Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, fa il punto sullo stato dell’arte e sugli scenari futuri. «Non più interventi assistenziali, ma un sistema nuovo che mette la persona al centro»
Oltre 14 milioni di over 65. Circa 3,8 milioni di anziani non autosufficienti. Solo questi numeri bastano a farci capire la complessità delle sfide che l’Italia ha di fronte in materia di assistenza e tutela della fragilità. In tema di longevità e invecchiamento attivo, dal 2023, il nostro Paese ha imboccato una nuova strada con l’approvazione della Legge Delega n. 33/2023, nota come “Legge Anziani”. Un provvedimento che ha segnato un cambiamento di paradigma, passando da un approccio assistenzialistico a uno incentrato sulla prossimità e sull’autonomia della persona anziana. Obiettivo: non più solo curare, ma anche prendersi cura e valorizzare il ruolo degli anziani nella società. Sullo stato dell’arte e sugli scenari futuri, Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Viceministro, da novembre 2022 nel Governo Meloni si occupa di lavoro e politiche sociali, nonché di invecchiamento attivo. Qual è, a suo giudizio, lo stato di salute dei programmi di inclusione e welfare nel nostro Paese?
Per anni il nostro welfare si è concentrato sul mero assistenzialismo, come avvenuto attraverso il Reddito di Cittadinanza, favorendo il rischio di aumentare la dipendenza delle persone dai sussidi pubblici. Con il Governo Meloni abbiamo inaugurato una nuova stagione: non più interventi assistenziali fini a sé stessi, ma un sistema nuovo, attivo, che mette la persona al centro, è attento ai bisogni e favorisce l’espressione delle potenzialità di ciascuno con l’obiettivo di accompagnare verso la piena inclusione sociale e lavorativa. Da un lato sosteniamo le famiglie fragili, dall’altro incentiviamo all’impiego chi può lavorare. Grazie alla forza del patto tripolare che stiamo promuovendo tra istituzioni, terzo settore e imprese, possiamo offrire risposte concrete e coerenti alle specifiche esigenze delle persone e dei territori. Oggi possiamo dire che l’Italia ha una visione solida e strumenti più efficaci per costruire un welfare forte e più giusto.
Di recente ha presentato pubblicamente alle realtà che si occupano di anzianità la “Relazione Ponte” per l’attuazione di un “Piano nazionale per l’invecchiamento attivo” in Italia, avviando così un confronto tra le parti. Quali saranno i prossimi passi del Governo sulla terza età?
Con la Relazione Ponte, presentata dal Comitato Interministeriale per le Politiche in favore della Popolazione Anziana (CIPA) che ho l’onore di presiedere, abbiamo posto le basi per raggiungere un obiettivo cruciale per la sostenibilità del welfare: dare all’Italia una strategia nazionale sull’invecchiamento attivo. Per farlo, intendiamo portare avanti il proficuo confronto avviato con le parti sociali, gli enti del terzo settore e le categorie professionali di rappresentanza. Vogliamo costruire un Piano nazionale per l’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale e la prevenzione delle fragilità ampiamente condiviso, raccogliendo i contributi di tutti coloro che si impegnano da anni in materia di longevità, così da definire chiaramente priorità, strumenti e risorse per valorizzare il ruolo sociale degli over 65, promuovere la qualità della vita e il benessere, scongiurare l’isolamento e la solitudine dei più anziani. Questo è il nostro impegno per la ‘nuova terza età’.
Pochi mesi fa, grazie ad un decreto interministeriale da lei fortemente voluto, sono state approvate le linee guida per gli standard formativi degli assistenti familiari che supportano persone anziane non autosufficienti. Può spiegarci meglio in cosa consiste?
Le linee guida fissano i requisiti minimi per uniformare a livello nazionale l’accesso e la qualità dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, che oggi sono 3,8 milioni. Le Regioni dovranno rilasciare agli assistenti familiari delle certificazioni, valide in tutta la Penisola.
Cosa cambierà sul piano dell’assistenza a chi non è autosufficiente?
Attraverso gli standard minimi garantiamo lo stesso livello di qualità e professionalità dell’assistenza in tutta Italia. Gli anziani potranno contare su operatori preparati, non improvvisati, capaci di rispondere in maniera coerente a bisogni specifici. Le famiglie avranno più certezze: chi entra nelle loro case per assistere un familiare fragile avrà seguito un percorso formativo certificato. Valorizziamo così il lavoro degli assistenti familiari, a cui riconosciamo competenze specifiche e maggiori tutele.
Per concludere, quali sono i temi su cui si concentrerà particolarmente nei prossimi mesi?
Abbiamo sul tavolo tre priorità: rafforzare i Servizi Sociali territoriali, come stiamo facendo con lo stanziamento di 545 milioni di euro per il maxi concorso volto all’assunzione di 3.893 figure professionali tra psicologi, pedagogisti, educatori, amministrativi e contabili; redigere il Piano nazionale per l’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale e la prevenzione delle fragilità e le Linee guida sul co-housing sociale e intergenerazionale; continuare la nostra azione per dare stabilità e semplificazioni al Terzo Settore, promuovendo altresì l’amministrazione condivisa. L’obiettivo è chiaro, coerente con il programma di governo e il mandato popolare: mettere la persona al centro, tutelarne la dignità, promuoverne l’autonomia e restituire speranza a chi per troppo tempo è stato dimenticato.
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