Secondo un’analisi della sorveglianza Passi d’Argento, negli anziani la fragilità e la disabilità sono molto diffuse, con un carico assistenziale che grava quasi interamente sulle famiglie. A pesare, soprattutto le difficoltà economiche e un basso livello di istruzione.
In Italia, la terza età è una corsa a ostacoli
Un’istantanea preoccupante quella scattata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) attraverso la sorveglianza Passi d’Argento per il biennio 2023-2024.
I dati parlano chiaro: quasi un terzo della popolazione con più di 65 anni, circa tre persone su dieci, vive in una condizione di fragilità o disabilità. Un esercito silenzioso che affronta quotidianamente le sfide di un’autonomia che svanisce e di un sistema di supporto che mostra le sue crepe, in un paese che invecchia a vista d’occhio.
Secondo l’Istat, infatti, al primo gennaio 2025 gli over 65 rappresentano quasi un quarto della popolazione totale (24,7%) e gli ultraottantenni hanno superato numericamente i bambini sotto i dieci anni.
Disabilità e fragilità, i numeri di un’emergenza
Scendendo nel dettaglio dei dati dell’ISS, emerge che il 14% degli anziani italiani è affetto da disabilità, ovvero ha perso l’autonomia in almeno una delle attività fondamentali della vita quotidiana, come mangiare, vestirsi o muoversi in casa.
Questa percentuale sale vertiginosamente con l’avanzare dell’età, arrivando a colpire ben quattro anziani su dieci (42%) nella fascia degli ultra 85enni.
Le donne risultano più esposte, con un’incidenza del 17% contro il 10% degli uomini. A questo dato già allarmante si aggiunge un altro 16% di anziani definiti “fragili”, una condizione che precede la disabilità conclamata ma che rappresenta un campanello d’allarme e che è potenzialmente reversibile con interventi tempestivi. Anche in questo caso, l’età è un fattore determinante: si passa dall’8% nella fascia 65-74 anni al 31% tra gli over 85.
Lo svantaggio socio-economico come fattore di rischio
Un elemento cruciale che emerge dall’analisi è il peso dello svantaggio socio-economico.
La disabilità, infatti, triplica tra chi dichiara di avere molte difficoltà economiche (31%) rispetto a chi non ne ha (9%). Un divario simile si riscontra analizzando il livello di istruzione: l’incidenza della disabilità è del 26% tra chi ha un basso titolo di studio, contro il 7% di chi ha un livello di istruzione alto.
Una correlazione che dimostra come la povertà e la mancanza di istruzione accelerino il processo di invecchiamento e rendano le persone più vulnerabili, limitando l’accesso a cure adeguate, a una sana alimentazione e a uno stile di vita attivo, tutti fattori protettivi contro il declino funzionale.
Il peso dell’assistenza
Di fronte a questa emergenza, chi si fa carico dell’assistenza? La risposta è chiara: le famiglie.
Quasi la totalità delle persone con disabilità (99%) riceve aiuto, ma questo proviene nel 95% dei casi dai familiari.
Un dato che evidenzia la centralità del welfare familiare, ma anche la sua potenziale insostenibilità. Solo una piccola parte degli anziani non autosufficienti riceve un supporto strutturato dai servizi pubblici. Il 37% degli intervistati da Passi d’Argento ha dichiarato di essere aiutato da badanti, mentre l’assistenza domiciliare da parte di operatori socio-sanitari raggiunge appena il 12% della popolazione disabile.
Ancora più marginale è il ricorso ai centri diurni (2%) o al volontariato (2%). A livello economico, solo una persona disabile su quattro riceve un contributo, come l’assegno di accompagnamento, a testimonianza di un sistema di protezione sociale ancora insufficiente.
I problemi sensoriali irrisolti e le loro conseguenze
Oltre alla perdita di autonomia motoria, un altro dato allarmante riguarda i problemi sensoriali. Un anziano su quattro (25%) soffre di difficoltà significative alla vista, all’udito o alla masticazione che non vengono risolte nemmeno con l’ausilio di occhiali, apparecchi acustici o dentiere.
Nello specifico, il 9% degli over 65 ha problemi di vista che impattano sulla vita di tutti i giorni, il 13% accusa deficit uditivi e l’11% ha difficoltà di masticazione.
Si tratta di problematiche che, se non adeguatamente affrontate, portano all’isolamento sociale, a sintomi depressivi e a un maggior rischio di cadute, peggiorando la qualità generale della vita e accelerando il declino cognitivo e fisico.
Piccoli segnali di miglioramento
Nonostante il quadro a tinte fosche, Maria Masocco, responsabile della sorveglianza Passi d’Argento, offre uno spunto di riflessione.
L’analisi temporale mostra infatti una “lenta ma significativa” riduzione della quota di persone fragili e disabili a partire dal 2016. Un trend che, secondo l’esperta, potrebbe in parte essere stato influenzato dall’eccesso di mortalità legato alla pandemia di Covid-19, che ha colpito soprattutto gli individui più vulnerabili.
Rimane il fatto che la sfida dell’invecchiamento della popolazione è una delle più importanti per il futuro del paese. Servono politiche integrate che non si limitino a intervenire sulla non autosufficienza conclamata, ma che promuovano un invecchiamento attivo e in salute, agendo sui determinanti sociali e sanitari. Le necessità più impellenti rimangono potenziare l’assistenza domiciliare, sostenere economicamente le famiglie e garantire l’accesso a cure e ausili per i problemi sensoriali.
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