La città sceglie oggi chi la guiderà nei prossimi quattro anni. Una partita a tre, tra il giovane socialista democratico Zohran Mamdani, l’ex governatore Andrew Cuomo e il repubblicano Curtis Sliwa.
La Grande Mela alla prova del voto
I newyorkesi stanno decidendo in queste ore chi li guiderà fino al 2029. Le urne hanno aperto alle 6 del mattino (ore 12,00 in Italia) e chiuderanno alle 21, ora locale.
Si tratta di una consultazione che va ben oltre i confini della Grande Mela. Quello che accade oggi a Manhattan, nel Bronx, a Brooklyn, nel Queens e a Staten Island potrebbe anticipare gli scenari delle elezioni di medio termine del 2026. Oltre a dare un’indicazione chiara sulla direzione che sta prendendo il Partito Democratico americano. Una consultazione che ha già visto numeri da record durante il voto anticipato, con oltre 735mila elettori che si sono presentati ai seggi nei nove giorni precedenti. Più di quattro volte i votanti rispetto alle municipali del 2021.
Il socialista che ha sconfitto il sistema
Zohran Mamdani parte da favorito. I sondaggi gli danno un vantaggio che oscilla tra i 4 e i 15 punti percentuali su Andrew Cuomo, mentre Curtis Sliwa resta staccato in terza posizione. Ma dietro questi numeri secchi c’è una storia politica che merita attenzione.
Mamdani, 34 anni, nato a Kampala in Uganda e trasferito negli Stati Uniti all’età di sette anni, è membro dell’Assemblea dello Stato di New York dal 2021. Rappresenta il trentaseiesimo distretto nel Queens ed è apertamente un socialista democratico, affiliato alla Democratic Socialists of America. Nella primaria democratica dello scorso giugno ha demolito Andrew Cuomo, allora considerato il grande favorito, con una vittoria che ha spiazzato l’intero establishment del partito. I sondaggi davano Cuomo avanti, il denaro scorreva nelle casse dell’ex governatore (il suo comitato elettorale aveva raccolto 25 milioni di dollari, cifra record per una corsa a sindaco di New York), i nomi pesanti del partito lo sostenevano. Poi è arrivato il voto. Mamdani ha vinto con il 56,4% delle preferenze dopo la tabulazione del sistema a scelta multipla, staccando Cuomo di 12 punti.
Un programma chiaro
La sua campagna elettorale si è basata su un concetto chiaro: rendere accessibile New York. Bus gratuiti, congelamento degli affitti per oltre due milioni di residenti che vivono in appartamenti a canone controllato, asili nido gratuiti per i bambini dalle sei settimane ai cinque anni, negozi di alimentari gestiti dal Comune per calmierare i prezzi. Il tutto finanziato con un aumento delle tasse su chi guadagna più di un milione di dollari all’anno e sulle grandi aziende.
Il programma di Mamdani prevede anche la costruzione di 200mila nuove unità abitative a canone popolare nei prossimi dieci anni e la creazione di un Dipartimento per la Sicurezza della Comunità che devierebbe risorse dalla polizia tradizionale verso programmi di salute mentale e risposta alle crisi. Ha promesso di alzare il salario minimo cittadino a 30 dollari l’ora entro il 2030. La sua popolarità è esplosa grazie ai social media e a una capacità comunicativa che ha fatto scuola. Video virali, messaggi chiari, un’estetica curata che ha conquistato soprattutto gli elettori più giovani. Al comizio di chiusura della campagna per le primarie, allo stadio di Forest Hills nel Queens, si sono presentate 13.500 persone. Sul palco con lui, Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez.
Cuomo e l’appoggio dell’ultima ora
Andrew Cuomo non si è arreso dopo la sconfitta alle primarie. Ha creato un partito politico minore chiamato Fight and Deliver e si è iscritto alle elezioni generali come candidato indipendente. L’ex governatore, 67 anni, porta con sé un curriculum politico di peso. Segretario per l’edilizia abitativa nell’amministrazione Clinton, procuratore generale dello Stato di New York, tre mandati da governatore tra il 2011 e il 2021. Ma porta anche il fardello delle dimissioni rese necessarie dalle accuse di molestie sessuali avanzate da 13 donne e dallo scandalo legato alla gestione del Covid nelle case di riposo.
