Un’iniziativa alla Residenza Sant’Umiltà di Faenza unisce la cura dell’orto (ortoterapia) alla stimolazione cognitiva e motoria. Un percorso terapeutico che coinvolge trenta ospiti grazie a una rete di preziose collaborazioni sul territorio, dimostrando come il contatto con la natura possa diventare una vera e propria cura.
Giardinaggio e ortoterapia per stare bene
A Faenza, la cura della terra diventa uno strumento di benessere e terapia per la terza età. Ha preso il via presso la Residenza Sant’Umiltà il progetto “Radici Vive”, un’iniziativa di orti terapeutici pensata per migliorare la qualità della vita degli anziani ospiti della struttura. L’obiettivo è utilizzare il giardinaggio non come un semplice passatempo, ma come un percorso strutturato per rallentare il declino cognitivo e promuovere il benessere psicofisico.
Grazie a questa iniziativa, trenta ospiti, sia diurni che residenziali, hanno ora l’opportunità di dedicarsi alla coltivazione di dodici grandi vasche riempite con un’accurata selezione di piante aromatiche, ortaggi e fiori. Un’attività che nutre la terra e – soprattutto – l’anima.
‘Radici Vive’, una collaborazione virtuosa
Il successo di “Radici Vive” risiede nella solida rete di collaborazione che lo sostiene. Il progetto nasce infatti dall’impegno congiunto del Rotary Club Faenza, della Residenza S. Umiltà, del Consorzio Blu, dell’Associazione Alzheimer Italia di Faenza e del Consorzio Agrario di Faenza.
Ogni partner ha messo a disposizione le proprie competenze per creare un’esperienza completa e professionalmente supportata. I tecnici del Consorzio Agrario, ad esempio, guidano gli anziani nella scelta delle colture e nelle tecniche di coltivazione, trasformando ogni gesto in un’azione consapevole e mirata. Una sinergia che dimostra come l’unione di diverse realtà del territorio possa generare un impatto significativo sulla comunità, rispondendo in modo concreto ai bisogni delle fasce più fragili della popolazione.
Ortoterapia per anziani, benefici scientifici per corpo e mente
L’ortoterapia, o “terapia orticolturale”, è molto più di un’attività ricreativa. Numerosi studi scientifici confermano la sua efficacia nel promuovere la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di adattarsi e creare nuove connessioni.
Questo processo contribuisce a preservare le funzioni cognitive e a rallentare il loro naturale declino legato all’età. Il contatto con la natura, la stimolazione sensoriale offerta dai profumi e dai colori delle piante, e la manualità richiesta dalla cura dell’orto agiscono sinergicamente.
Movimenti come seminare, innaffiare o raccogliere i frutti aiutano a mantenere e rafforzare le capacità motorie fini e la coordinazione. Allo stesso tempo, l’esperienza olfattiva e visiva stimola la memoria e le emozioni, offrendo un’esperienza terapeutica completa che migliora l’umore e riduce i livelli di stress.
Un percorso di cura che parte dai più piccoli
Uno sguardo all’anzianità e al loro benessere che parte da lontano. Il progetto “Radici Vive” rappresenta infatti la naturale evoluzione di un’altra importante iniziativa, “Coltiviamo il Futuro”, conclusasi di recente.
Quest’ultimo progetto era rivolto ai bambini degli istituti primari, con l’obiettivo di educarli alla cura della terra e di stimolare l’apprendimento attraverso il contatto diretto con la natura. Ora, con “Radici Vive”, si applica lo stesso principio virtuoso a un’altra categoria di persone, gli anziani. Questo passaggio di testimone ideale, dai più giovani ai più anziani, sottolinea una visione di continuità e di impegno sociale a lungo termine, riconoscendo nel lavoro della terra un linguaggio universale capace di unire generazioni e portare benefici tangibili a tutte le età.
Il valore terapeutico della terra
Iniziative come “Radici Vive” aprono la strada a un nuovo modo di concepire l’assistenza e il benessere nella terza età. Si va oltre l’approccio puramente assistenziale per abbracciare un modello più olistico e partecipativo, dove la persona anziana è protagonista attiva del proprio percorso di cura. Il progetto non solo migliora le condizioni psicofisiche dei partecipanti, ma favorisce anche la socializzazione e combatte il senso di isolamento, creando una piccola comunità coesa attorno a un obiettivo comune.
Il successo del modello di Faenza potrebbe servire da ispirazione per altre realtà in Italia. E potrebbe dimostrare che investire in terapie non farmacologiche basate sulla natura possa rappresentare una soluzione efficace e sostenibile per migliorare la qualità della vita. Soprattutto per gli anziani.
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