Habitat ispirati alle gelide grotte islandesi: il futuro dell’esplorazione spaziale passa dal ghiaccio
Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard, la prima città di ghiaccio su Marte potrebbe assomigliare più ai paesaggi innevati di una favola che a cupi scenari fantascientifici. La proposta, presentata durante il convegno annuale dell’American Geophysical Union, apre nuovi scenari per la colonizzazione del pianeta rosso. Gli scienziati hanno, infatti, dimostrato che il ghiaccio presente in abbondanza sul pianeta potrebbe diventare il materiale ideale per realizzare città di ghiaccio dove gli astronauti potrebbero vivere, lavorare e coltivare piante. Una soluzione che sfrutta le risorse locali risolvendo molti dei problemi legati alla sopravvivenza umana in un ambiente tanto ostile.
Perchè una città di ghiaccio su Marte
Per costruire su Marte gli scienziati hanno due materiali a disposizione: la regolite e il ghiaccio. La prima è lo strato polveroso che ricopre la superficie, composto da polvere finissima e minuscoli frammenti di roccia. Ma, spiegano i ricercatori, bisognerebbe setacciare quantità enormi di questa polvere per estrarre elementi utili come silicio e ossigeno che andrebbero poi riscaldati a temperature elevatissime per ottenere materiali simili al vetro. Il ghiaccio rappresenta invece un’alternativa più accessibile, dal momento che Marte ne possiede riserve considerevoli, sia in superficie che nel sottosuolo. L’ispirazione, tra l’altro, arriva dalle grotte di ghiaccio dell’Islanda, scavate dal calore geotermico.
Cupole abitabili a 120 gradi sottozero
L’idea degli scienziati è di creare habitat a forma di cupola, ciascuno grande circa un ettaro. All’interno, diverse camere sono destinate agli alloggi, ai laboratori e all’agricoltura. I calcoli dimostrano che basterebbero pochi metri di ghiaccio per creare un efficace isolamento termico: la temperatura passerebbe dai gelidi 120 gradi sottozero della superficie marziana a circa 20 gradi sottozero all’interno. Per renderli ancora più resistenti, i ricercatori propongono di rinforzare il ghiaccio con materiali organici come gli idrogel, che trattengono acqua aumentando la resistenza del materiale agli stress meccanici.
La luce è vita
L’aspetto più interessante di queste costruzioni marziane riguarda il rapporto con la luce solare. I modelli ipotizzati dimostrano che il ghiaccio blocca le radiazioni ultraviolette, quelle più pericolose per gli esseri umani, ma lascia passare la luce visibile e quella infrarossa. Ciò significa che all’interno delle cupole entrerebbe luce naturale e calore, elementi fondamentali sia per coltivare piante, sia per il benessere psicologico degli astronauti. Rispetto alla regolite, che creerebbe ambienti completamente bui, il ghiaccio offre quindi un vantaggio decisivo per la qualità della vita. Le città di ghiaccio offrirebbero quindi un equilibrio tra protezione e benessere.
Le sfide da superare
Il progetto non è scevro da ostacoli. Il primo riguarda l’energia: secondo i calcoli, con una fonte di alimentazione paragonabile a quella della Stazione Spaziale Internazionale, si potrebbero processare circa quindici metri quadrati di ghiaccio al giorno. Per costruire una cupola di un ettaro servirebbe quindi molto tempo e una quantità considerevole di energia da produrre in loco. Poi ci sono le tempeste di polvere marziane, famose per la loro intensità e durata. Questi fenomeni potrebbero depositare strati di polvere rossa sulle cupole trasparenti delle città di ghiaccio, oscurandole gradualmente e riducendo così i benefici termici e luminosi. Servirebbe quindi un sistema di pulizia efficiente e automatizzato, per mantenere le superfici libere. Infine, per estrarre il ghiaccio dal terreno marziano servirebbero comunque sistemi di perforazione e attrezzature pesanti, da portare necessariamente dalla Terra nelle prime missioni.
La colonizzazione di Marte è sempre più vicina
Nonostante le difficoltà, il lavoro di Harvard è un passo in avanti verso la pianificazione di una presenza umana stabile su Marte. L’idea di utilizzare risorse locali invece di trasportare tutto dalla Terra è fondamentale per rendere sostenibili le future colonie marziane. Il ghiaccio, oltre a fornire materiale da costruzione, potrebbe essere scisso per ottenere ossigeno respirabile e idrogeno per il carburante dei razzi. La ricerca dimostra che soluzioni apparentemente semplici, ispirate dalla natura terrestre, potrebbero rivelarsi le più efficaci. Adattare questo concetto a Marte richiede ingegneria avanzata e investimenti considerevoli, ma per gli scienziati il progetto è tecnicamente realizzabile con le conoscenze attuali.
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