Per la prima volta i Giochi invernali si svolgeranno in tre diverse regioni italiane e sette località di montagna
Il 6 febbraio 2025 si accenderà la fiamma delle Olimpiadi invernali più controverse della storia moderna. Milano Cortina 2026 promette, infatti, di trasformare un evento tradizionalmente concentrato in una o due località in un’esperienza diffusa attraverso Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. La cerimonia inaugurale si terrà nello stadio Giuseppe Meazza di San Siro, ma le prime gare partiranno già il 4 febbraio con il curling a Cortina. Un calendario serrato che vedrà alternarsi competizioni in località distanti tra loro: dall’hockey all’arena Santa Giulia di Milano allo snowboard di Livigno. Passando per lo sci alpino maschile di Bormio e quello femminile sulle storiche piste cortinesi che ospitarono già i Giochi del 1956.
La geografia dei Giochi diffusi
Per la prima volta nella storia olimpica invernale, le gare si distribuiscono su sette diversi villaggi montani collegati da una rete complessa di treni e navette. Bormio accoglierà le prove veloci maschili, mentre Cortina ospiterà quelle femminili insieme a bob, slittino e skeleton. La Val di Fiemme vedrà lo sci di fondo e il salto con gli sci, Anterselva il biathlon, Livigno ospiterà lo snowboard e il freestyle. Il pattinaggio di figura animerà Assago, lo short track pure, mentre l’hockey si dividerà tra Milano e Rho. Questa distribuzione geografica nasce dalla volontà di riutilizzare impianti esistenti anziché costruirne di nuovi, in risposta alle pressioni del Comitato Olimpico Internazionale per Olimpiadi più sostenibili. Il trampolino Italia di Cortina, ad esempio, sarà riqualificato ma non rifatto da zero.
Le sfide della distanza
La medaglia ha però il suo rovescio. Il Washington Post ha sollevato perplessità evidenti: tra Bormio e Cortina corrono 137 chilometri in linea d’aria che diventano oltre 300 su strada, con viaggi che possono superare le cinque ore. Per gli atleti che volessero assistere alle gare dei colleghi o per i tifosi desiderosi di seguire più discipline, si prospettano trasferte impegnative su strade alpine strette e tortuose, spesso chiuse al traffico nei giorni di competizione. Per molti la dispersione rischia di frantumare quello spirito olimpico fatto di incontri, scambi culturali e convivenza che ha sempre caratterizzato i Giochi. Invece di un unico Villaggio olimpico dove gli atleti di tutto il mondo si mescolano e si conoscono, Milano Cortina 2026 avrà villaggi multipli ricavati da hotel, appartamenti e persino caserme militari.
Due fiamme olimpiche e cerimonie sparse
L’anomalia si estende anche ai momenti più simbolici. Ci saranno due calderoni olimpici accesi contemporaneamente: uno a Milano e uno a Cortina, distanti 200 chilometri. La cerimonia d’apertura a San Siro vedrà probabilmente solo gli atleti degli sport su ghiaccio. Mentre molti sciatori e snowboarder non potranno parteciparvi a causa delle distanze e degli impegni agonistici. Alcuni pattinatori artistici potrebbero mancarla perché la gara a squadre inizia proprio il 6 febbraio. Infine, la cerimonia di chiusura si terrà all’Arena di Verona, distante da tutte le sedi di gara. Molti atleti voleranno direttamente a Venezia anziché passare per Milano, semplicemente perché più vicina ai loro campi di gara. I costi logistici e organizzativi saliranno di conseguenza: la delegazione statunitense ha già definito questi Giochi i più costosi mai affrontati.
Le Paralimpiadi seguono lo stesso modello
Dal 6 al 15 marzo arriverà il turno delle Paralimpiadi, che seguiranno la stessa filosofia distribuita. Cortina ospiterà il curling in carrozzina e il para sci alpino, Milano Santa Giulia l’hockey in carrozzina, mentre Tesero vedrà parabiathlon e sci di fondo paralimpico. Unica differenza rispetto ai Giochi olimpici: il parasnowboard si concentrerà a Cortina anziché a Livigno. Le cerimonie di apertura e chiusura si terranno nell’affascinante cornice dell’Arena di Verona, un anfiteatro romano che aggiungerà fascino storico all’evento.
Il futuro delle Olimpiadi passa da qui
Quello che per molti osservatori appare come un esperimento rischioso potrebbe rappresentare il modello inevitabile per il futuro dei Giochi invernali. Il Comitato Olimpico Internazionale spinge sempre più verso la sostenibilità, chiedendo proposte che limitino nuove costruzioni e utilizzino strutture esistenti anche se distanti tra loro. Del resto, la Svezia, seconda classificata per l’assegnazione del 2026, proponeva di tenere gli eventi indoor a Stoccolma e quelli di montagna a oltre 600 chilometri di distanza. Le Olimpiadi invernali del 2030 saranno basate a Nizza e si estenderanno verso nord attraverso le Alpi francesi fino quasi al confine svizzero. Per il 2038, la Svizzera ha proposto una candidatura nazionale con competizioni distribuite in dodici città diverse.
Lo spartiacque italiano
La tendenza peraltro è nell’aria. Perfino i Giochi estivi di Los Angeles 2028 prevedono softball e canoa slalom a Oklahoma City, e intanto si valuta di collocare il cricket nell’area di New York. Le Olimpiadi moderne crescono in complessità e varietà di discipline, rendendo sempre più difficile per una singola città o area metropolitana ospitare tutto. Milano Cortina 2026 potrebbe dunque fare da apripista ad un modello innovativo, figlio dei tempi. Cortina, che ospitò l’intera edizione del 1956, oggi può gestire solo sci femminile, bob, slittino e skeleton. Un villaggio alpino non basterà più per contenere la macchina olimpica moderna. Da qui la necessità di distribuire, collegare, organizzare gli eventi sportiva su scala regionale anziché locale.
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