La nuova ricerca Istat rivela tendenze e disparità di genere nel rapporto tra pensionamento e continuità lavorativa degli ultracinquantenni
Il pensionamento non rappresenta più un traguardo definitivo per molti italiani. Secondo i dati più recenti dell’Istat, un italiano over 50 su dieci mantiene un’occupazione anche dopo aver ricevuto la pensione, rivelando una tendenza significativa nel panorama lavorativo nazionale. La statistica “Pensione e partecipazione al mercato del lavoro dei 50-74enni” offre uno spaccato illuminante sul fenomeno del lavoro post-pensione nel nostro Paese, un trend che coinvolge centinaia di migliaia di persone.
Il lavoro post-pensione: una realtà sempre più diffusa
Il fenomeno del lavoro post-pensione sta assumendo dimensioni rilevanti nella società italiana contemporanea. Circa il 10,8% dei pensionati tra i 50 e i 74 anni dichiara di aver continuato o ripreso a lavorare dopo l’inizio del pensionamento, per un totale di 712.000 individui. Di questi, il 6,3% (418.000 persone) risulta stabilmente occupato, non in modo occasionale. “I dati mostrano come il confine tra pensione e lavoro stia diventando sempre più sfumato per una parte significativa della popolazione italiana,” sottolinea la ricerca Istat, che evidenzia anche come questa tendenza sia inferiore rispetto alla media europea. Infatti, mentre in Italia il 9,4% dichiara di aver lavorato nei primi sei mesi dopo il pensionamento, la media UE si attesta sul 13%.
Differenze territoriali marcate
La propensione al lavoro post-pensione non è omogenea sul territorio nazionale. Il Centro-Nord mostra percentuali decisamente più elevate, con un picco che supera il 15% nel Nord-est, dove si registrano i più alti tassi di occupazione generale e un’età media dei pensionati più bassa. In netto contrasto, nel Mezzogiorno solo il 5,3% dei pensionati continua a svolgere un’attività lavorativa dopo aver iniziato a percepire la pensione. Questa disparità territoriale riflette le più ampie differenze economiche e occupazionali tra le diverse aree del Paese.
Il divario di genere: una questione irrisolta nel lavoro post-pensione
Il lavoro post-pensione risulta più diffuso tra gli uomini (14,8%) rispetto alle donne (6%). Ma il dato grave riguarda l’accesso alla pensione: solo il 68,3% delle donne tra i 65 e i 74 anni percepisce un trattamento pensionistico, contro l’87,7% degli uomini. La situazione è più critica se si considera che il 26,8% delle donne non lavora e non beneficia di alcuna pensione, percentuale quasi cinque volte superiore a quella degli uomini (5,7%). Un simile squilibrio si riscontra anche nella fascia d’età 50-64 anni, dove risulta senza occupazione e senza pensione il 40,5% delle donne contro il 15,4% degli uomini. Questi dati riflettono le problematiche del sistema lavorativo italiano: le donne hanno tassi di occupazione più bassi, carriere lavorative più brevi e discontinue, con una quota non trascurabile di coloro che non hanno mai avuto accesso al mercato del lavoro.
L’età del pensionamento e le modalità di lavoro
L’età media di pensionamento in Italia si attesta a 61,4 anni, sostanzialmente in linea con la media europea (61,3 anni). Interessante notare come le donne vadano in pensione mediamente più tardi (61,9 anni) rispetto agli uomini (60,9 anni), nonostante le maggiori difficoltà occupazionali. Per quanto riguarda le modalità di lavoro post-pensione, emerge una netta preferenza per il part-time: il 37,7% dei pensionati occupati lavora a tempo parziale, contro il 17% del totale degli occupati. Questa scelta riflette probabilmente il desiderio di conciliare il godimento della pensione con un’attività lavorativa meno impegnativa.
L’Italia nel contesto europeo
In Europa l’Italia si distingue per una percentuale di pensionati tra i 50 e i 74 anni (32,1%) tra le più basse. Superiore solo a quelle di Spagna (24,3%), Danimarca (25,5%) e Grecia (31,7%), si discosta di oltre 8 punti percentuali dalla media UE27 (40,5%). Allo stesso tempo, la quota di persone che non lavorano e non beneficiano di alcuna pensione (24,4%) è tra le più alte in Europa, inferiore solo a quelle di Spagna (29,8%) e Grecia (25,1%). Con uno scostamento dalla media dei Paesi UE di 8,1 punti percentuali. Particolarmente evidente il divario nella componente femminile: in Italia solo il 28% delle donne percepisce una pensione, contro una media europea del 40,7%, mentre per gli uomini i valori sono rispettivamente 36,5% e 40,4%.
Le ragioni che alimentano il lavoro post-pensione
Le motivazioni che spingono molti pensionati a scegliere il lavoro post-pensione sono molteplici. Per alcuni si tratta di una necessità economica, per integrare pensioni non sempre adeguate al costo della vita. Per altri, invece, prevalgono aspetti legati alla realizzazione personale, al desiderio di mantenersi attivi o alla volontà di mettere a disposizione della società competenze ed esperienze acquisite in decenni di carriera. “La tendenza a prolungare l’attività lavorativa oltre l’età pensionabile rappresenta un fenomeno complesso, influenzato da fattori economici, sociali e culturali,” sottolinea l’analisi Istat, che invita a considerare questo trend come un’opportunità per ripensare il rapporto tra età, lavoro e pensione.
Prospettive future
In un contesto di invecchiamento demografico e di pressioni crescenti sul sistema previdenziale, il fenomeno del lavoro post-pensione potrebbe assumere dimensioni ancora maggiori nei prossimi anni. La sfida per il sistema-Paese sarà quella di creare le condizioni affinché questa scelta possa essere libera e non dettata da necessità economiche, garantendo al contempo adeguate tutele a chi decide di proseguire l’attività lavorativa. L’attenzione dovrà concentrarsi sul superamento del divario di genere, una delle criticità più evidenti emerse dalla ricerca Istat. Garantire alle donne pari opportunità di accesso al lavoro e alla carriera significa anche assicurare loro una vecchiaia dignitosa e la possibilità di scegliere liberamente se continuare a lavorare dopo la pensione.
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