Il mercato degli alimenti “high protein” è in piena espansione, con la pasta proteica in prima linea. L’Osservatorio Immagino ne fotografa il successo, ma i benefici reali riguardano una nicchia specifica di consumatori, come anziani fragili e soggetti malnutriti.
Il fenomeno della pasta proteica
Camminando tra le corsie del supermercato è impossibile non notarli: pacchetti colorati, slogan promettenti, richiami a benessere e forma fisica. La pasta proteica è ovunque, diventata ormai una presenza fissa tra gli scaffali.
Il fenomeno è fotografato con chiarezza dall’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino: nel 2024, ben quattro prodotti alimentari su cento riportavano in etichetta un riferimento all’apporto proteico, rappresentando il 5,3% del fatturato del comparto alimentare.
Pur con una leggera frenata nelle vendite, il segmento si conferma solido. Ma viene da chiedersi: questa corsa alle proteine ha davvero una base nutrizionale? O stiamo cedendo, ancora una volta, al fascino di una moda?
Proteine al posto dei carboidrati
Molti hanno ridotto il consumo di pasta e pane in favore di una dieta più ricca di proteine. Ecco allora che la pasta proteica si propone come soluzione: meno carboidrati, più proteine. Se la pasta tradizionale contiene circa il 12-13% di proteine, le versioni “potenziate” arrivano anche al 30%, abbassando allo stesso tempo i carboidrati al 40-60%.
I metodi per ottenere questi numeri sono vari. C’è chi usa solo farine di legumi (distributori come Felicia, Conad o Barilla) e chi invece parte dalla semola di grano duro arricchita con farine di legumi, glutine di frumento o proteine isolate di soia e piselli (come De Cecco, La Molisana o Sgambaro). Risultato: più proteine, ma anche un prezzo che lievita, con confezioni che possono costare dai 6 ai 12 euro al chilo, contro i 2 euro della pasta classica.
Chi ne ha davvero bisogno
Secondo il medico dietologo Antonio Pratesi, la risposta per la maggior parte delle persone è no.
La tendenza a demonizzare i carboidrati, sostiene, è fuorviante. I veri nemici della salute sono gli zuccheri semplici, non i carboidrati complessi come quelli della pasta integrale.
Le proteine sono fondamentali, certo, ma servono in quantità molto più modeste di quanto il marketing ci suggerisca. I nuovi LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) fissano il fabbisogno quotidiano a 0,9 grammi di proteine per chilo di peso corporeo. Per un uomo di 70 kg sono circa 63 grammi al giorno, per una donna di 55 kg poco più di 50. Nella maggior parte dei casi, questi valori vengono abbondantemente raggiunti – e spesso superati – con la dieta abituale.
Quando il troppo non fa bene
Consumare troppe proteine, soprattutto di origine animale, può avere conseguenze indesiderate per l’organismo. Un eccesso può favorire l’aumento dell’IGF-1, un ormone che stimola la crescita cellulare e che, se elevato in età adulta, è stato collegato a un maggior rischio di sviluppare tumori come quello al colon-retto, alla mammella e alla prostata. Inoltre, carichi proteici elevati possono affaticare reni e fegato, soprattutto in soggetti predisposti o con patologie pregresse.
Nemmeno gli sportivi, spesso bersaglio privilegiato del marketing “high protein”, hanno realmente bisogno di integrazioni proteiche particolari. Il loro maggiore dispendio energetico viene generalmente compensato da una dieta più ricca e varia, che garantisce già un adeguato apporto di tutti i nutrienti, proteine incluse. Allenamento e costanza restano i veri alleati della performance, più delle proteine in eccesso.
Una pasta utile, ma solo per alcuni
Eppure, ci sono casi in cui la pasta proteica può davvero fare la differenza. È il caso, spiega ancora Pratesi, delle persone in stato di malnutrizione calorico-proteica, in particolare gli anziani fragili.
Dopo i 65 anni, il fabbisogno proteico cresce fino a 1,1 grammi per chilo di peso, per contrastare la perdita di massa muscolare (sarcopenia). Per chi vive in RSA, è ricoverato o ha patologie croniche, raggiungere i 25-30 grammi di proteine per pasto è fondamentale. In questi casi, un alimento denso di nutrienti e facile da preparare come la pasta proteica diventa un alleato concreto.
Moda o scelta consapevole?
La pasta proteica è un prodotto interessante, ma non per tutti. È un’ottima soluzione in casi specifici, ma non un obbligo per la popolazione sana. Se inserita in una dieta mediterranea equilibrata, la cara vecchia pasta di semola – magari integrale – resta una scelta sana e sostenibile.
Il successo commerciale di questi nuovi alimenti è sotto gli occhi di tutti, ma è importante per i consumatori saper distinguere tra una moda alimentare e un bisogno reale. Non tutto ciò che è “arricchito” è anche necessario.
© Riproduzione riservata