La città toscana si aggiudica il titolo nazionale battendo quattro competitor con un progetto da 1500 iniziative
Pistoia è la nuova Capitale Italiana del Libro 2026, superando nella selezione finale Carmagnola, Perugia, Nardò e Tito. Il Ministro Alessandro Giuli ha ufficializzato la nomina davanti alla giuria presieduta da Adriano Monti Buzzetti Colella, che ha premiato all’unanimità il dossier pistoiese. Per la città toscana, già Capitale della Cultura nel 2017, si tratta di un ritorno sotto i riflettori a distanza di nove anni. Il progetto vincitore porta con sé un finanziamento ministeriale di 500mila euro, a cui si aggiungono consistenti cofinanziamenti pubblici e privati. Il capoluogo toscano ha ora dodici mesi per realizzare il programma presentato, votato proprio per la sua marcata connotazione sociale.
Il progetto: leggere per affrontare le sfide contemporanee
“L’avventura del leggere, il coraggio di costruire il futuro” è il titolo del dossier che ha convinto la giuria. La proposta pistoiese affronta temi di stringente attualità: povertà educativa, intelligenza artificiale, cambiamento climatico, divario digitale. La lettura viene presentata come strumento di emancipazione e coesione sociale, non come fine a se stessa. La giuria ha apprezzato la coerenza tra obiettivi dichiarati e azioni programmate, sottolineando la qualità progettuale e la visione inclusiva radicata nel tessuto cittadino. Il Ministro Giuli ha dichiarato che essere capitale significa farsi guida di un corpo sociale vivo, riconoscendo al libro la forza di unire persone e alimentare la coscienza civile. L’approccio richiama l’idea platonica del dialogo come fondamento della comunità, trasportata nel contesto contemporaneo.
Un calendario da 1500 appuntamenti
Il programma prevede oltre 1500 iniziative distribuite nel corso dell’anno. Una pianificazione che la giuria ha definito solida e che testimonia la volontà di dare continuità all’azione culturale oltre la durata del titolo. L’obiettivo è portare i libri ovunque, rendendo la lettura pervasiva nella quotidianità cittadina. Il Librobus, biblioteca itinerante, raggiungerà quartieri periferici e frazioni. Il prestito a domicilio si rivolge a chi ha difficoltà negli spostamenti. “Nati sotto il segno dei libri” introduce i neonati alla lettura fin dai primi giorni di vita. Gli speed date letterari propongono un format originale per far incontrare lettori con passioni comuni. Le liste nozze in libreria permettono agli sposi di costruire una biblioteca domestica attraverso i regali degli invitati. Tra le mostre tematiche spiccano “Tracce nei libri” e “Lost in translation”, che esplorano il percorso del testo dalla scrittura alla traduzione. Le “Buste a sorpresa” e “Regala un libro, ricevi un libro” mantengono al centro il rapporto diretto tra individuo e pagina stampata.
Ristoranti e stadi diventano presidi culturali
La scelta alla base del progetto è quella di portare i libri in spazi non convenzionali. Ristoranti, impianti sportivi, musei si trasformeranno in presidi di quella che il dossier definisce “bibliodiversità”. La logica è dunque invertire il paradigma tradizionale: invece di aspettare che i cittadini vadano in biblioteca, sono i libri ad andare dove le persone si trovano naturalmente. Questa capillarità mira ad abbattere le barriere simboliche che ancora separano ampie fasce di popolazione dai luoghi tradizionali della cultura. L’idea è intercettare anche chi non frequenta abitualmente biblioteche e librerie, moltiplicando le occasioni di incontro casuale con la lettura.
Dalla carta stampata alle opportunità di lavoro
Il progetto guarda all’intera filiera produttiva del libro. La collaborazione con i centri per l’impiego prevede attività di ricerca di talenti nel settore editoriale e seminari sulla produzione della carta. Un approccio che coniuga promozione culturale e creazione di opportunità professionali, particolarmente rilevante per i giovani in cerca di occupazione qualificata. Il coinvolgimento di editori locali, librai e artigiani della carta risponde a una visione lungimirante: sostenere la cultura significa anche garantire sostenibilità economica al comparto. In un periodo di trasformazione per i mestieri del libro, Pistoia si candida a diventare laboratorio di nuovi modelli produttivi e distributivi.
Governance partecipata e sostenibilità
Il modello organizzativo prevede il coinvolgimento attivo di rappresentanti dell’editoria locale, librai, bibliotecari, volontari, esercenti, associazioni culturali e cittadini. Una governance inclusiva che garantisce aderenza ai bisogni reali del territorio ed evita iniziative calate dall’alto senza radicamento locale. Il sistema di monitoraggio, affidato a un soggetto esterno, utilizzerà un cruscotto dettagliato di indicatori per garantire trasparenza e capacità di adattamento. Il budget è stato giudicato coerente e orientato all’investimento, con una quota significativa del finanziamento ministeriale destinata all’acquisto di libri. Pistoia riceve il testimone da Subiaco con la responsabilità di dimostrare che il titolo di Capitale Italiana del Libro 2026 può generare trasformazioni durature, non solo eventi effimeri.
© Riproduzione riservata
