La ricerca evidenzia possibili rischi cardiovascolari legati all’uso prolungato di questo ormone sintetico
Per milioni di persone in tutto il mondo, la melatonina rappresenta una soluzione naturale e apparentemente innocua contro l’insonnia. Eppure, una nuova ricerca internazionale metterebbe in discussione questa certezza, sollevando nuovi interrogativi. Lo studio, che verrà presentato alle Scientific Sessions 2025 dell’American Heart Association a New Orleans, ha esaminato i dati di oltre 130mila adulti con diagnosi di insonnia cronica. Dai risultati è emerso che chi ha assunto melatonina per almeno un anno presenta un rischio quasi doppio di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto a chi non l’ha mai utilizzata.
Quando il sonno diventa una questione di cuore
L’indagine ha preso in esame le cartelle cliniche elettroniche di pazienti provenienti dalla rete TriNetX, confrontando due gruppi equivalenti per età, sesso, etnia e condizioni di salute pregresse. Da una parte, 65mila persone che utilizzavano regolarmente melatonina; dall’altra, altrettanti soggetti con insonnia mai trattati con questo integratore. L’età media dei partecipanti si attestava intorno ai 55 anni, con una prevalenza femminile del 61%. Al termine del periodo di osservazione, il 4,6% degli utilizzatori di melatonina ha manifestato problemi di scompenso cardiaco, contro il 2,7% del gruppo di controllo. Ma il dato più preoccupante riguarda i ricoveri ospedalieri: tra chi assumeva l’integratore, il tasso è stato del 19%, mentre tra i non utilizzatori si è fermato al 6,6%. Ossia una probabilità 3,5 volte maggiore di finire in corsia. Anche la mortalità generale ha mostrato un incremento significativo, passando dal 4,3% al 7,8%.
Tra correlazione e causa: cosa sappiamo davvero
“Gli integratori di melatonina sono considerati innocui, ma abbiamo riscontrato aumenti costanti e significativi di eventi cardiovascolari gravi”, ha spiegato Ekenedilichukwu Nnadi, responsabile della ricerca. Tuttavia, lo stesso gruppo di scienziati invita alla prudenza nell’interpretazione dei dati. L’analisi, infatti, dimostra un’associazione statistica, non un nesso causale diretto. In altre parole, non è possibile affermare con certezza che sia la melatonina in sé a provocare i problemi cardiaci. Potrebbero entrare in gioco altri elementi: la gravità dell’insonnia cronica stessa, spesso legata a disturbi d’ansia o depressione, condizioni che già di per sé aumentano il rischio cardiovascolare. Inoltre, chi soffre di insonnia severa potrebbe presentare uno stile di vita meno salutare o patologie non diagnosticate che contribuiscono al quadro clinico complessivo.
Un ormone tra natura e laboratorio
La melatonina è un ormone prodotto naturalmente dalla ghiandola pineale, una piccola struttura situata nel cervello. Il suo compito principale consiste nel regolare il ritmo circadiano, quel meccanismo biologico che scandisce l’alternanza tra veglia e riposo. Durante le ore serali, quando cala il buio, i livelli di questo ormone aumentano progressivamente, preparando l’organismo al sonno. Con l’arrivo della luce, al contrario, la produzione diminuisce per favorire il risveglio. Le versioni sintetiche in commercio sono molecole chimicamente identiche a quelle prodotte dall’organismo. Vengono utilizzate principalmente per trattare l’insonnia e attenuare gli effetti del jet lag, La loro accessibilità e la percezione diffusa di naturalità hanno contribuito a farne uno degli integratori più venduti al mondo.
Ripensare l’approccio al sonno
In molti Paesi, Italia compresa, la melatonina fino a 1 milligrammo è disponibile senza prescrizione medica in farmacia e parafarmacia. La mancanza di una regolamentazione rigorosa fa sì che ogni marca possa differire per concentrazione e purezza del principio attivo. Peraltro, il suo utilizzo dovrebbe limitarsi a periodi brevi e sotto controllo medico, soprattutto in presenza di patologie cardiovascolari pregresse o fattori di rischio cardiaco. Chi soffre di difficoltà croniche nel dormire, avvertono i ricercatori, dovrebbe rivolgersi a uno specialista per individuare le cause sottostanti. Che possono spaziare da problemi respiratori notturni a disturbi psicologici, da cattive abitudini comportamentali a patologie organiche. L’insonnia cronica rappresenta infatti un sintomo, non una malattia a sé stante. Trattarla con un integratore, senza indagare le ragioni profonde, significa affrontare solo la superficie del problema.
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