Ironia, denaro e matrimoni: con Orgoglio e pregiudizio la critica sociale, 250 anni dopo, diventa letteratura immortale
Quest’anno ricorre il 250° anniversario della nascita di Jane Austen, una delle voci più acute e moderne della letteratura mondiale. Nata nel 1775 in un piccolo villaggio dello Hampshire, questa donna fuori dagli schemi ha saputo trasformare le limitazioni della sua epoca in una finestra privilegiata sull’animo umano, creando personaggi che continuano a far sognare milioni di lettori in tutto il mondo. Quando nel 1813 pubblicò Orgoglio e pregiudizio, il suo romanzo più celebre, aveva già trentotto anni e una maturità letteraria straordinaria. Il romanzo, iniziato quando ne aveva venti, rappresenta il perfetto equilibrio tra intrattenimento e critica sociale, tra romanticismo e realismo. Nell’Inghilterra di Jane le donne della classe media vivevano in una condizione precaria. Escluse dalle professioni e spesso dal diritto all’eredità, avevano nel matrimonio l’unica possibilità di garantirsi un futuro dignitoso. È proprio questa realtà che lei racconta con magistrale ironia. I suoi personaggi femminili non sono semplici romantiche in cerca dell’amore, ma donne intelligenti che devono navigare con astuzia in un sistema che le penalizza. Elizabeth Bennet, la protagonista di Orgoglio e pregiudizio, incarna perfettamente questo spirito: è una giovane donna che rifiuta di piegarsi alle convenzioni sociali pur riconoscendone il peso nella propria vita. Mr. Darcy è inizialmente il ricco e orgoglioso proprietario terriero che la disprezzava per la sua condizione sociale inferiore, poi l’uomo che, conquistato dalla sua intelligenza brillante e dal suo carattere indipendente, si rivelava capace di mettere da parte i pregiudizi di classe per amarla.
Una figura maschile diventata nel tempo l’archetipo dell’uomo perfetto nella letteratura romantica. Darcy rappresenta tutto ciò che una donna dell’epoca poteva desiderare: sicurezza economica, status sociale ma, si scopre nel corso della storia, anche nobiltà d’animo. Il mondo dei romanzi austeniani ruotava attorno a codici sociali rigidissimi. La gentry, quella classe di proprietari terrieri senza titoli nobiliari ma con grande influenza, dettava le regole del gioco sociale. Chi aspirava a farne parte doveva mantenere uno stile di vita adeguato, anche a costo di indebitarsi: carrozze eleganti, giardini curati, arredi di pregio e il numero giusto di servitori erano elementi indispensabili per essere accettati in società. La Austen racconta questo mondo, senza mai perdere di vista l’aspetto economico delle relazioni sociali. Nei suoi romanzi si parla costantemente di denaro, eredità e rendite, perché queste erano le informazioni che determinavano il valore matrimoniale di una persona. Le madri più intraprendenti, come la memorabile Mrs. Bennet, organizzavano vere e proprie strategie per sistemare le figlie, in una società dove il matrimonio rappresentava l’unica forma di ascesa sociale per le donne.
Nonostante il successo critico delle sue opere, la scrittrice però non si arricchì mai e dovette sempre dipendere economicamente dalla famiglia. All’epoca i libri erano oggetti costosi, stampati in poche centinaia di copie. Nel 1775, anno di nascita della Austen, in Inghilterra furono pubblicati solo trentuno nuovi romanzi. Le persone di modeste condizioni accedevano alla letteratura grazie al sistema delle “circulating libraries”, biblioteche private che permettevano, dietro pagamento di un abbonamento, di prendere in prestito anche le novità editoriali. La stessa Austen si lamentava di questo sistema, osservando come i lettori fossero “più propensi a prendere in prestito e a lodare i libri, piuttosto che ad acquistarli”. Il vero trionfo arrivò postumo, grazie all’intuizione commerciale dell’editore londinese Richard Bentley che nel 1833 acquistò i diritti di tutti i romanzi e li inserì nella collana “Standard Novels”, una serie di edizioni economiche in volume unico che rendeva accessibile la grande letteratura. Il prezzo di Orgoglio e pregiudizio crollò drasticamente, permettendo a un pubblico molto più ampio di scoprire il genio di Jane Austen. Bentley ebbe anche l’idea di commissionare illustrazioni che mostravano i personaggi in abiti contemporanei invece che in quelli – originali – dell’epoca Regency. Questa tendenza a modernizzare i romanzi austeniani si mantenne per decenni, dimostrando la capacità dei personaggi di adattarsi ai gusti di epoche diverse.
L’eredità di Jane Austen nella cultura contemporanea è immensa. Da Bridget Jones a Bridgerton, passando per le trasposizioni cinematografiche e televisive, la sua influenza è ovunque. Colin Firth, che interpretò Darcy in una celebre serie BBC degli anni Novanta, è diventato lui stesso un’icona romantica, dimostrando come i suoi personaggi continuino a definire gli attuali ideali amorosi.
Dopo 250 anni, Jane Austen appare più moderna che mai. La capacità di analizzare le dinamiche sociali ed economiche, di dipingere personaggi femminili forti e intelligenti, di utilizzare l’ironia come strumento di critica sociale, resta ineguagliata. I suoi romanzi sono senza tempo perché affrontano temi universali: l’amore, l’ambizione, l’ipocrisia sociale, la ricerca dell’autenticità in un mondo di convenzioni.
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