“Ne riparliamo a settembre”. È una frase che sentiamo spesso, già a partire dai primi giorni d’estate, quando si vive ancora nell’illusione felice di poter rimandare gli impegni di qualche settimana, per quanto incancellabili e doverosi. Il mese di settembre è, dunque, una sorta di spartiacque, una linea che traccia un confine tra quanto accaduto e quanto ancora dovrà accadere. Complice di questa percezione è certamente la coincidenza temporale con la riapertura delle scuole, che per molti rappresenta simbolicamente il vero inizio dell’anno e il punto dell’anno dove l’estate tramonta per lasciare spazio alla quotidianità. La scuola, dopo la famiglia, è d’altra parte un punto determinante della vita di ogni persona e l’istituzione che per eccellenza ci insegna a stare in società: sedere tra i banchi delle elementari, fino alle università, comporta non solo l’acquisizione di nozioni e cultura ma trasforma l’individuo in cittadino. Il pedagogista Jean Piaget, sulla cui filosofia è stata costruita gran parte della modalità di lavoro nelle scuole, scriveva: “L’obiettivo principale dell’educazione nelle scuole dovrebbe essere quello di creare uomini e donne che siano capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere semplicemente ciò che le altre generazioni hanno fatto”. La scuola, insomma, dovrebbe insegnarci quanto è stato per incoraggiarci a fare meglio. Per questo “il ritorno a scuola” non è prerogativa solo degli studenti: ogni settembre, insomma, a scuola ci torniamo tutti. Insegnanti, presidi, operatori scolastici, genitori, nonni, siamo tutti coinvolti in un processo che ci rende spettatori e protagonisti allo stesso tempo. Nelle pagine del ‘Primo piano’ di questo numero, abbiamo voluto porre l’accento sulle figure che più di altre sono interessate dal suono dalla campanella. Abbiamo ascoltato le voci dell’Associazione Nazionale Docenti, dei presidi, quelle dei genitori e quelle dei nonni, per raccontare ruoli e responsabilità di ognuno. D’altro canto, proprio la parola “maestro” (quelli del “commercio”) e quella di “nonno” (la festa dei nonni di inizio ottobre) evocano due grandi punti di riferimento dell’attività di 50&Più. Entrambe queste figure rappresentano una leva strategica per le nuove generazioni, e quando scoloriscono nell’indifferenza, la società tende a perdere non solo il proprio passato, ma soprattutto il proprio futuro. Ecco perché a settembre la campanella non suona mai solo per bambini e ragazzi: è una chiamata a tutta la società nel contribuire alla crescita del Paese e alla sua possibilità di rinnovarsi, migliorando.
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