La proposta sudamericana divide il mondo del calcio: mentre Infantino valuta l’ampliamento per celebrare i 100 anni del torneo, crescono le resistenze di UEFA e altre confederazioni preoccupate per calendario e qualità del gioco.
La proposta che fa discutere il calcio mondiale
Il progetto di portare i Mondiali del 2030 a 64 squadre partecipanti ha trovato spazio concreto nei corridoi della FIFA attraverso un’iniziativa che nasce dal cuore del calcio sudamericano. Le federazioni sudamericane spingono per allargare il torneo che si disputerà a 100 anni dalla prima storica edizione, con Gianni Infantino a colloquio a New York con i promotori sudamericani. L’incontro, organizzato nella sede americana della FIFA presso la Trump Tower, ha visto protagonisti il presidente della Confederazione sudamericana Alejandro Domínguez insieme ai rappresentanti di Uruguay, Paraguay e Argentina.
La proposta del delegato FIFA dell’Uruguay, Ignacio Alonso, verrà valutata e Gianni Infantino l’avrebbe definita “meritevole di approfondimento”.
Il timing non è casuale: il 2030 segnerà infatti il centenario della prima edizione disputata proprio in Uruguay nel 1930, quando solo 13 nazioni presero parte alla competizione inaugurale. L’idea prevede un format completamente rivoluzionato con 128 partite complessive, che rappresenterebbe un salto quantico rispetto alle attuali 64 gare dell’edizione a 32 squadre.
L’evoluzione dei Mondiali: da 13 a 64 squadre?
La storia dei Campionati del Mondo testimonia una crescita costante nel numero di partecipanti. Dal 2026 la competizione sarà allargata a 48 squadre e sarà organizzata da tre Paesi: il Canada, gli Stati Uniti d’America e il Messico. Questo passaggio rappresenta già una svolta significativa rispetto al formato a 32 squadre utilizzato dal 1998. L’espansione aumenterà i ricavi dell’organizzazione di circa un miliardo di dollari, alzando i profitti complessivi del torneo fino a 3,5 miliardi di dollari.
L’eventuale salto a 64 nazionali comporterebbe implicazioni logistiche e economiche ancora più complesse. La proposta sudamericana prevede una distribuzione geografica particolare: tre partite simboliche si disputerebbero nei paesi che hanno lanciato l’idea (Uruguay, Argentina e Paraguay), mentre il resto del torneo si svolgerebbe principalmente in Spagna, Portogallo e Marocco, le nazioni principali organizzatrici dell’edizione 2030. La FIFA prevede introiti tra i 9 e gli 11 miliardi di dollari durante il ciclo quadriennale che culminerà con il Mondiale del 2026, cifre che con un ulteriore ampliamento potrebbero crescere esponenzialmente.
Le resistenze europee e il fronte del no
L’UEFA si schiera contro l’ipotesi di un ulteriore allargamento della coppa del mondo di calcio definendola “una pessima idea”. La posizione della confederazione europea riflette preoccupazioni concrete legate al sovraccarico del calendario calcistico, già sotto pressione per i numerosi impegni internazionali e di club.
Il presidente UEFA Aleksander Čeferin ha manifestato apertamente la sua opposizione, temendo che l’espansione possa compromettere la qualità tecnica della competizione.
A premere per il cambiamento sono soprattutto le federazioni sudamericane, ma l’ipotesi non convince UEFA e Concacaf. Anche la confederazione nord-centroamericana ha espresso perplessità, creando un fronte trasversale di opposizione che attraversa continenti diversi. Le critiche si concentrano principalmente su tre aspetti: la diluizione del livello tecnico, l’eccessiva durata del torneo e l’impatto ambientale di una manifestazione che richiederebbe strutture ancora più imponenti.
L’impatto sulla rappresentanza globale e il calcio femminile
L’eventuale espansione a 64 squadre si inserisce in una strategia FIFA più ampia volta a incrementare la rappresentanza globale del calcio. Parallelamente al dibattito sui Mondiali maschili, la confederazione internazionale ha già approvato l’ampliamento del Mondiale femminile da 32 a 48 squadre a partire dal 2031, dimostrando una chiara volontà di allargare la base partecipativa in entrambe le competizioni. Questa filosofia espansiva risponde alle pressioni delle federazioni di Africa, Asia e Oceania, che da anni chiedono maggiori slot per i propri continenti. Attualmente molte nazionali di livello competitivo restano escluse dal torneo a causa del numero limitato di posti disponibili per confederazione. L’ampliamento potrebbe garantire maggiori opportunità ai paesi emergenti nel panorama calcistico mondiale, aumentando significativamente gli investimenti nel settore e la diffusione del calcio in aree geografiche ancora sottorappresentate.
Il business dietro l’espansione
Il progetto di ampliamento si inserisce in una strategia più ampia della FIFA volta a massimizzare i ricavi globali del calcio. L’organizzazione guidata da Infantino ha già dimostrato questa filosofia con il nuovo Mondiale per Club, che dal 2025 vedrà 32 squadre partecipanti invece delle precedenti 24. La squadra che si aggiudicherà il trofeo arriverà a guadagnare fino a 125 milioni di dollari, circa 115 milioni di euro.
L’espansione a 64 squadre comporterebbe sfide logistiche monumentali. Servirebbero almeno 16 stadi in più rispetto al formato attuale, con conseguente aumento dei costi organizzativi e dell’impatto ambientale. Il torneo durerebbe probabilmente oltre un mese, creando conflitti significativi con i calendari delle leghe nazionali e delle competizioni europee. La CONMEBOL ha presentato una proposta per portare il Mondiale a 64 squadre, ma le altre confederazioni hanno già espresso parere negativo.
La decisione finale spetta al Consiglio FIFA, che dovrà bilanciare le pressioni economiche con le esigenze sportive e logistiche. Mentre i sostenitori del progetto sottolineano l’opportunità di coinvolgere più nazioni e federazioni, i critici mettono in guardia sui rischi di snaturare una competizione che ha fatto della selezione e dell’eccellenza i suoi punti di forza. Il dibattito promette di intensificarsi nei prossimi mesi, con la decisione che potrebbe ridisegnare per sempre il volto del calcio mondiale.
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