Il 49% delle aziende giapponesi prevede almeno un “madogiwa-zoku”, ovvero un lavoratore anziano senza responsabilità effettive. Una figura rispettata ma discussa in cui il Paese del Sol levante mescola la sua deferenza per gli anziani e l’invecchiamento demografico sempre più marcato.
Avete tra i 50 e i 60 anni? Siete prossimi alla pensione? Lavorate da sempre nella stessa azienda? Avete usufruito di qualche corso di aggiornamento? Come vi trovate in relazione con gli altri colleghi? Siete integrati? Domande lecite ma che potrebbero avere risposte diverse se vi trovate nell’efficientissimo Giappone. Secondo un sondaggio, nella patria della popolazione più anziana del mondo quasi un’azienda su due (il 49%) ha nel proprio organico “un’anziano che non fa nulla”, il cosiddetto “madogiwa-zoku”, che tradotto vuol dire “tribù alla finestra”.
“Madogiwa-zoku”, chi sono e di cosa si occupano
Non è che non facciano proprio nulla. I lavoratori anziani “madogiwa-zoku”, in Giappone, in realtà si vedono assegnare lavori d’ufficio di responsabilità ridotta, se non nulla. Si tratta di un effetto della cultura giapponese. Questo fenomeno incarna una delle contraddizioni di questo Paese: un delicato equilibrio tra il profondo rispetto per l’essere umano e la rigida struttura aziendale. Un riflesso autentico della cultura del lavoro giapponese, dove i valori tradizionali spesso resistono alla spinta della modernità.
Da una parte, insomma, c’è il rispetto verso i lavoratori anziani. La aziende preferiscono tenerli sul loro libro paga, piuttosto che indurli al pensionamento anticipato. Si tratta di un gesto di rispetto e lealtà verso gli anni di servizio. Si preferisce relegarli lontani dal centro del lavoro, alla “finestra” appunto e lasciare che arrivi il tempo dei saluti e il passaggio verso la quiescenza lavorativa . Ma c’è anche un’altra regione, profondamente radicata nella cultura nipponica. I licenziamenti sono rari e spesso considerati un’umiliazione profonda. Di conseguenza, le aziende preferiscono mantenere i dipendenti, anche se in posizioni marginali, per salvaguardare la loro dignità e l’armonia interna. Questo compromesso permette al lavoratore di non perdere la faccia davanti alla famiglia e alla società.
Anni ’80, in Giappone i lavoratori anziani diventano “madogiwa-zoku”
Tutta colpa degli Anni ’80 e del boom economico giapponese dell’epoca. Allora l’economia nipponica andava talmente bene che, piuttosto che ricorrere al licenziamento dei dipendenti senior meno produttivi o obsoleti, le aziende preferirono dare loro ruoli marginali.
Anche se i “madogiwa-zoku” non sono necessariamente incompetenti ma professionisti che in passato hanno ricoperto ruoli importanti, non mancano le critiche. Per molti, è inconcepibile la presenza di lavoratori inattivi in un’azienda costretta a fare in modo che metà dei dipendenti lavori anche al loro posto. Con costi economici e perdita di potenziale. C’è poi un altro aspetto: quella di “madogiwa-zoku” può essere una condizione molto difficile a livello psicologico. La privazione di responsabilità può portare a frustrazione, demotivazione e un profondo senso di inutilità.
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