Cassa integrazione automatica, turni flessibili, DPI e formazione: le misure del governo per proteggere salute e produttività
Con la firma del nuovo protocollo anti-caldo al Ministero del Lavoro, siglato ieri da governo, associazioni datoriali e sindacati, prende forma un piano nazionale per affrontare in modo strutturato le condizioni climatiche estreme nei luoghi di lavoro. L’obiettivo è tutelare chi opera all’aperto o in ambienti chiusi non climatizzati, senza compromettere la continuità delle attività produttive. L’Italia si attrezza così contro le ondate di calore che mettono a rischio la salute dei lavoratori mentre si segnalano già le prime vittime. Oggi sono 18, da nord a sud, le città da bollino rosso, che – secondo le previsioni – saliranno a 20 nella giornata di domani.
Ammortizzatori sociali estesi per emergenze climatiche
Tra le novità più rilevanti del protocollo anti-caldo, l’attivazione automatica della cassa integrazione ordinaria (CIGO) nei casi di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro per eventi climatici estremi. La misura, valida anche per i lavoratori stagionali in agricoltura, edilizia e turismo, non peserà sul monte ore massimo previsto dalla legge, riconoscendo l’eccezionalità delle interruzioni dovute a caldo eccessivo. Inoltre, le imprese non saranno ritenute responsabili per eventuali ritardi nelle consegne, se dimostrano che gli stop produttivi sono stati imposti da ordinanze o protocolli ufficiali. Un elemento importante per tutelare la sostenibilità economica nei mesi più critici.
Orari flessibili e pause nei momenti più caldi
Un altro pilastro del protocollo anti-caldo riguarda la riorganizzazione degli orari di lavoro. Viene incoraggiata la programmazione delle attività nelle ore più fresche della giornata, con possibilità di anticipare o posticipare i turni, sospendere le mansioni nelle fasce più calde e introdurre pause obbligatorie in aree ombreggiate o climatizzate. Questa strategia mira a ridurre l’esposizione diretta al calore e prevenire situazioni di stress termico, colpi di calore o disidratazione. L’adattamento degli orari diventa così uno strumento di prevenzione, da includere nei Piani di sicurezza e nei Piani operativi delle imprese appaltatrici.
Formazione e dispositivi di protezione per lavorare in sicurezza
Il protocollo anti-caldo prevede anche interventi mirati sulla formazione e sull’equipaggiamento dei lavoratori. Sarà obbligatoria la diffusione di informazioni sui rischi legati al microclima, nonché sulla prevenzione dei sintomi da calore. Le aziende dovranno fornire abbigliamento adeguato alla stagione estiva – come indumenti tecnici, cappelli, creme solari – e garantire la disponibilità di bevande fresche e alimenti idratanti. Fondamentale, inoltre, l’attivazione di un sistema di sorveglianza sanitaria per monitorare la salute del personale, anche in collaborazione con le autorità sanitarie locali. Il monitoraggio costante delle previsioni meteo, tramite il portale ufficiale del Ministero della Salute, sarà responsabilità del datore di lavoro.
Un approccio flessibile per rispondere al cambiamento climatico
Il documento non impone una soglia di temperatura oltre la quale scatta automaticamente lo stop alle attività. Spetta alle imprese e alle parti sociali valutare caso per caso, in base alle specificità territoriali e settoriali. L’approccio è quindi adattivo e preventivo, con la possibilità di estendere l’applicazione del protocollo anti-caldo anche ad altre situazioni meteorologiche estreme, come freddo intenso o eventi eccezionali. Infine, il protocollo punta a diventare un punto di riferimento per i futuri tavoli contrattuali, grazie alla definizione di buone prassi su quattro fronti fondamentali: informazione e formazione, sorveglianza sanitaria, dotazione di DPI e flessibilità organizzativa. Una strategia che guarda alla prevenzione di lungo periodo, in un contesto di cambiamento climatico sempre più impattante.
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