“Costruiamo gentilezza” è il progetto nato nel 2014 da un’idea dell’associazione Cor et Amor. Oggi conta oltre 1.800 “Costruttori di gentilezza”. Ne parlano Luca Nardi, ideatore del progetto, e Giovanna Porzio, “insegnante per la gentilezza”
Rendere la gentilezza un “bene comune”, da diffondere il più possibile, per rendere l’umanità migliore e più felice: con questo ambizioso obiettivo è nato il progetto “Costruiamo gentilezza”, coordinato dall’associazione Cor et Amor e ideato e promosso (a titolo volontario) da un insegnante di sostegno, Luca Nardi.
Come è nata l’idea? Da un dramma personale e dal desiderio di trasformarlo in qualcosa di bello e costruttivo: «In adolescenza ho subito un abuso, proprio da una persona apparentemente gentile. Ho voluto trasformare quell’esperienza terribile in impegno educativo».
E così è nato questo progetto e, con questo, i “Costruttori di Gentilezza”, che «oggi sono circa 1.800 in tutta Italia – spiega Nardi -. Insegnanti, allenatori, volontari, amministratori comunali, imprenditori, personale sociosanitario, che operano abitualmente all’interno di scuole, enti, associazioni e comunità locali per trasmettere ai più piccoli il valore autentico del rispetto e dell’empatia».
Tanti gli strumenti nati e diffusi nell’ambito del progetto: tra questi, la “Giocopedia della Gentilezza”, un archivio gratuito di Giochi della Gentilezza, «per educare e allenarsi alla gentilezza», spiega Nardi. Ma anche l’Archivio delle Pratiche Gentili, che raccoglie esperienze virtuose, come la Panchina viola della gentilezza: l’Assessore alla Gentilezza e il Premio “Costruiamo Gentilezza”. E, ancora, i Cantieri della Gentilezza, «spazi reali o virtuali dove i cittadini progettano soluzioni comuni – continua Nardi – Un’importante azione del progetto è la “Rete dei Consigli Comunali delle Ragazze e dei Ragazzi che danno spazio alla Gentilezza”, nata per coinvolgere direttamente i più giovani nella costruzione di comunità accoglienti e rispettose».
A completare la rete, il programma radiofonico Spazio Costruiamo Gentilezza, in onda ogni giovedì su Radio Spazio Ivrea: «La trasmissione dà voce a bambini, ragazzi e adulti impegnati a costruire comunità più gentili», spiega Nardi.
Per vedere da vicino chi siano e cosa facciano i “Costruttori di gentilezza”, entriamo in una delle scuole aderenti al progetto, grazie alla voce di Giovanna Porzio, insegnante presso l’istituto comprensivo “Mandes – Monti Dauni”, nel plesso di Casalnuovo Monterotaro, in provincia di Foggia.
«Sono entrata a far parte della rete circa 9 anni fa, perché mi sembrava un progetto molto utile, che mi permetteva di realizzare, insieme ai bambini, quelli che noi chiamiamo “compiti di realtà” e che sono tanto difficili da realizzare in classe. Spesso infatti parliamo di solidarietà, rispetto e di tanti valori che però non si possono trasmettere con un libro, un cartellone o una filastrocca. Così, tre anni fa, ho pensato di dar vita a un gruppo di volontariato per e con i bambini: l’abbiamo chiamato “Club Gentilezza da asporto”. In pratica, creiamo piccoli oggetti artigianali con materiale povero e li portiamo nelle case degli anziani del nostro paese e di quelli limitrofi».
Convinta che la gentilezza si apprenda compiendo azioni gentili e provando l’emozione di far felice una persona, Porzio ha quindi pensato che mettere in collegamento i suoi bambini e gli anziani potesse essere una buona idea. «Nel nostro Paese, gli anziani non sono abbandonati, però molti vivono da soli, spesso perché i figli si sono dovuti allontanare per trovare un lavoro. Così, in occasione soprattutto di ricorrenze particolari, come il Natale, la Pasqua, la Festa dei nonni, organizziamo visite nelle loro case, che possano portare loro un sorriso».
Tutto questo avviene in orario extrascolastico e con la partecipazione dei genitori, che diventano così a loro volta parte di questa “comunità gentile”. «In questo modo, portando i loro regali, cantando canzoni tradizionali, recitando poesie per gli anziani, i bambini sperimentano in prima persona cosa significhi il rispetto per l’anziano, la solidarietà. E imparano a non girarsi dall’altra parte di fronte alla solitudine».
In tre anni, il Club si è ingrandito e il numero degli anziani e dei bambini coinvolti è aumentato: «All’inizio, andavamo solo dagli anziani del Paese, poi ci siamo estesi ai paesi limitrofi, sempre con l’obiettivo di portare allegria nelle case. Diverse volte siamo andati anche nella casa di riposo della zona, abbiamo festeggiato lì anche la “Pentolaccia”, un gioco antico con cui si sono divertiti molto sia i piccoli che gli anziani. E siamo andati a trovare anche i bambini ricoverati nei reparti oncologici della zona, a San Giovanni Rotondo e San Severo: in quel caso, abbiamo portato un pensiero anche alle mamme, cercando di regalare loro un momento di distrazione e di allegria».
La creatività però sembra non finire mai e l’iniziativa non fa che arricchirsi di nuove idee: «Qualche tempo fa abbiamo mandato alla Caritas di Padova 100 biglietti di auguri, da unire alle buste alimentari per i senza dimora: in questo modo, chi prendeva il pacco riceveva anche un nostro pensiero». Finché, la voce del Club della gentilezza da asporto è arrivata fino a papa Francesco. «Visto che raccomandava sempre di avere attenzione e amore per gli anziani, due anni fa lo abbiamo informato con una lettera di quello che facevamo. Non solo ci ha risposto, ma ci ha ricevuti in udienza e ha regalato a ciascuno un rosario».
Le case raggiunte dalla “Gentilezza da asporto” sono state circa 50 e i bambini coinvolti più di 80, perché si sono uniti anche studenti di altre classi. In Paese è spuntata anche la “Cartellonistica della gentilezza”, che il club ha voluto proporre al comune di Casalnuovo. «I bambini imparano meglio una parola, quando la vedono tante volte. Succede con le regole grammaticali e con le parole straniere, motivo per cui io e tanti insegnanti riempiamo le nostre classi di cartelloni. Perché allora non riempire il Paese di “parole della gentilezza”? Lo abbiamo proposto al Sindaco e lo ha fatto. E così continuiamo a seminare, perché questo è il lavoro dell’insegnante, così come del contadino. Speriamo di avere un buon raccolto».
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