L’operatore di telecomunicazioni Intred si aggiudica il secondo posto del premio Aretè con “Cyberbullying is not a game”, iniziativa che ha coinvolto gli studenti nella scrittura di una nuova netiquette per un web più sicuro.
I ragazzi protagonisti del cambiamento
La battaglia contro il cyberbullismo passa anche dalla capacità di coinvolgere direttamente i ragazzi, trasformandoli da destinatari passivi di messaggi educativi in protagonisti attivi del cambiamento. È questa la filosofia che ha guidato Intred, operatore di telecomunicazioni in Lombardia, nel progetto “Cyberbullying is not a game”, premiato con il secondo posto alla XXII edizione del premio Areté nella categoria Comunicazione d’Impresa.
Il riconoscimento, assegnato da una giuria presieduta da Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi, rappresenta un risultato significativo per un’iniziativa che ha saputo unire comunicazione, educazione digitale e responsabilità sociale in un percorso condiviso con le nuove generazioni.
Un percorso formativo che coinvolge oltre mille studenti
Avviato nel novembre 2024 e sviluppato tra febbraio e giugno 2025, il progetto ha interessato più di mille studenti provenienti da diverse scuole lombarde, concentrandosi sul primo biennio delle superiori.
La scelta di questa fascia d’età non è casuale: si tratta di un momento delicato nella vita degli adolescenti, quando l’uso dei social media e delle piattaforme digitali si intensifica e i rischi legati al cyberbullismo diventano più concreti. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con la Polizia Postale, che ha fornito un contributo fondamentale attraverso momenti formativi dedicati alla prevenzione e all’uso consapevole della rete. Gli incontri hanno affrontato tematiche come la protezione dei dati personali, il riconoscimento delle dinamiche di prevaricazione online e le conseguenze legali del cyberbullismo.
Il percorso si è concluso con un evento finale presso Palazzo Lombardia a Milano, che ha visto la partecipazione di studenti, docenti e istituzioni. Tra i protagonisti della giornata conclusiva anche Favij, volto del progetto scelto per la sua capacità di dialogare con il pubblico giovane, e i rappresentanti della Polizia Postale. Durante l’evento è stata presentata la nuova netiquette (buone maniere da utilizzare in rete, ndr.) elaborata collettivamente dai partecipanti. Un vero e proprio manifesto per promuovere comportamenti responsabili e rispettosi nell’ambiente digitale.
Dal linguaggio dei ragazzi nasce una nuova netiquette
Ciò che distingue “Cyberbullying is not a game” da altre campagne di sensibilizzazione è l’approccio metodologico adottato. Invece di limitarsi a trasmettere regole dall’alto, il progetto ha dato voce agli studenti stessi, chiedendo loro di contribuire attivamente alla definizione di linee guida condivise per un uso corretto della rete.
L’obiettivo era quello di adottare un linguaggio fresco e diretto, capace di entrare in sintonia con le modalità comunicative dei più giovani. Il risultato è stata la stesura di una netiquette che riflette il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze, traducendo in regole concrete le loro esigenze di sicurezza, rispetto e inclusione negli spazi digitali.
Questo approccio partecipativo si rivela particolarmente efficace in un contesto dove il fenomeno del cyberbullismo assume dimensioni sempre più preoccupanti. Anche perché le forme più comuni vanno dalla diffusione di immagini o video imbarazzanti senza consenso agli insulti ripetuti attraverso messaggi privati o commenti pubblici, fino all’esclusione intenzionale da gruppi online.
Una connessione che va oltre la fibra ottica
Il premio ottenuto da Intred testimonia come le aziende possano svolgere un ruolo sociale importante, utilizzando le proprie competenze e la propria visibilità per affrontare problematiche che vanno oltre il semplice business.
Il cyberbullismo rappresenta infatti una delle principali minacce per il benessere psicologico dei giovani nell’era digitale. Studi recenti indicano che le vittime di bullismo online mostrano livelli più elevati di ansia, depressione e isolamento sociale rispetto ai coetanei. In alcuni casi, le conseguenze possono essere drammatiche, come dimostrano i numerosi episodi di cronaca che hanno scosso l’opinione pubblica negli ultimi anni.
La strategia comunicativa del progetto ha puntato sulla credibilità e sull’autenticità, elementi chiave per raggiungere efficacemente il target di riferimento. La collaborazione con la Polizia Postale ha garantito autorevolezza ai contenuti formativi. La presenza di Favij, invece, ha permesso di veicolare i messaggi attraverso un linguaggio e uno stile vicini all’universo comunicativo dei ragazzi. Il progetto ha inoltre dimostrato come la prevenzione debba necessariamente passare attraverso l’educazione digitale, fornendo agli studenti gli strumenti per riconoscere comportamenti scorretti. Oltre che difendersi dalle aggressioni online e sapere a chi rivolgersi in caso di bisogno.
L’impatto sociale del progetto
L’iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di interventi che diverse istituzioni e organizzazioni stanno mettendo in campo per contrastare il fenomeno del cyberbullismo. Il Ministero dell’Istruzione ha recentemente rafforzato le linee guida per le scuole sulla prevenzione e gestione dei casi di bullismo e cyberbullismo, e numerose associazioni continuano a lavorare sul territorio per offrire supporto alle vittime e alle loro famiglie.
Resta tuttavia fondamentale il contributo di soggetti privati, che possono portare risorse, competenze tecnologiche e capacità di comunicazione per amplificare l’efficacia degli interventi educativi. La nuova netiquette elaborata dagli studenti lombardi potrà diventare uno strumento utilizzabile anche in altri contesti scolastici, diffondendo così i risultati del progetto ben oltre i confini della Lombardia.
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