A Milano fino al 6 gennaio 2026 una mostra innovativa usa TAC, raggi X e infrarossi per mostrare pentimenti, disegni preparatori e stratificazioni invisibili di nove opere dal Quattrocento al Settecento.
Il lato nascosto dell’arte
Cosa si nasconde sotto la superficie di un dipinto? Quali ripensamenti ha avuto l’artista mentre dipingeva? Sono domande che tutti ci siamo posti almeno una volta davanti a un quadro. A Palazzo Reale di Milano, da ottobre e fino al 6 gennaio 2026, c’è una mostra che risponde proprio a questi interrogativi. Si chiama “Art from Inside. Capolavori svelati tra arte e scienza” e porta il pubblico letteralmente dentro l’opera d’arte, sfruttando le stesse tecnologie utilizzate in ospedale per esaminare il corpo umano.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Fondazione Bracco, il Comune di Milano e Palazzo Reale. L’idea di fondo è semplice: se radiografie, TAC e infrarossi possono rivelare cosa accade nel nostro organismo, perché non usarli anche per scoprire l’anatomia segreta di un’opera d’arte? La risposta è sotto gli occhi di tutti, anzi, normalmente sotto strati di colore che nessuno riesce a vedere.
Pentimenti, disegni preparatori, cambi di programma, vecchi restauri: tutto emerge grazie alle indagini diagnostiche non invasive. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso otto stazioni e presenta nove capolavori realizzati tra il XV e il XVIII secolo.
I protagonisti della mostra
Tra le opere esposte spiccano nomi di assoluto rilievo. C’è la Buona Ventura di Caravaggio, con le sue luci drammatiche e i suoi contrasti netti. C’è il San Nicola da Tolentino di Piero della Francesca, maestro della prospettiva rinascimentale. Il Ritratto di giovane donna di Piero del Pollaiolo mostra l’eleganza del profilo quattrocentesco, mentre uno scomparto dell’Armadio degli Argenti del Beato Angelico porta con sé tutta la devozione della pittura sacra del primo Rinascimento. Giovanni Antonio Boltraffio, allievo di Leonardo, è presente con un’opera che testimonia l’eredità leonardesca. Non manca neppure Giovanna Garzoni, una delle rarissime figure femminili nella pittura barocca italiana, e infine un violino settecentesco di Lorenzo Storioni completa il percorso, mostrando come anche gli strumenti musicali possano essere indagati con tecniche scientifiche.
Ogni opera viene presentata non solo nella sua versione finale, quella che tutti conosciamo, ma anche attraverso riproduzioni in scala reale e contenuti multimediali immersivi. Grazie a fotografie all’infrarosso, radiografie e immagini in falso colore, il visitatore può scoprire dettagli invisibili a occhio nudo. Correzioni dell’artista, tracce di disegni sottostanti, modifiche nella composizione. È un po’ come assistere alla creazione dell’opera dall’interno, seguendo il percorso mentale e manuale del pittore.
Scienza al servizio della conservazione
Dietro questo progetto c’è un lavoro scientifico rigoroso. La consulenza è affidata a Isabella Castiglioni, professoressa ordinaria di Fisica Applicata all’Università di Milano-Bicocca e direttrice scientifica del Centro Diagnostico Italiano, insieme allo storico dell’arte Stefano Zuffi.
Per la Castiglioni il progetto rappresenta un esempio concreto di contaminazione tra discipline diverse: fisica, medicina, storia dell’arte. Il team coinvolge ricercatori dell’Università Statale di Milano, lo spin-off universitario DeepTrace Technologies e il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Le tecniche impiegate sfruttano l’interazione tra radiazione e materia per fornire informazioni che altrimenti resterebbero inaccessibili, il tutto senza dover toccare o prelevare campioni dalle opere. Un metodo non invasivo che rispetta l’integrità dei dipinti.
Le tecnologie sviluppate per curare il corpo umano diventano così strumenti preziosi per prendersi cura del patrimonio artistico, dal restauro alla conservazione fino alla valorizzazione. Con questa mostra il pubblico, soprattutto ai più giovani, hanno la possibilità di accedere a dimensioni normalmente invisibili (ma fondamentali) per comprendere davvero un’opera d’arte.
Un progetto accessibile e formativo
L’ingresso alla mostra è gratuito; e non è un dettaglio secondario. L’assessore alla Cultura di Milano, Tommaso Sacchi, ha parlato di un esempio virtuoso di come l’interdisciplinarità possa generare conoscenza e cittadinanza culturale. Milano. infatti, investe da anni nella cultura come motore di innovazione e accessibilità, e questa esposizione rientra perfettamente in questa visione. È pensata per chiunque si avvicini all’arte con curiosità e spirito critico, senza barriere economiche.
Ma c’è anche un altro obiettivo: accendere i riflettori su professioni nuove che nascono dall’incontro tra sapere scientifico e umanistico. Restauratori, fisici applicati, esperti di imaging diagnostico: figure sempre più richieste nel mondo della conservazione del patrimonio culturale. L’allestimento è curato da Dotdotdot e pensato per essere semplice ma coinvolgente. I visitatori possono muoversi liberamente tra le stazioni, confrontare l’opera visibile con le immagini diagnostiche, leggere approfondimenti sulle tecniche utilizzate.
Quella di Palazzo Reale non è solo una rassegna di opere. È un invito a cambiare prospettiva, a non fermarsi all’apparenza ma a esplorare la profondità. Ogni dipinto porta con sé una storia fatta di materiali, tempo, scelte, correzioni. Dietro la perfezione di un capolavoro c’è il dubbio, l’evoluzione tecnica, il gesto creativo che si costruisce per stratificazioni successive. Renderlo visibile significa restituire umanità all’arte, mostrare che anche i grandi maestri hanno cambiato idea, hanno cancellato, rifatto, aggiustato.
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