Uno studio dimostra come questa antica pratica nordica protegga il cuore di uomini e donne over 50
Per la scienza chi frequenta regolarmente la sauna tende ad avere meno problemi di ipertensione, un rischio inferiore di ictus e persino una protezione contro alcune malattie neurodegenerative come la demenza. Non solo: questa pratica sembra giovare anche a chi soffre di dolori muscolari cronici o mal di testa ricorrenti. Insomma, tanti benefici che hanno spinto i ricercatori a indagare sul meccanismo alla base di questi effetti. La risposta sembra risiedere nel modo in cui il sistema circolatorio reagisce al calore intenso. Quando il corpo si espone a temperature elevate, i vasi sanguigni si dilatano, le arterie diventano più elastiche, la pressione tende a scendere e il sistema nervoso autonomo – che regola le funzioni involontarie del corpo – trova un nuovo equilibrio.
Una lacuna nella ricerca
Fino a oggi, però, gli studi più solidi su questi benefici cardiovascolari avevano coinvolto principalmente uomini di mezza età. Una platea importante ma incompleta: restavano fuori dalla ricerca le donne e le persone più anziane. Inoltre, nessuno aveva davvero chiarito se contasse di più la frequenza delle sedute – quante volte alla settimana si va in sauna – oppure la durata complessiva dell’esposizione al calore. Un gruppo di ricercatori ha deciso di colmare questa lacuna con uno studio di ampio respiro. Hanno seguito per circa quindici anni un gruppo significativo di persone – 1.688 tra uomini e donne – con un’età compresa tra i 53 e i 74 anni. Durante questo periodo hanno raccolto informazioni dettagliate sulle loro abitudini legate alla sauna finlandese: quante volte ci andavano ogni settimana e per quanto tempo rimanevano esposti al calore. Hanno poi incrociato questi dati con gli eventi cardiovascolari registrati nel corso degli anni.
Quattro saune a settimana: l’abitudine che vale quanto un farmaco
Durante il periodo di osservazione si è scoperta una relazione diretta tra la frequenza delle sedute nella sauna finlandese e la protezione del muscolo cardiaco. Chi faceva sauna una sola volta alla settimana rappresentava il punto di partenza del confronto. Chi invece si concedeva questa pratica due o tre volte mostrava già un rischio di mortalità cardiovascolare ridotto del 30%. Ma il dato interessante riguarda gli appassionati più assidui: coloro che frequentavano la sauna tra le quattro e le sette volte ogni settimana vedevano il proprio rischio crollare di oltre il 70%. Un beneficio importante, paragonabile o superiore a quello di molti farmaci.
Non conta solo la frequenza
Ma c’è dell’altro. Non conta solo quante volte alla settimana si entra nella cabina calda, ma anche per quanto tempo complessivo ci si rimane. La durata totale dell’esposizione settimanale al calore si è dimostrata anch’essa un fattore protettivo. È come se il corpo avesse bisogno di una “dose” sufficiente di calore per attivare quei meccanismi benefici di cui parlavamo: la dilatazione dei vasi, il miglioramento della funzione endoteliale, il riequilibrio del sistema nervoso. Questo aspetto è particolarmente importante perché ci dice che non basta entrare in sauna per pochi minuti. Serve una permanenza adeguata, che permetta al corpo di sperimentare davvero quello stress termico controllato da cui derivano i benefici.
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