Gli esperti spiegano l’importanza delle missioni umane sul pianeta rosso per rispondere alla domanda più affascinante: siamo soli nell’universo?
Un gruppo di astronauti e astrofici statunitensi ha pubblicato un rapporto intitolato “Una strategia scientifica per l’esplorazione umana di Marte”. Il documento rappresenta il risultato di due anni di lavoro e identifica le priorità scientifiche per le prime missioni umane su Marte. A coordinare il comitato, Dava Newman del Massachusetts Institute of Technology e Linda T. Elkins-Tanton dell’Università della California – Berkeley, due figure di spicco nel panorama scientifico internazionale. “Stiamo cercando la vita su Marte”, ha dichiarato Newman. La domanda fondamentale – siamo soli nell’universo – rimarrà infatti sospesa tra il dubbio e l’incertezza finché non avremo prove concrete di vita extraterrestre”.
Le tecnologie oggi rendono possibile l’impresa
Il momento sembra propizio. Il Senato americano sta valutando la nomina di Jared Isaacman alla guida della Nasa, un imprenditore determinato a rendere concrete le missioni umane su Marte. Parallelamente, le aziende private SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos stanno sviluppando sistemi di trasporto spaziale riutilizzabili che potrebbero trasformare questo sogno in realtà entro i prossimi vent’anni. “Non si torna indietro”, ha sottolineato Newman con convinzione. “Sta diventando realtà. Possiamo arrivarci. Decenni fa non avevamo le tecnologie necessarie”. Oggi invece gli strumenti tecnologici hanno raggiunto un livello di maturità che rende finalmente possibile quello che fino a poco tempo fa appariva come pura fantascienza.
Gli obiettivi scientifici prioritari
Il rapporto delinea gli obiettivi scientifici prioritari che gli astronauti dovranno perseguire una volta giunti sul pianeta rosso. Tra questi, ricostruire l’evoluzione del pianeta e capire se un tempo presentava condizioni favorevoli alla vita. Strettamente collegata a questo obiettivo c’è la ricerca di prove di vita, passata o presente, che rappresenta la motivazione principale dell’intera missione. Gli scienziati intendono inoltre studiare come i cicli dell’acqua e del carbonio siano cambiati nel corso dei millenni. Un aspetto spesso trascurato riguarda invece l’impatto psicologico, cognitivo e fisico che l’ambiente marziano avrà sugli esseri umani, dati essenziali per pianificare missioni future di lunga durata. Le famose tempeste di sabbia marziane, che avvolgono l’intero pianeta per settimane, rappresentano un fenomeno ancora poco compreso da studiare sul campo. Altrettanto importante sarà concentrarsi sull’estrazione di acqua e sulla produzione di propellente necessario per il viaggio di ritorno.
Vita e ambiente: cosa cercheranno gli astronauti
Gli esperti vogliono verificare se l’ambiente marziano influisce sulla riproduzione e sul genoma di piante e animali, informazioni preziose per eventuali futuri insediamenti permanenti. Similmente, occorrerà determinare la stabilità delle popolazioni microbiche e comprendere quanto la polvere marziana possa risultare dannosa per gli astronauti e le loro attrezzature, un fattore critico per la sicurezza delle missioni umane su Marte. Il rapporto analizza anche diverse tipologie di campagne esplorative per individuare la strategia più efficace. La soluzione ottimale prevede una prima missione di trenta giorni, seguita dall’invio di rifornimenti senza equipaggio per supportare una seconda missione di trecento giorni. Tutte le attività si concentrerebbero in un’area di circa cento chilometri di diametro, caratterizzata da antiche colate laviche e soggetta a tempeste di sabbia.
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