Lo studio da ingegnere e il lavoro per la costruzione della diga di Assuan, gli allenamenti nel Nilo e i corsi a Roma. Ecco chi è il caimano d’Egitto
Dalle acque del Nilo all’azzurro Tirreno, per poi approdare sulle rive del Tevere. Questa, molto in breve, è la storia di Alì Moshely. Egiziano, nuotatore dalle doti non comuni, da sempre promotore dei benefici dello sport natatorio in tutte le sue declinazioni. Una storia, la sua, particolare, appassionante, fatta di imprese per le quali gli è stato dato l’appellativo di ‘caimano’. Oggi, continua a essere ambasciatore e fautore dei benefici del nuoto e dell’attività fisica in generale, gestisce a Roma, in zona Eur, un’ampia struttura dove si svolgono attività di hydrofitness e non solo, ma è lui stesso che racconta di sé a 50&Più.
«Sono nato nel 1945 al Cairo, in Egitto, e fin da quando avevo tre anni ho imparato a nuotare nella piscina privata del Re Farouk, perché mio padre era il capo delle guardie del sovrano. Verso i sette anni ho iniziato a fare le prime gare e ho avuto i primi piccoli successi. Ho dunque imparato i vari stili natatori»
Alì, quando c’è stato l’approccio con le acque del Nilo?
Da ragazzo, assieme allo studio – durante le scuole regolari, mi sono laureato in ingegneria e ho lavorato alla realizzazione della diga di Assuan – ho cominciato ad apprezzare le gare di mezzofondo (distanze sui 3 chilometri) e le gare di fondo (dai 4 chilometri in su). I risultati ottimi mi hanno permesso di entrare nella squadra egiziana di nuoto e lì sono cominciati gli impegni seri. Per quelle distanze, dai 7 ai 12 chilometri, non era più sufficiente la piscina, per cui quasi giornalmente ci allenavamo nel Nilo che, al Cairo, vicino alla foce, scorre molto lentamente.
È lì che le è stato dato l’appellativo ‘il caimano’?
Esattamente. È un titolo, caimano del Nilo, che in Egitto viene dato ai nuotatori che raggiungono un certo livello, ed è rimasto qualcosa che ha connotato la mia persona in senso agonistico. Con la squadra egiziana abbiamo quindi cominciato a disputare delle gare internazionali e c’è stata l’occasione di effettuare la Napoli-Capri. Nuotando dietro la mia barca-guida non mi sono reso conto che ero in testa e quando sono arrivato sono stato piacevolmente sommerso dall’entusiasmo della gente napoletana. Mi sono affezionato al calore del popolo italiano, tanto che col tempo si è creato un legame forte. Mia moglie è napoletana e io, come mia figlia Karima, ho la nazionalità italiana. Insomma, l’Italia, dove ho deciso di rimanere, è diventata la mia seconda patria, senza dimenticare l’Egitto in cui sono nato.
Come è diventato stabile il rapporto con il nostro paese?
Dopo il servizio militare sono tornato in Italia, dove ho conosciuto mia moglie, e mi sono stabilito a Roma. Ho continuato, ormai quasi 40enne, a lavorare nel nuoto, facendo l’istruttore. Un giorno la Federazione di nuoto, che aveva avuto modo di conoscermi, mi ha chiesto – erano gli Anni ’80 – di gareggiare in una staffetta 1.000 metri per 50 da disputare alla piscina olimpionica del Foro Italico. Nonostante lavorassi fino a tardi, ho dovuto accettare. Questo per dire che anche le istituzioni sportive del nuoto hanno apprezzato le mie doti.
Anche da istruttore ha continuato ad avere successo?
Sì, sono istruttore internazionale riconosciuto. Tanti miei allievi sono diventati nuotatori di livello. Tra tutti vorrei ricordare Stefano Battistelli, prima medaglia maschile italiana in una olimpiade. Poi, grazie a una serie di circostanze, ho avuto modo nel 1995 di creare una mia realtà associativa: l’Euromar. E qui dal nuoto ho avuto modo di allargare l’offerta a tante altre discipline: ginnastica, danza, karate, ecc.
Tornando al nuoto, è vero che ha diversificato i corsi in base all’età degli allievi?
Sì, ho riservato spazi diversi per gli agonisti, per le signore che fanno ginnastica in acqua e per i bambini fin dalla più tenera età. Per loro ho realizzato una piscina più piccola con temperatura un po’ più elevata e con una più bassa concentrazione di cloro. Anche per i portatori di disabilità ci sono corsi riservati, due giorni alla settimana e a costi ridotti. Ho preso questa decisione come una missione, a fronte del fatto che praticamente non esistono realtà nel nuoto dedicate ai disabili. Lo stesso faccio con gli anziani, creando delle condizioni gradevoli per coloro che vogliono continuare a fare attività fisica anche in età avanzata. Sì, devo dire che sono riuscito a creare un ambiente amichevole e familiare nel mio centro e pretendo questa cordialità anche dagli istruttori che lavorano con me.
La passione per il nuoto di fondo è rimasta?
Sì, ‘il caimano’ c’è sempre in me. Dove vado spesso in vacanza in estate, ho organizzato la “traversata del caimano” tra Scauri e Minturno (Lt), una nuotata amatoriale per tutti coloro che vogliono sperimentare il nuoto di fondo, per me un amore che non finisce mai.
© Riproduzione riservata