Ogni anno inaliamo fino a 70mila minuscole particelle di plastica. Le mosse in atto per salvaguardare la salute pubblica
La questione ambientale legata alle plastiche ha da tempo superato i confini degli oceani. Oggi, una delle minacce più silenziose ma più dannose per la salute umana è di fatto rappresentata dalle microplastiche nell’aria. Invisibili, persistenti e ubiquitarie, queste particelle finiscono nei polmoni ogni giorno, senza che nessuno se ne accorga. Addirittura, secondo una recente revisione scientifica pubblicata sulla rivista Ecotoxicology and Environmental Safety, ogni persona può inalare fino a 70mila particelle di plastica all’anno, ovvero circa 190 al giorno.
Dove si trovano le microplastiche che respiriamo
Le microplastiche sono dei minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri, disperse nell’ambiente. Quelle inalate non provengono solo dagli imballaggi o dai rifiuti abbandonati. Una delle fonti principali è proprio l’ambiente domestico: tappeti, tende, abbigliamento tecnico e tessuti sintetici rilasciano minuscole fibre nell’aria. In particolare, i vestiti in pile o altri capi in materiali sintetici rilasciano particelle abbastanza piccole da penetrare profondamente nei polmoni. Per i ricercatori, l’esposizione è maggiore al chiuso, dove la ventilazione è spesso ridotta e le fonti di rilascio di plastica più concentrate. Aumenta quindi il rischio per chi trascorre molto tempo in ambienti chiusi o non adeguatamente arieggiati, come scuole, uffici o abitazioni.
Effetti biologici e rischi per la salute
Le conseguenze dell’inalazione di microplastiche non si limitano a un’irritazione momentanea. Le particelle di plastica presenti nell’aria possono causare infiammazioni, danni cellulari e stress ossidativo, ovvero uno squilibrio che può compromettere il funzionamento delle cellule e favorire lo sviluppo di patologie. Le microplastiche, ovvero particelle inferiori ai 5 millimetri, e le ancora più piccole nanoplastiche (meno di un micron), sono state ritrovate non solo nei polmoni, ma anche nel sangue, nel cervello e persino nelle arterie. Uno studio condotto su oltre 300 pazienti ha dimostrato una correlazione preoccupante: la presenza di plastica nelle arterie si associa a un rischio quadruplo di infarto, ictus o decesso.
Quando la plastica trasporta altri inquinanti
Uno degli aspetti più insidiosi delle microplastiche è la loro capacità di agire come vettori per altri agenti tossici. Le plastiche, in particolare il PET, possono assorbire e trasportare gas nocivi come il biossido di azoto o l’anidride solforosa. Una volta inalate, queste particelle rilasciano tali sostanze direttamente nei tessuti umani, amplificandone gli effetti negativi. Uno studio della Boston University ha inoltre evidenziato un ulteriore rischio: i batteri che si fissano sulle microplastiche formano biofilm più resistenti, favorendo la resistenza agli antibiotici. In pratica, la plastica nell’aria potrebbe contribuire anche alla diffusione di batteri più forti e difficili da combattere.
Monitorare la presenza delle microplastiche nell’aria
Nonostante la crescente consapevolezza, il monitoraggio delle microplastiche aerodisperse è ancora poco sviluppato. Tecnologie come la spettroscopia Raman o la microscopia elettronica offrono analisi accurate, ma sono strumenti costosi, lenti e complessi da utilizzare su larga scala. Per contrastare efficacemente il fenomeno servono strumenti di rilevamento più accessibili e veloci, soprattutto nei contesti urbani dove il traffico, le industrie e l’alta densità abitativa aggravano l’inquinamento.
Come difendersi dalle microplastiche nell’aria
Le soluzioni esistono, ma vanno attuate con decisione. Servono politiche pubbliche che limitino l’uso della plastica monouso e incentivino l’utilizzo di materiali alternativi e biodegradabili. È indispensabile investire nella ricerca per migliorare le tecnologie di filtrazione dell’aria, capaci non solo di trattenere ma anche di distruggere le microplastiche. Alcune sperimentazioni interessanti riguardano l’uso di batteri, alghe e funghi per “mangiare” le particelle inquinanti, oppure l’adozione di nanotecnologie nei sistemi di filtraggio. Anche nei gesti quotidiani si può fare molto: scegliere tessuti naturali, lavare i capi a basse temperature e utilizzare filtri specifici nelle lavatrici può contribuire a ridurre il rilascio di fibre plastiche.
Non è solo un problema ambientale
La presenza di microplastiche nell’aria è ormai un dato di fatto. Ma ciò che deve cambiare è la percezione collettiva: non si tratta solo di inquinamento ambientale, ma di un pericolo diretto per la nostra salute. “Non ci stiamo solo circondando di plastica. La stiamo respirando, ogni giorno”, è l’allarme lanciato dai ricercatori. La parola d’ordine è avere maggiore consapevolezza. Le microplastiche sono un nemico invisibile, ma combatterle è possibile. Serve uno sforzo congiunto tra cittadini, scienziati e decisori politici per fermare questa minaccia silenziosa che si insinua lentamente, giorno dopo giorno, in ogni respiro.
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