Abbiamo incontrato l’attrice romana alla vigilia delle riprese della sua opera prima Magnani – L’alba del giorno dopo dedicato a ‘Nannarella’. Sarà regista e protagonista
Nella sua lunga e significativa carriera Monica Guerritore si è fatta guidare da «scelte di qualità che potessero lasciare un segno». L’attrice romana, 67 anni, ha interpretato donne diverse e piene di sfumature, sul palcoscenico (raccontandole anche nel suo spettacolo La sera della prima) come al cinema. Ha anche avuto il coraggio di affrontare ruoli dirompenti e scandalosi. Ha riso, sofferto con i suoi personaggi, da Madame Bovary a Lady Macbeth, da Giocasta a La lupa, emozionando il pubblico. Recentemente sul piccolo schermo, nella serie Inganno di Netflix, ha dato voce e corpo a una sessantenne che si innamora di un giovane (Giacomo Gianniotti) e si lascia travolgere dalla passione. Perché, oggi più che mai, «c’è bisogno di raccontare un interregno femminile che esiste, ma che spesso è stato dimenticato».
Abbiamo incontrato Guerritore all’ultimo Bif&st (Bari International Film&Tv Festival), dove è stata protagonista anche di un appuntamento con il pubblico. Appena salita sul palco del Teatro Petruzzelli, accolta dall’affetto degli spettatori, l’attrice ha ricordato Anna Magnani. «Dopo aver vinto l’Oscar, disse alla sua agente: “Torno in teatro, torno a volare”. Gli attori aprono le braccia e lasciano che l’applauso del pubblico li sollevi. Possono volare, come sto facendo io ora».
Non è un caso che Guerritore abbia citato una frase di Magnani. Per lei Nannarella non è stata solo una delle più grandi interpreti del cinema italiano. Negli ultimi tre anni ha fatto parte della sua vita. Nel 2022, infatti, Guerritore, insieme ad Andrea Purgatori, ha iniziato a scrivere la sua opera prima, che la vedrà regista e protagonista, dal titolo (per ora) Magnani-L’alba del giorno dopo. Un film biografico, le cui riprese sono iniziate a fine aprile, che ripercorre la vita e la carriera dell’attrice scomparsa oltre cinquant’anni fa, partendo dalla sera del 1956 in cui stava aspettando la telefonata degli Oscar (che poi conquistò per La rosa tatuata) e fu lasciata da Roberto Rossellini.
Guerritore, è diverso tempo che sta lavorando a questo film su Magnani.
Gli ultimi tre anni sono stati complicati. Nonostante io sia nota e abbia una certa esperienza, non è stato semplice trovare dei produttori che credessero in questa storia.
Come mai?
Per alcuni sembrava non avesse la forza di coinvolgere il pubblico. Siamo anche in un momento in cui si danno più possibilità alle giovani di esordire dietro la macchina da presa, e io non sono più giovane. Comunque non ho mai smesso di credere che un giorno avrei realizzato questo progetto. Mi avevano chiesto di fare una serie, ma io volevo realizzare un film per il cinema.
Ha deciso di partire da un momento delicato e difficile della carriera e della vita di Nannarella.
A un certo punto, Anna Magnani è stata messa da parte. Il suo viso non corrispondeva più al cinema americano. Era lontana da quell’immaginario che da un determinato momento in poi hanno incarnato, invece, altre attrici come Ingrid Bergman. Nel 1956 Magnani non ha più un uomo accanto a sé, è sola, ferita, nessuno la chiama più. In questo film racconto l’avventura di Anna, mostrando anche la sua disperazione, le difficoltà che ha provato, l’assenza d’amore, il tradimento.
Si è mai sentita messa da parte nel suo lavoro?
Ho avuto sempre grandi possibilità nella mia carriera. Anche ultimamente ho fatto pellicole importanti e spettacoli di successo. Però, nel caso del film su Magnani, ho provato sicuramente molta frustrazione.
È reduce dal successo mondiale di Inganno. Secondo lei, perché ha riscontrato un così grande favore del pubblico?
Il successo è stato davvero imprevedibile. Il pubblico, non solo femminile, sentiva il bisogno di seguire un racconto reale, senza falsità, su una donna che supera la mezza età ma che prova ancora una gamma ampia di emozioni e sentimenti. Quando Inganno (remake dell’inglese Gold Digger) è arrivato in America, lì ci hanno visto un grande potenziale. È diventata la serie italiana più vista al mondo su Netflix ed è possibile che sarà realizzata anche una seconda stagione.
C’è un universo femminile di cui spesso il cinema e la televisione si è dimenticato, ma che invece va raccontato.
Bisogna tornare a dare una verità, un corpo, una carnalità alle donne, anche quando si superano i cinquant’anni. Troppe volte siamo passate dall’essere madri all’essere nonne. Eppure anche le donne, in qualsiasi momento della loro vita, possono essere protagoniste di avventure umane e reali. Non possiamo essere legate solo a un immaginario di giovinezza e bellezza. Il compito di noi attrici è quello di dare una forza passionale e interpretativa ai personaggi maturi, con profondità e complessità. Ed è quello che sto cercando di continuare a fare nel mio lavoro.
© Riproduzione riservata