Al via la missione di duecento scienziati tra i ghiacci impegnati a decifrare i cambiamenti climatici e la vita ai confini del mondo
La nave rompighiaccio Laura Bassi ha lasciato Trieste, in direzione Antartide, dando il via alla 41° spedizione antartica italiana. Un’impresa che unisce il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Enea e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, coordinata dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. Nel frattempo, una prima squadra di tecnici aveva raggiunto il continente bianco via aerea con la missione di ‘risvegliare’ la base costiera Mario Zucchelli dal lungo letargo invernale. Sfidando 50° sotto lo zero e i venti gelidi. Un lavoro meticoloso, per ripristinare gli impianti e preparare l’avamposto ad accogliere centinaia di ricercatori da tutto il mondo. La prima impresa sarà costruire una pista di atterraggio sul ghiaccio marino, dalla quale dipende l’intero approvvigionamento della missione.
Gli obiettivi della missione polare
La spedizione antartica italiana tocca ambiti scientifici ampi. I ghiacci dell’Antartide, infatti, custodiscono una memoria climatica che risale a centinaia di migliaia di anni fa. I carotaggi in profondità permettono di leggere la storia del clima come in un libro, strato dopo strato. Un altro capitolo affascinante della missione riguarda lo studio della biodiversità in condizioni estreme. La ricerca di risposte su come alcuni organismi sopravvivano in un ambiente così ostile potrebbe aprire strade inaspettate in campo medico e biotecnologico. A partire dallo studio di quegli organismi che producono naturalmente antigelo biologico, o che riescono a riparare il proprio DNA in condizioni proibitive.
Le due basi: Zucchelli e Concordia
La spedizione antartica italiana si articola su due fronti operativi molto diversi. La base Mario Zucchelli, sulla costa, ospiterà circa 114 persone impegnate in quattordici progetti. Qui l’attività è concentrata nei mesi estivi, con squadre che si alternano tra lavoro sul campo e analisi di laboratorio all’interno della base. A Concordia, la stazione italo-francese situata sull’altopiano interno, a oltre tremila metri di quota, tutto è diverso. L’aria è rarefatta, le temperature più rigide e l’isolamento quasi totale. La base sorge in quello che viene definito il “deserto di ghiaccio”. Qui da febbraio a novembre, un equipaggio di soli dodici individui rimarrà completamente isolato, garantendo il funzionamento della base mentre all’esterno le temperature crollano a ottanta gradi sottozero e il sole scompare per mesi.
L’Antartide come avamposto per lo Spazio
Non è un caso che l’Agenzia Spaziale Europea scelga proprio Concordia per i suoi studi più avanzati. L’isolamento, le condizioni proibitive e lo stress psicologico di vivere in un gruppo ristretto in un ambiente ostile riproducono fedelmente le sfide che attendono gli equipaggi in futuri viaggi spaziali di lunga durata. I ricercatori monitorano costantemente i parametri fisiologici e psicologici dei winter-over, studiando come il corpo e la mente reagiscono all’isolamento estremo e all’assenza di stimoli esterni. L’Istituto polare francese Paul-Émile Victor utilizza la base come un laboratorio vivente per studiare la resistenza umana ai limiti. Chi sceglie di invernare a Concordia sa di affrontare un’esperienza che segna profondamente, un viaggio non solo nello spazio ma anche dentro se stessi.
Perché la ricerca tra i ghiacci riguarda tutti
I risultati della spedizione antartica italiana avranno ricadute concrete e immediate. I dati sul ritiro dei ghiacciai e sull’aumento delle temperature alimenteranno i modelli climatici che prevedono l’innalzamento del livello dei mari. Un fenomeno che minaccia direttamente molte aree costiere italiane e del mondo. Le scoperte in ambito biologico potrebbero portare a innovazioni mediche, da nuovi antibiotici a terapie innovative. Anche lo studio dell’atmosfera e del buco dell’ozono fornirà ulteriori informazioni per la salute globale. In un’epoca di cambiamenti climatici accelerati, comprendere l’Antartide significa comprendere il futuro e questa missione posiziona l’Italia ai massimi livelli della ricerca polare internazionale.
(foto d’apertura: base Mario Zucchelli, Antartide)
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