informatica
Il 15 ottobre 1965 segna una svolta nella storia della tecnologia: alla Business Equipment Manufacturers Association Show di New York, Olivetti mostra al mondo una macchina destinata a cambiare per sempre il rapporto tra uomo e computer. Un oggetto bianco e compatto, in grado di stare su una scrivania, diversamente dai grandi scatoloni elettronici fino ad allora in uso. È la Programma 101, ribattezzata “Perottina” dal nome del suo inventore: l’ingegnere torinese Pier Giorgio Perotto. Quella scatola di 48 per 61 centimetri, alta diciannove, è l’inizio di una rivoluzione democratica: per la prima volta una macchina a programma memorizzabile diventa accessibile a persone comuni, senza specializzazioni informatiche.
Quando il capitalismo aveva un’anima
Programma 101 nasce a Ivrea, dove Adriano Olivetti aveva creato un laboratorio sociale. Nel 1962 arriva Pier Giorgio Perotto, a capo di un piccolo gruppo: Giovanni De Sandre, Gastone Garziera e Giancarlo Toppi. L’obiettivo è spezzare il monopolio dei tecnici in camice bianco, gli unici a dialogare con i mastodontici computer aziendali. Il gruppo immagina una macchina utilizzabile da chiunque, in un’epoca in cui il concetto di “personal computer” non esisteva ancora.
Trentacinque chili di rivoluzione tecnologica
La Programma 101 pesa trentacinque chili ma incorpora una tecnologia all’avanguardia. Ha una stampante integrata e un linguaggio accessibile: centoventi istruzioni organizzate in quindici funzioni, dall’aritmetica alla statistica. Non servono lauree in informatica per farla funzionare. Ma la vera innovazione è la cartolina magnetica. Funziona come memoria esterna portatile, capace di contenere circa 480 caratteri tra programmi e dati. Si inserisce, registra, si archivia, si rilegge. È l’antenato del floppy disk, una forma primitiva, ma concreta, di memoria di massa personale. Quelle cartoline permettono di salvare il lavoro, portarlo con sé, modificarlo. Una libertà impensabile nell’epoca dei nastri magnetici ingombranti.
La sfida in pubblico tra Perotto e la sua macchina
Nell’ottobre 1965 la Programma 101 viene presentata al pubblico americano. Per convincere gli scettici Perotto propone una sfida chiamata “Angela game”, un gioco di dadi virtuale. L’ingegnere sfida la sua creazione e perde. Lo speaker annuncia trionfante: “La macchina ha di nuovo battuto il suo creatore!”. La sala esplode in applausi. Il successo è travolgente. Le vendite raggiungeranno 44.000 unità, un numero straordinario considerando il prezzo di 3.200 dollari. La stampa americana conia per la P101 la definizione “desk-top computer”.
Dalla NASA al MOMA: l’eredità che fa storia
Tra gli acquirenti più illustri c’è la NASA, che acquista diversi esemplari della Programma 101 per la missione Apollo 11. David Whittle, programmatore del Johnson Space Center, ricorderà: “Avevamo un computer da scrivania, una specie di supercalcolatrice Olivetti che ricordava sequenze di operazioni su cartoline magnetiche”. La P101 viene impiegata per compilare mappe lunari e calcolare le traiettorie verso la Luna. Anche l’aeronautica americana utilizza la macchina durante la guerra del Vietnam per determinare coordinate di bombardamento, dimostrando versatilità e affidabilità.
Un prodigio italiano da ricordare
Oggi un esemplare è esposto al MOMA di New York nella sezione Architettura e Design, riconoscimento dell’innovazione tecnica ed estetica. Nel 1991 Perotto ricevette il premio Leonardo Da Vinci del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, un riconoscimento tardivo per chi aveva anticipato di oltre un decennio l’era dei personal computer. La Programma 101 fu la dimostrazione che l’informatica poteva uscire dai centri di calcolo per entrare nella vita quotidiana. Quella scatola progettata a Ivrea conteneva l’idea rivoluzionaria che la tecnologia dovesse servire l’uomo, renderlo più libero.
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