Il XIV rapporto “Animali in città” di Legambiente fotografa un Paese con servizi insufficienti e grandi disparità territoriali. Premiati i Comuni virtuosi ma servono interventi strutturali urgenti.
I numeri del pet care italiano
L’Italia non riesce a garantire servizi adeguati alle famiglie con animali d’affezione. È quanto emerso dal XIV rapporto nazionale “Animali in Città”, presentato da Legambiente. La ricerca, condotta con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Amvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, ha analizzato 734 amministrazioni comunali su tutto il territorio nazionale. Il dato più preoccupante riguarda la performance generale: solo il 39,5% (meno di 4 comuni su 10) ha ottenuto una “performance almeno sufficiente” nella gestione degli animali d’affezione.
Il campione analizzato rappresenta appena il 9,3% dei comuni italiani, evidenziando già una scarsa partecipazione delle amministrazioni locali al monitoraggio. Tra i comuni che hanno fornito dati completi, 82 sono costieri (12,7% del totale nazionale) mentre 652 appartengono alle aree interne (9% del totale).
Questi ultimi numeri rivelano come molte amministrazioni non abbiano nemmeno risposto al questionario di Legambiente, sintomo di una generale sottovalutazione del tema. Nel 2023 sale a 85mila, stando ai dati forniti dalle Amministrazioni comunali, il numero dei cani abbandonati (+ 8,6% rispetto al 2022), un incremento che l’associazione ambientalista collega alla crisi economica che colpisce le famiglie italiane.
Il divario tra costa e entroterra
La disparità più evidente emerge confrontando i servizi offerti dai comuni costieri rispetto a quelli dell’entroterra. L’accesso ad aree libere per cani mostra differenze drastiche: disponibili nel 36,2% dei comuni costieri contro appena il 10,4% di quelli interni. Una forbice che si allarga ulteriormente per quanto riguarda i servizi di pensione per animali, presenti nel 57,3% dei comuni della costa ma solo nel 21,9% di quelli dell’entroterra. Anche la gestione del fine vita degli animali presenta lacune significative: solamente il 28% dei comuni costieri e il 10% degli interni ha predisposto regolamenti per cremazione, tumulazione o inumazione.
La problematica dei botti e fuochi d’artificio, fonte di stress per gli animali domestici, è stata affrontata con regolamenti specifici dal 21,9% dei comuni costieri e dall’8,3% di quelli interni. Ancora più limitata risulta la presenza di Sportelli Animali o di un Garante per i diritti degli animali: l’8,5% dei comuni costieri li ha istituiti, contro il 4,4% per quelli interni. Il sostegno economico ai cittadini per la sterilizzazione degli animali è disponibile nel 14,6% dei comuni costieri e solo nel 4,7% di quelli dell’entroterra.
Spiagge “dog-friendly”: un’opportunità mancata
Un aspetto particolarmente critico riguarda l’accesso delle famiglie con animali alle spiagge. Preoccupano anche i cani randagi, ossia quelli senza proprietari che li rivendicano, il cui numero stimato nel 2023 è di 358 mila, con picchi in Lazio, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.
Nonostante la vocazione turistica di molte località costiere, solo il 23,2% dei comuni ha adottato regolamenti per la corretta fruizione delle spiagge da parte delle famiglie con animali. Un dato che Legambiente definisce un “grave ritardo”, considerando le potenzialità del turismo “amico degli animali” in un Paese con oltre 60 milioni di animali d’affezione.
L’assenza di normative specifiche per l’accesso agli arenili rappresenta un’opportunità economica mancata per molte destinazioni turistiche. Il mercato del turismo con animali continua a crescere a livello nazionale ed europeo, con una spesa media per vacanze pet-friendly che supera quella delle famiglie senza animali. Tuttavia l’Italia fatica a intercettarne le potenzialità per mancanza di servizi strutturati e regolamentazioni chiare. Le poche spiagge attrezzate per accogliere cani mostrano invece tassi di occupazione superiori alla media, dimostrando come questo segmento turistico possa contribuire significativamente all’economia locale. La mancanza di coordinamento tra enti locali e operatori del settore balneare impedisce lo sviluppo di una rete integrata di servizi che potrebbe posizionare l’Italia come destinazione di riferimento per il turismo con animali nel Mediterraneo.
I comuni virtuosi e le eccellenze premiate
Non mancano però esempi positivi che dimostrano come sia possibile garantire servizi di qualità. Tra le amministrazioni comunali premiate da Legambiente spicca Napoli, riconosciuta per la copertura sanitaria e l’integrazione tra servizi veterinari e socioassistenziali. San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, eccelle grazie a servizi integrati, un forte attivismo civico e ordinanze comunali efficaci. Modena, invece, viene premiata per l’investimento economico significativo e una regolamentazione urbana completa a tutela del benessere animale.
Anche i piccoli centri mostrano esempi virtuosi: tra i comuni sotto i 5mila abitanti, sono stati premiati Zocca, in provincia di Modena, e Campodolcino, in provincia di Sondrio, per i loro investimenti in educazione civica e progetti sociali adattati al contesto rurale e montano. Tra le Aziende Sanitarie Locali più virtuose si distinguono Napoli 1, Bergamo e Vercelli, che oltre a fornire dati puntuali, integrano meglio i servizi sanitari con quelli comunali operando con proattività.
Le proposte per il rilancio del settore
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha illustrato le proposte dell’associazione per migliorare la situazione.
L’obiettivo è promuovere la firma di 1.000 accordi o patti di comunità in tutto il paese, basati su solide alleanze tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati. La richiesta principale riguarda il rilancio della sanità veterinaria pubblica di prossimità attraverso un piano nazionale che consenta l’assunzione stabile di 6mila veterinari. Le Regioni dovrebbero raggiungere complessivamente 1.000 strutture veterinarie pubbliche, di cui 850 tra canili sanitari e gattili sanitari e circa 150 ospedali veterinari pubblici, distribuite equamente sul territorio.
Alle amministrazioni comunali viene rivolto l’appello di potenziare le aree verdi con libero accesso per le famiglie con cani, valorizzare l’applicazione di regolamenti e ordinanze e rafforzare il senso civico attraverso il supporto di 10mila guardie ambientali e zoofile delle associazioni di volontariato. Secondo i dati raccolti, infatti, le amministrazioni che investono maggiormente nei servizi per animali registrano anche una migliore qualità della vita complessiva per i cittadini, confermando il legame tra benessere animale e benessere della comunità.
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