Il master dell’università di Bologna istituzionalizza la cura per gli anziani fragili
Da tempo si studiano le applicazioni dell’ortoterapia sul benessere psicofisico, in particolare dei più fragili. Non si parla naturalmente del semplice piacere del giardinaggio, ma di una disciplina strutturata che utilizza il contatto attivo con piante e cicli naturali per raggiungere obiettivi clinici precisi. In primis, migliorare l’umore, rallentare il deterioramento cognitivo, preservare l’autonomia nelle attività quotidiane. Una pratica che trova le sue radici in un legame antico quanto l’umanità stessa, quello che gli studiosi chiamano “biofilia”, l’innata attrazione dell’uomo verso il mondo vivente.
La forza terapeutica del verde
Per capire come funziona l’ortoterapia bisogna immaginare cosa accade quando una persona anziana, magari affetta da demenza, si trova davanti a un vaso da riempire di terra o a una piantina da trapiantare. Non è un esercizio astratto, ma un’esperienza che coinvolge corpo e mente in modo globale. Le dita manipolano la terra umida, gli occhi seguono i movimenti coordinati delle mani, il naso cattura profumi familiari di rosmarino o menta, l’orecchio percepisce il fruscio delle foglie. La terra, in particolare, è uno stimolo per i ricordi autobiografici. Molti anziani hanno trascorso parte della loro vita coltivando, e queste memorie procedurali resistono più a lungo al deterioramento rispetto alla memoria recente. Inoltre la cura del verde restituisce un senso di scopo. La pianta ha bisogno di essere innaffiata, seguita, accudita. Questo crea una routine, un impegno, una piccola ma significativa responsabilità che contrasta l’apatia e l’isolamento tipici di molte strutture residenziali.
Cosa dice la più recente ricerca scientifica
Negli ultimi anni la comunità medica ha sottoposto l’ortoterapia allo stesso scrutinio riservato ai farmaci: studi randomizzati controllati, misurazioni oggettive, analisi statistiche. I risultati sono incoraggianti. Una recente metanalisi sistematica pubblicata nel 2024, che ha sintetizzato i dati di numerosi trial clinici, ha documentato benefici significativi su quattro fronti cruciali per la qualità di vita degli anziani con demenza. Sul piano cognitivo, i pazienti sottoposti a sessioni regolari di giardinaggio terapeutico mostrano miglioramenti nei test di attenzione e nelle funzioni esecutive, soprattutto quando l’attività viene praticata almeno due volte alla settimana. I compiti concreti e orientati a un risultato, come piantare o raccogliere, sembrano sostenere meglio le capacità mentali residue rispetto agli esercizi mnemonici tradizionali.
Gli effetti sulla psiche
Ancora più evidenti sono gli effetti sui sintomi neuropsichiatrici, il grande tormento di chi assiste persone con demenza. Ansia, agitazione, depressione: disturbi che spesso rendono la convivenza difficile e che riducono drasticamente la qualità di vita. L’ortoterapia offre un canale costruttivo per l’espressione emotiva, trasformando tensioni e frustrazioni in energie rivolte verso un progetto tangibile. Il risultato è una riduzione marcata di questi sintomi, con benefici che si estendono anche alle attività quotidiane, dalla cura di sé ai movimenti necessari per la vita autonoma. La ricerca ha inoltre registrato un miglioramento generale del benessere percepito. Gli anziani coinvolti in programmi di giardinaggio terapeutico riferiscono maggiore piacere di vivere, più interazioni sociali con compagni e operatori, una rottura della monotonia che caratterizza troppo spesso le giornate in struttura. In sintesi, l’ortoterapia sembra toccare tutte le dimensioni dell’esistenza fragile: fisica, cognitiva, emotiva e sociale.
Dall’intuizione alla professione
Di fronte a queste prove l’ortoterapia è uscita dalla zona grigia tra hobby e cura per acquisire uno statuto professionale rigoroso. È qui che entra in scena l’Università di Bologna, che nell’anno accademico in corso ha dato vita al Master in Orticoltura Terapeutica. Un percorso formativo che fonde medicina, psicologia e scienze agrarie per formare professionisti capaci di gestire scientificamente ogni aspetto del giardino terapeutico. Il programma prevede moduli dedicati alla bioecologia degli spazi verdi curativi, insegnando come l’ecosistema del giardino debba essere strutturato per massimizzare gli effetti benefici: quali piante scegliere in base alle stagioni, come organizzare gli spazi per favorire l’autonomia motoria, come gestire la biodiversità per creare stimoli sensoriali calibrati. Il giardino diventa così un ambiente clinico a cielo aperto, dove ogni elemento è pensato con intenzionalità terapeutica.
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