Il Piano nazionale di ripresa e resilienza raggiunge il 57% degli obiettivi, ma i fondi spesi restano al palo. Crescono le anticipazioni, ma settori cruciali come la salute restano fanalino di coda.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) continua a progredire. Alla fine del 2024, l’Italia ha raggiunto il 57% degli obiettivi previsti, confermando un buon avanzamento formale delle riforme e dei progetti. Tuttavia, la distanza tra il completamento degli indicatori e la reale capacità di spesa resta ampia. È quanto emerge dall’ultima relazione semestrale della Corte dei Conti al Parlamento, un documento di 290 pagine che mette nero su bianco il doppio volto del Pnrr: i progetti avanzano, ma i fondi non vengono spesi con la stessa velocità.
Pnrr e Corte dei Conti: indicatori in crescita, ma spesa reale in affanno
Secondo la Corte, gli indicatori fissati con l’Unione Europea testimoniano un buon livello di avanzamento. Spiccano i risultati in ambiti come la connettività (71%), la formazione (70%) e il personale, dove gli obiettivi sono già stati superati. Più lenta invece l’attuazione nei trasporti, con appena il 13% degli indicatori completati, a causa della complessità dei progetti e dei tempi lunghi richiesti per pianificazione e realizzazione. Ma è sul fronte della spesa effettiva che si registrano le maggiori criticità. A fine 2024 risultano utilizzati 63,9 miliardi di euro, pari al 44% del totale previsto. Nell’ultimo anno sono stati spesi appena 18,8 miliardi in più, segnando un incremento del 12% rispetto al 2023: un ritmo insufficiente per rispettare la tabella di marcia.
Le missioni a due velocità
Il divario tra missioni è marcato. La prima missione, che include digitalizzazione, innovazione e cultura, guida la classifica con una spesa pari al 48% del totale previsto. Seguono infrastrutture (37,7%) e rivoluzione verde (36,1%). In fondo, però, troviamo inclusione sociale e coesione (meno del 20%) e, soprattutto, salute, con dati preoccupanti che mettono in discussione la capacità di recupero in tempo utile. La Corte sottolinea che il 71% delle misure ha speso meno del 25% delle risorse disponibili, e nel 45% dei casi la spesa è sotto il 10%. A fare meglio sono settori come scuola e università (+22,8% e +13,7% rispettivamente), mentre le amministrazioni centrali e le agenzie sono le più in difficoltà (-8%).
Sanità in ritardo: servono sette volte più risorse
Tra i comparti più critici spicca la sanità, uno degli obiettivi principali del Pnrr. Dopo la pandemia, si attendeva un’accelerazione significativa degli investimenti in strutture, digitalizzazione e assistenza territoriale. Ma la realtà appare diversa: secondo la Corte dei Conti, per rispettare le scadenze sarà necessario moltiplicare per sette la spesa finora sostenuta. Uno sforzo enorme, reso ancora più complicato dal fatto che molte opere rientrano nell’ambito dei lavori pubblici, spesso rallentati da iter burocratici e autorizzativi.
Anticipazioni in crescita grazie al Decreto Omnibus
Un segnale positivo arriva invece dal meccanismo delle anticipazioni. Con il Decreto Omnibus (Dl 113/2024), l’anticipo massimo erogabile è stato elevato dal 30 al 90% del valore complessivo dei progetti. La mossa ha avuto un impatto immediato: nel 2024 le anticipazioni hanno raggiunto quota 11,3 miliardi di euro, con un balzo del 34,5% rispetto all’anno precedente. Ad oggi, coprono oltre il 77% della spesa effettiva, contribuendo a far rifiatare l’attuazione finanziaria, sebbene non bastino a sostituire l’effettiva realizzazione dei progetti.
Il Pnrr per idrico e ricerca, due settori sotto la lente della Corte dei Conti
Nella sua analisi, la Corte dei Conti dedica un focus a due settori specifici: il servizio idrico integrato e la ricerca. Il primo riceve 5,34 miliardi dal Pnrr e mostra un andamento positivo: il 94% dei fondi è stato assegnato e il 70% dei progetti già aggiudicato. Restano criticità localizzate soprattutto nel Mezzogiorno, dove i ritardi si concentrano maggiormente. Per la ricerca, invece, il budget è più consistente (19 miliardi), ma lo stato di attuazione è ancora indietro. Finora è stato raggiunto solo il 22% degli obiettivi legati agli investimenti in sviluppo e innovazione. Un dato che riflette la complessità del settore e la necessità di una programmazione più solida.
I prossimi obiettivi ‘sblocca-rata’
Il Pnrr ha davanti a sé una scadenza: 40 obiettivi da raggiungere entro giugno, necessari per sbloccare l’ottava rata di finanziamento da 12,8 miliardi. Tre risultano già centrati, mentre gli altri sono in corso d’opera. Per dieci di questi, le amministrazioni hanno segnalato un livello di difficoltà medio, lasciando intendere che la sfida non è impossibile, ma richiede uno sforzo congiunto. Nel frattempo, si attende la nuova rimodulazione del Piano, più volte annunciata e ancora in fase di definizione. Un intervento che potrebbe ricalibrare le priorità, redistribuire fondi e semplificare ulteriormente le procedure.
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