Ha costruito la sua campagna su un approccio più moderato rispetto a Mamdani, promettendo di assumere più poliziotti e sostenendo che le proposte del rivale democratico costerebbero troppo alla città o sarebbero semplicemente irrealizzabili. Ha cercato di raccogliere consensi tra gli elettori afroamericani e tra le comunità ortodosse ebraiche, che durante le primarie lo avevano sostenuto in alcuni distretti. Nelle ultime ore prima del voto ha ricevuto l’endorsement del presidente Donald Trump, che ha definito Mamdani un comunista e ha minacciato di tagliare i fondi federali a New York se dovesse vincere il candidato democratico.
Anche Elon Musk ha espresso pubblicamente sostegno a Cuomo, sebbene l’ex governatore abbia minimizzato questi appoggi, sottolineando che Trump sta solo cercando di bloccare Mamdani piuttosto che sostenerlo davvero.
La presenza strategica di Sliwa
Curtis Sliwa, 71 anni, fondatore dei Guardian Angels e candidato repubblicano già nel 2021 quando perse contro Eric Adams, si presenta di nuovo agli elettori con un programma incentrato su legge e ordine. Ha fatto dei diritti degli animali uno dei temi centrali della sua campagna, ma i sondaggi lo danno sempre in terza posizione, con circa il 15-16% delle intenzioni di voto.
La sua presenza nella corsa, tuttavia, potrebbe rivelarsi determinante. Alcuni osservatori sostengono che Sliwa stia sottraendo voti a Cuomo, favorendo indirettamente Mamdani.
Cosa significa questa elezione per il resto d’America
Le elezioni di oggi a New York vanno lette in un contesto nazionale più ampio. Il Partito Democratico sta cercando di capire quale direzione prendere dopo la sconfitta alle presidenziali del 2024 e la vittoria di Donald Trump.
I leader moderati del partito hanno mantenuto le distanze da Mamdani: Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla Camera, lo ha sostenuto solo il 24 ottobre, il giorno prima dell’inizio del voto anticipato. Chuck Schumer, leader della minoranza al Senato, non aveva ancora espresso un sostegno alla vigilia del voto. Dall’altra parte, i membri più progressisti del Congresso lo hanno abbracciato senza riserve. I repubblicani hanno colto l’occasione per legare Mamdani e le sue politiche di sinistra all’intero Partito Democratico, usando la corsa a sindaco come un’arma nel dibattito nazionale.
La città di New York conta oltre 5 milioni di elettori registrati, di cui il 65% democratici e l’11% repubblicani. Circa 1,1 milioni non sono iscritti ad alcun partito. Nelle ultime elezioni municipali del 2021, solo il 21% degli aventi diritto si era presentato ai seggi. Quest’anno la partecipazione potrebbe essere molto più alta, come dimostrano i numeri del voto anticipato. A differenza delle primarie, che hanno usato il sistema a scelta multipla, le elezioni generali seguono il metodo first-past-the-post: vince chi ottiene più voti, senza bisogno di maggioranza assoluta. Questo rende la presenza di tre candidati competitivi particolarmente rilevante.
I primi risultati preliminari potrebbero arrivare intorno alle 22:00, ora locale, anche se la certificazione ufficiale richiederà alcuni giorni per conteggiare le schede per corrispondenza e provvisorie. Le piattaforme di scommesse politiche danno Mamdani favorito con una probabilità di vittoria tra il 93 e il 95%, ma le primarie hanno dimostrato che i sondaggi possono sbagliare. Tutti davano Cuomo vincente e invece Mamdani ha trionfato.
Se dovesse vincere, Mamdani diventerebbe il primo sindaco musulmano e il primo di origine sud-asiatica della storia di New York.
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