Nel 2024 cresce dell’8,4% il numero di cittadini che non può permettersi cure e medicinali: tra loro, quasi 146mila sono minori. In aumento la spesa privata per farmaci non coperti dal Servizio sanitario nazionale.
Coinvolto mezzo milione di italiani
Quest’anno sono 501.922 le persone che in Italia hanno dovuto chiedere aiuto per ottenere gratuitamente farmaci e cure. Un numero che equivale a 8,5 residenti ogni mille, ma soprattutto un dato in crescita rispetto ai 463.176 dell’anno precedente: l’incremento è dell’8,4%. Sono le cifre che emergono dal XII Rapporto “Donare per curare” realizzato dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria di Banco Farmaceutico, realizzato con il contributo di Ibsa Italy e Aboca e presentato di recente a Roma.
I dati fotografano una realtà critica. Parliamo di cittadini che non sono riusciti a sostenere i costi delle cure non coperte dal Servizio sanitario nazionale e che si sono rivolti alle 2.034 strutture assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico. Ticket per i medicinali, farmaci da banco, prodotti sanitari: tutte spese che pesano sempre di più sui bilanci familiari e che, per molti, sono diventate insostenibili.
Chi sono i “poveri sanitari”
A tracciare l’identikit di chi vive in condizioni di povertà sanitaria è l’Osservatorio di Banco Farmaceutico. Emerge un quadro articolato: la maggioranza è costituita da uomini (51,6% contro il 48,4% di donne) e da persone in età adulta, tra i 18 e i 64 anni, che rappresentano il 58% del totale. Ma il dato che colpisce maggiormente riguarda i minori: sono 145.557, pari al 29% delle persone assistite. Un numero superiore a quello degli anziani, fermi al 21,8% (109.419 persone). Significa che quasi un “povero sanitario” su tre è un bambino o un adolescente.
Dal punto di vista clinico, il rapporto evidenzia che i malati acuti (56%) superano quelli cronici (44%). Questo particolare acquisisce ancora più rilevanza se consideriamo che le patologie acute richiedono spesso interventi tempestivi e farmaci specifici, che diventano un’emergenza economica quando non sono coperti dal sistema pubblico.
La spesa farmaceutica che grava sulle famiglie
I numeri raccontati dal Rapporto si intrecciano con quelli forniti dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Nel 2024 la spesa farmaceutica complessiva delle famiglie italiane ha raggiunto i 23,81 miliardi di euro, con un aumento di 171 milioni rispetto all’anno precedente. Di questa cifra, però, solo 13,65 miliardi (il 57,3%) sono stati coperti dal Servizio sanitario nazionale. Restano 10,16 miliardi – il 42,7% del totale – che i cittadini hanno pagato interamente di tasca propria.
Certo, rispetto al 2023 si registra un calo del 4,6% in questa tipologia di spesa privata. Ma è un miglioramento relativo, quasi effimero, se allarghiamo lo sguardo. Negli ultimi sette anni, dal 2018 al 2024, la quota di spesa farmaceutica completamente a carico delle famiglie è cresciuta di 1,78 miliardi di euro, segnando un aumento del 21,26%. Nel 2018 questa voce ammontava a 8,37 miliardi, oggi siamo arrivati a sfiorare i 10,2.
Un balzo che non può essere ignorato e che pesa in modo particolare sulle fasce più deboli della popolazione.
Tra liste d’attesa e ristrettezze economiche
C’è un altro aspetto che completa il quadro della povertà sanitaria italiana: il fenomeno della rinuncia alle cure. Quasi una persona su dieci (il 9,9%) ha dovuto rinunciare a visite o esami specialistici nei dodici mesi precedenti. Le motivazioni sono duplici. Il 6,8% della popolazione ha rinunciato principalmente a causa delle lunghe liste d’attesa, problema ormai cronico del nostro sistema sanitario.
Ma c’è anche un 5,3% (3,1 milioni di persone) che ha dovuto fare i conti con motivi puramente economici. Questo dato, peraltro, è cresciuto dell’1,1% rispetto al 2023.
Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico, ha commentato i risultati sottolineando che il quadro resta preoccupante per migliaia di famiglie. L’organizzazione aiuta chi non può permettersi le cure attraverso il sostegno di volontari, farmacisti, aziende e cittadini. Ma non basta la risposta immediata al bisogno: serve un lavoro di approfondimento culturale e scientifico per comprendere davvero le esigenze e la dignità di chi vive in povertà.
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