Sempre meno bambini fanno colazione a casa e nelle scuole abbondano snack dolci e salati ultra-processati, ricchi di zuccheri e grassi ma poveri di valore nutrizionale
Troppe merendine elaborate e snack nell’arco della giornata portano a un eccesso di peso tra i piccoli e i giovanissimi. Nelle società industrializzate, come quella italiana, infatti, il problema nutrizionale è l’abuso di cibo ipercalorico e povero di qualità e a farne le spese sono soprattutto i più piccoli. Tra i Paesi europei l’Italia si posiziona al 20° posto per livelli di obesità giovanile (5-19 anni) con il 9,6% e al 18° posto per sovrappeso (stessa fascia) con il 27,3%. Contemporaneamente negli ultimi venti anni si è registrato un calo dal 14% all’11,2% degli adolescenti (14-19 anni) che consumano almeno quattro porzioni di frutta e verdura al giorno. E intanto diminuisce l’abitudine di consumare la colazione a casa.
In crescita il mercato delle merendine
Secondo il rapporto “Cibo e bambini” della Fondazione Aletheia, in Europa le vendite di merendine e snack sono cresciute del 29% negli ultimi cinque anni. Si tratta di un settore da 310 miliardi di euro l’anno, dove dominano prodotti ricchi di zuccheri, grassi e additivi. L’Italia, in questo contesto, spende circa 580 euro pro capite in questi alimenti, un dato inferiore rispetto al Nord Europa ma comunque significativo. I numeri mostrano che le merendine dolci o salate rappresentano circa il 13% delle calorie giornaliere assunte dai giovanissimi italiani.
Le cattive abitudini alimentari dei bambini italiani
Il rapporto Aletheia segnala che oltre 1 bambino su 10 salta la colazione. Ma anche chi la fa spesso non la consuma in modo adeguato: uno su tre (36,5%) inizia la giornata con una colazione sbilanciata, non assumendo i nutrienti essenziali, scegliendo pasti sbilanciati o troppo poveri. Per compensare, cresce il ricorso a una merenda abbondante a metà mattina. Un’abitudine che nel 2023 coinvolge il 67% dei bambini, contro il 55% di quattro anni prima. Le bevande zuccherate e gassate fanno ormai parte della routine quotidiana per un bambino su quattro, mentre il consumo di legumi resta scarso: il 37% li mangia meno di una volta a settimana. Preoccupano anche i numeri legati agli snack: più di un bambino su due consuma merendine dolci oltre tre volte a settimana, e oltre uno su 10 fa altrettanto con gli snack salati.
Troppa merendina nei distributori scolastici, poca frutta e yogurt
Tra i dieci prodotti più venduti nei distributori automatici delle scuole primarie, accessibili anche ai più piccoli, dominano merendine e snack non salutari. In particolare, gli snack dolci sono presenti nel 77,2% dei casi e quelli salati nel 75,5%. Più basse le percentuali di bevande relativamente salutari come i nettari di frutta (52,4%), i succhi 100% frutta (51,5%) o il tè senza zuccheri aggiunti (40,2%). Quasi assenti, invece, gli alimenti nutrienti. Solo l’1,4% offre frutta e l’1,6% yogurt o latte, che dovrebbero invece essere una presenza costante. Un progetto pilota del 2023 in tre scuole italiane, ha mostrato che un cambiamento è possibile. Riformulando l’offerta dei distributori con cibi più sani – come frutta, yogurt, chips non fritte e biscotti ipocalorici – al posto di merendine e bevande zuccherate, si è ottenuta una riduzione media del 2,1% dell’indice di massa corporea degli studenti.
I rischi per la salute, allergie in agguato
Secondo gli esperti della Fondazione Aletheia, il consumo abituale di merendine e prodotti simili è associato a un aumento del rischio di obesità, diabete, disturbi cardiovascolari e perfino problemi comportamentali. In Italia, il 9,6% dei bambini tra i 5 e i 19 anni è obeso, mentre il 27,3% è in sovrappeso. Un bambino su tre, quindi, ha già un problema di peso. Non solo: una ricerca dell’Università Federico II di Napoli ha recentemente evidenziato una possibile correlazione tra l’eccessivo consumo di questi prodotti e l’aumento delle allergie alimentari nei più piccoli. Il consiglio è quello di limitare le e le merendine ultraprocessate per ridurre l’esposizione ad additivi e conservanti, potenzialmente implicati nell’insorgenza di allergie.
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