Al Museo MAXXI di Roma, sino al 26 ottobre, c’è la mostra “Stadi. Architettura e mito”. Un’esposizione su quelli che – oggi come ieri – restano luoghi iconici, simboli di passioni e cambiamento, oltre che di sport. Foto, modellini, oggetti e persino pezzi di spalti raccontano la storia delle città in un viaggio tra architettura, cultura e identità collettiva.
Qualcuno ricorderà certamente l’iconica scena di Ivano e Jessica di “Viaggi di nozze”: lui, in piedi, sulla terrazza di un hotel in Toscana, scruta l’orizzonte in cerca dello stadio. Non lo trova, subito. Deve arrampicarsi su una sedia, dopo che lei gli ha detto che forse è dall’altra parte.
L’ossessione per il personaggio di Ivano per lo stadio non è qualcosa di peregrino. Non si tratta di un semplice luogo, non è solo un’architettura che riempie un vuoto, un polo di attrazione sportiva. È lui, infatti, il protagonista della mostra “Stadi. Architettura e mito” al MAXXI di Roma fino al 26 ottobre.
Perché una mostra sugli stadi
Una mostra “sui generis” potrebbe pensare qualcuno. E invece si tratta di una vera e propria indagine che esplora l’evoluzione degli stadi attraverso un percorso cronologico che parte dalle loro radici storiche. Il viaggio comincia con gli antichi prototipi greco-romani, per poi saltare quasi quindici secoli e riprendere con lo sviluppo dei moderni stadi a partire dalla fine dell’Ottocento, fino ai giorni nostri.
Parallelamente a questa evoluzione architettonica, vengono raccontati gli eventi che hanno segnato e trasformato il modo di concepire e vivere questi luoghi. Tra questi, si evidenziano l’impatto della prima radiocronaca nel 1928, che ha portato l’emozione della partita a un pubblico più vasto, il leggendario concerto dei Beatles del 1965 al Shea Stadium di New York, che ha ridefinito gli stadi come spazi per grandi eventi musicali, e le tragiche vicende di Hillsborough e dell’Heysel, che hanno imposto una radicale riprogettazione degli impianti per garantire la sicurezza del pubblico.
Oltre il gioco: la mostra del MAXXI racconta l’anima degli stadi
“Stadi. Architettura e mito” non è solo un tributo a un simbolo dell’immaginario collettivo. Si tratta di un’opportunità per riflettere in modo critico sul ruolo profondo e spesso trascurato che gli stadi hanno nelle nostre città e nella nostra società. Inoltre, è la prima grande mostra italiana tutta dedicata alla loro architettura. Oggi, gli stadi sono molto più che semplici arene sportive: sono vere e proprie “cattedrali laiche”, che riflettono la vita e l’identità delle città in cui si trovano.
Fino al 26 ottobre al MAXXI di Roma sarà possibile vedere fotografie, progetti, modellini, oggetti, ambientazioni, rendering, ricostruzioni, statistiche, volti, storie e persino (ma non solo) “Ciao”, la mascotte adottata nei Mondiali di calcio 1990 che vennero disputati in Italia. Un viaggio espositivo che attraversa i secoli e i continenti, insomma, capace di mostrare come queste strutture siano passate dall’essere semplici spazi per la competizione sportiva a scenari polifunzionali.
(Foto apertura: Stefano Tammaro/Shutterstock.com)
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