In Italia il lavoro giovanile è in aumento, seppure ancora instabile per gli under 35. Il divario con l’Europa soprattutto per donne e Neet
In Italia il tasso di occupazione generale è in crescita e ha raggiunto livelli record, ma per i giovani la situazione rimane critica. A evidenziarlo è un’indagine del Consiglio nazionale dei giovani che analizza non solo la quantità ma anche la qualità dell’impiego tra gli under 35. Secondo i dati, solo il 59,9% dei giovani lavora con un contratto stabile, a fronte del 73,3% nella media complessiva. Quasi uno su tre ha un impiego a termine, mentre il 6% lavora come stagionale. Questo scenario rende evidente una precarietà strutturale che condiziona l’avvio della vita adulta e l’indipendenza economica di milioni di ragazzi.
Il part-time penalizza i giovani, soprattutto le donne
Altro aspetto problematico è il ricorso al part-time, che tocca il 38,1% dei lavoratori giovani, contro il 33% tra le altre fasce d’età. Una forma contrattuale che spesso non è frutto di una scelta, ma di una necessità dettata dalle condizioni del mercato. A subire maggiormente gli effetti negativi di questo fenomeno sono le giovani donne: il 49,3% delle under 35 lavora part-time, contro il 29,7% degli uomini. Questo si traduce in minori guadagni e carriere più discontinue, con ricadute evidenti anche sul lungo periodo, come la costruzione di una pensione adeguata.
Disoccupazione giovanile ancora troppo alta
Se l’occupazione nel suo complesso cresce, il lavoro giovanile mantiene alto il livello di disoccupazione. Nel 2024, il tasso generale si è fermato al 6,6%, ma tra i 15 e i 34 anni tocca l’11,8%, e sale addirittura al 20,3% tra gli under 25. Per la fascia 25-34 anni è comunque alto, al 9,1%. Guardando ai dati Eurostat, l’Italia è terzultima in Europa per occupazione giovanile (15-29 anni), con un tasso del 34,4%, dietro Grecia e Spagna e ben lontana da Paesi come Olanda (79,8%), Danimarca e Germania.
Il nodo irrisolto dei Neet
Un’altra area di forte criticità è rappresentata dai Neet, i ragazzi che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso formativo. In Europa rappresentano l’11% dei giovani, in Italia il 15,2%. Un dato che colloca il paese all’ultimo posto tra le grandi economie dell’Unione europea. Germania e Francia registrano rispettivamente l’8,5% e il 12,5%. L’alto numero di Neet evidenzia una falla nei percorsi di transizione tra scuola e lavoro e una carenza di politiche attive davvero efficaci.
I divari territoriali e generazionali nel settore del lavoro giovanile
Il tasso di occupazione under 35 in Italia si ferma al 44,9%, ben al di sotto della media nazionale (62,2%) e ancor più distante dalle fasce 35-44 e 45-54 anni, dove si registrano i valori più alti: rispettivamente 76,4% e 77%. Le differenze generazionali si sovrappongono spesso a quelle territoriali, con il Mezzogiorno che continua a presentare le maggiori difficoltà di inserimento lavorativo per i giovani.
Quali prospettive per il futuro
Nonostante alcuni segnali positivi, il mercato del lavoro giovanile italiano continua a penalizzare le nuove generazioni. I dati del Consiglio nazionale dei giovani mostrano che la ripresa occupazionale non basta se non si accompagna a un miglioramento delle condizioni contrattuali. Per gli esperti serve una strategia che punti a un’occupazione di qualità, che favorisca l’accesso stabile al mondo del lavoro e valorizzi davvero le competenze. Solo così si potrà colmare il divario con l’Europa e garantire ai giovani italiani un futuro più solido.
TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SU SPAZIO50.ORG
© Riproduzione riservata