«Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave era dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui. Vi ringrazio per l’accoglienza». È il 13 marzo del 2013, sono da poco passate le 20, piazza San Pietro è gremita di fedeli, sopra la folla sventolano bandiere argentine, i flash dei cellulari puntellano il buio come tante stelle. Jorge Mario Bergoglio si affaccia dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, sorride, è papa Francesco. Lui ancora non lo sa, e non lo sappiamo nemmeno noi, ma da quel momento si apre un nuovo capitolo nella storia dell’umanità: una fase in cui i diritti di tutti guadagnano posizioni prioritarie nell’operato del Pontefice.
Le quattro encicliche diventano il suo testamento: è da questi scritti che emerge la figura di un Papa sui generis, devoto all’accoglienza verso tutti, soprattutto i più vulnerabili. Ricorderemo sempre il Pontefice che pregherà per l’umanità in una piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia, davanti a Cristo in croce, in una fredda sera di marzo, mentre il mondo piange migliaia di morti uccisi dal Covid. È a questa immagine suggestiva che abbiamo dedicato la copertina del numero di maggio perché rappresenta un momento storico importante. Ed è proprio a piazza San Pietro che mi lega un personalissimo ricordo di papa Francesco. Era lo scorso novembre quando, in occasione del Cinquantennale della nostra Associazione, tutti insieme lo abbiamo incontrato e abbiamo condiviso un tempo di preghiera e di riflessione. La sua attenzione alle persone anziane è stata significativa e non sarà dimenticata.
Voglio omaggiarlo, ricordando ancora una volta le sue parole: «Gli anziani non devono essere lasciati soli, devono vivere in famiglia, in comunità, con l’affetto di tutti. E se non possono vivere in famiglia, noi dobbiamo andare a cercarli e stargli vicino. Pensiamoci un momento. Non è molto meglio un mondo in cui nessuno deve aver paura di finire i suoi giorni da solo? È triste questo mondo. Chiaramente sì, è triste. E allora costruiamolo questo mondo, insieme, non solo elaborando programmi di assistenza, quanto coltivando progetti diversi di esistenza, in cui gli anni che passano non siano considerati una perdita che sminuisce qualcuno, ma un bene che cresce e arricchisce tutti: e come tali siano apprezzati e non temuti». Grazie, papa Francesco.
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